Dopo la breve fase del Governo provvisorio del 1859, con il plebiscito dell’11-12 marzo 1860 si sancisce l’annessione della Toscana al Regno di Sardegna e quindi l’anno successivo al Regno d’Italia. In questa fase di grandi rivolgimenti politici e istituzionali, la Scuola Normale Superiore con sede in Piazza dei Cavalieri continua a svolgere le sue funzioni didattiche e di ricerca. Tuttavia, proprio con la nascita dello stato unitario, prendono avvio i primi dibattiti in sede istituzionale sulla sua permanenza o sulla estinzione. Se da un lato, infatti, il disegno di legge del ministro dell’Istruzione Francesco De Sanctis proponeva l’estensione del modello delle scuole normali collegiali per l’insegnamento secondario su tutto il territorio nazionale, dall’alto diverse voci (anche interne alla Scuola, si veda Pasquale Villari) richiedevano o una radicale riforma dell’istituto o la sua chiusura. L’Unità concorre anche alla laicizzazione dell’istituzione: sebbene permanesse qualche traccia nei nuovi statuti, vige ora «la più totale assenza di qualsiasi esercizio religioso e confessionale» (così Tina Tomasi). Ciò consente una significativa estensione del serbatoio studentesco e del corpo docente: cominciano ad accedere anche studenti e professori ebrei e, a partire dal 1889, studentesse. Tra gli anni sessanta e settanta dell’Ottocento si espande il patrimonio librario della biblioteca.
La Piazza, in questa fase di grandi rivolgimenti, assume funzioni diverse nonché una mutata fisionomia, animando al contempo un vivace dibattito pubblico, non solo a livello locale, sulle priorità della sua tutela, tra orgogli comunali neogotici e rivendicazioni nazionali neo-cinquecentesche. Tali modifiche, funzionali ed estetiche, interessarono quasi tutti gli edifici che la compongono. A seguito delle nuove esigenze amministrative del neonato Stato unitario, dal 1865 il Palazzo dei Dodici fu destinato a sede del Consiglio e della Deputazione Provinciale. La chiesa conventuale trovò proprio in questa fase, dopo secoli di incertezze, la sua fisionomia definitiva: con la campagna di lavori al suo interno, nel biennio 1867-1868, e poi con quella successiva del 1933-1935, che interessò in particolare il rivestimento delle due ali laterali. Il Palazzo dell’Orologio, a cui veniva in questo momento riconosciuto un interesse solo ‘locale’ nell’Elenco degli edifizi monumentali del Comune di Pisa (1896-1902), conobbe diversi passaggi di proprietà, fino a essere acquistato nel 1919 dal conte Alberto della Gherardesca che apportò diverse modifiche agli interni così come agli esterni della struttura in accordo ad un gusto vagamente neo-medievale, in preparazione del centenario dantesco del 1921. Il Collegio Puteano, chiuso per insufficienza di entrate nel 1925, venne riaperto cinque anni dopo a seguito di lavori di ampliamento e di recupero, ora associato alla Scuola Normale. Con Giovanni Gentile il Palazzo della Carovana attraversò infine una fase di intensi lavori: vide ampliata la sua superficie, con il nuovo corpo che circonda l’edificio alle spalle di Piazza dei Cavalieri; furono inoltre ripristinati alcuni elementi medievali come le vestigia della torre situata all’angolo di Via dei Consoli del Mare e della casa-torre nella parte nord del palazzo.
Negli anni dell’Unità l’area divenne anche un importante snodo della viabilità cittadina: solcata dai binari della rete tramviaria e continuamente attraversata dalle vetture del trasporto pubblico, fu anche oggetto di una nuova illuminazione, pur restando un punto di ritrovo per i cittadini che usavano approvvigionarsi all’acqua della fontana (come documentano diverse fotografie databili tra tardo Ottocento e metà Novecento).
Anche la sua vita sociale subì significative evoluzioni negli anni: se durante le ultime fasi del periodo risorgimentale fino al primo dopoguerra la rigida disciplina cui era sottoposta la comunità della Scuola Normale la pose ai margini dell’esperienza cittadina, con la salita al potere del fascismo e in particolare con la promozione a centro di cultura nazionale avanzata da Gentile, Piazza dei Cavalieri divenne sede privilegiata di manifestazioni propagandistiche e di partito. Con la liberazione di Pisa, la piazza e il Palazzo della Carovana vennero occupati, dal settembre 1944 al settembre 1945, dalle truppe anglo-americane e la comunità della Scuola spostata provvisoriamente negli ambienti del Collegio Puteano.
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