Giovanni Stefano Maruscelli

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Giovanni Stefano Maruscelli

Nato a Spoleto nel 1582, Giovanni Stefano Maruscelli si stabilì giovanissimo a Pisa, dove frequentò la bottega di Andrea Boscolo, pittore fiorentino di stanza in città sul finire del Cinquecento. La prima attestazione come garzone di Boscolo risale al 1598, quando Giovanni Stefano aveva all’incirca sedici anni. Per i successivi dieci, fino alla prima commissione pubblica pisana, non ci sono altre tracce del giovane pittore: per questo motivo è stato ipotizzato che egli abbia seguito il maestro nelle Marche, collaborando ad alcune sue opere.

Il coinvolgimento di Maruscelli nella decorazione del Palazzo dell’Orologio (1608-1609) al posto di Filippo Paladini e, per un breve periodo, al fianco del figlio di lui Lorenzo, è stato connesso a una possibile intermediazione del pittore Francesco Catani, già attivo per l’Ordine di Santo Stefano, che potrebbe aver raccomandato l’artista a Ridolfo Sirigatti e Vincenzo Cantagallina, conservatori dei beni dell’Ordine.

A partire dalla metà degli anni dieci Maruscelli fu attivo per l’Opera del Duomo: nel 1615 venne incaricato di intervenire su due dipinti di Aurelio Lomi, la Moltiplicazione dei pani e dei pesci e il Mosè fa scaturire le acque, eseguiti solo sei anni prima ma già in pessimo stato di conservazione. Non fu l’unico intervento di Maruscelli in questo campo: si registrano diversi ‘restauri’ e interventi di modifica e completamento di opere altrui nel corso della sua carriera, per il Duomo e non solo. Per esempio, nel 1648 aggiungerà la figura del bambino alla tela con Sant’Antonio di Ventura Salimbeni nella chiesa di San Francesco, mentre – sempre nella tarda maturità – eseguirà le due tele con Maria, Giovanni Evangelista e le due con Putti che circondano una croce duecentesca nella chiesa di San Matteo: un’attività che si iscrive nel più ampio campo dell’ammodernamento di opere antiche e medievali, tipico dell’età barocca.

Nel 1617 gli venne commissionata la tela con Il convito di Abramo per la tribuna del Duomo (che consegnò solo nel 1625), entrando così nel novero dei pittori selezionati per quest’impresa corale. Inizialmente gli era stata allogata la tela con Elia cibato dalla vedova di Sarepta, soggetto poi variato in Elia svegliato dall’angelo ed eseguito da Rutilio Manetti. Nel 1621, a testimonianza della sua copiosa attività di scenografo, curò il catafalco funebre per le celebrazioni in occasione della morte di Cosimo II de’ Medici, svoltesi sia in Duomo che in Santo Stefano dei Cavalieri.

A partire dagli anni venti fu attivo per la famiglia Lanfreducci: Alessandro gli commissionò il soffitto con stemmi di famiglia per il palazzo sul Lungarno detto ‘alla Giornata’, mentre nel 1628 fu incaricato da Francesco di disegnare la Fontana della Leonessa (perduta) per il giardino sul retro, forse la stessa che, da altri documenti, risulta materialmente eseguita quello stesso anno – su suo disegno – da Battista Cartoni e Nicolò Macherini. Prima di questa data Maruscelli aveva realizzato la Madonna con il Bambino e santi, oggi in San Salvatore a Uliveto Terme, ma proveniente dall’oratorio di San Domenico a Noce (Vicopisano), di cui i Lanfreducci, che possedevano una villa nelle vicinanze, avevano il patronato. Nel 1626 Alessandro Lanfreducci venne nominato provveditore dell’Ufficio dei Fiumi e dei Fossi di Pisa e chiamò Maruscelli come assistente dell’ingegnere Gabriello Ughi. Dieci anni dopo lo stesso Maruscelli divenne ingegnere dell’Ufficio, un incarico che detenne fino alla morte nel 1653.

La produzione di pale d’altare del pittore – quasi tutta a Pisa o nel suo contado – deve ancora essere sistematizzata, considerate le numerose attribuzioni discusse e le cronologie incerte. Tra le opere ricondotte alla sua mano si possono ricordare: la Crocifissione con Dio Padre, la Vergine, i santi Pietro e Verano, in San Pietro in Belvedere nei pressi di Capannoli (datata agli anni dieci); il Martirio di san Bartolomeo in San Bartolomeo a Capannoli (ante 1620, secondo alcuni studiosi); L’Ascensione di Cristo per Santo Spirito a Pistoia, oggi in San Leone (1622-1629); la tavola d’altare con i Santi Andrea, Caterina e la Madonna per la pieve di Sant’Alessandro a Vecchiano, commissionata dalla famiglia Gaddera presumibilmente nel corso del terzo decennio; la tela con i Misteri del Rosario per Santa Caterina a Pisa (perduta, eseguita prima del 1633); la pala con la Santissima Concezione e santi conservata nella chiesa dei Santi Jacopo e Barbara a Seravezza, ma proveniente dal Duomo di San Martino di Pietrasanta – che gli fu commissionata nel 1622, forse su segnalazione di Alessandro Lanfreducci, ma venne consegnata solo nel 1649 –; il San Carlo Borromeo con episodi della vita del santo nella chiesa di San Torpè (post 1631); la Santa Lucia oggi nel Duomo di Barga, di cronologia incerta; L’Assunzione della Vergine nella chiesa pisana di San Nicola, parimenti di incerta datazione; al 1650 può collocarsi invece La Trinità appare a san Gaetano da Thiene, in San Giovanni a Livorno.

Per quanto riguarda i dipinti per il collezionismo privato, nell’inventario della collezione Della Seta, nel loro palazzo pisano di Via Santa Cecilia, erano registrati una Cena in Emmaus e una Maddalena di Maruscelli. È certo anche che nel 1624 il maggiordomo e cameriere del granduca a Pisa, Camillo Campiglia, pagò il pittore per una tavola destinata alla sua residenza di Campiglia Marittima. Inoltre, due teste non rintracciate, una maschile e una femminile, erano in casa Berzighelli a Pisa. È infine necessario citare il suo Autoritratto in veste di pittore e architetto conservato agli Uffizi.

In qualità di ingegnere dell’Ufficio dei Fossi nel 1641 Maruscelli si occupò dei restauri di Santa Maria della Spina e nel 1647 progettò il Santuario della Santissima Concezione di Madonna dell’Acqua in Via Pietrasantina, fuori Pisa, commissionato quale riconoscente tributo a un’immagine in terracotta della Madonna a cui si attribuì la cessazione di violente piogge. Lo stesso anno l’artista, ormai anziano, convolò a nozze con Olimpia di Giovanni Cioli. Dopo la morte, avvenuta nel 1653, venne aperto il suo testamento, corredato di un dettagliato inventario dei beni.

Nel corso della sua carriera aprì un’accademia privata nel suo studio a Via dei Mercanti, destinata ai suoi allievi e ai membri della nobiltà che volessero provarsi in campo figurativo.

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
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