Età contemporanea

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Età contemporanea

A seguire le partizioni della storiografia tradizionale, l’epoca che prende avvio dal 1789 è segnata da una vorticosa instabilità. L’età contemporanea si apre infatti nel segno nelle campagne napoleoniche in Italia, che mettono fine alla più che bicentenaria continuità del granducato. La rottura di un ordine istituzionale collaudato, assieme a rivolgimenti politico-culturali di dimensione europea innescheranno continue crisi interne. Piazza dei Cavalieri, uno dei fulcri della vita politico-istituzionale della città di Pisa e dell’intero stato regionale, accuserà di volta in volta nella funzione dei suoi edifici, nell’impiego dello spazio pubblico, nel suo ruolo simbolico la violenza di tali drammatiche rotture.

A seguito degli accordi stipulati nel trattato Lunéville del 9 febbraio 1801, Napoleone Bonaparte trasforma la Toscana nel cosiddetto ‘regno d’Etruria’ (1801-1807), prima di incorporarla definitivamente nel territorio francese. Con la capitolazione degli eserciti ‘rivoluzionari’ e l’esilio di Napoleone all’Elba, nel settembre del 1814 l’antico sovrano Ferdinando III di Lorena si reinsedia sul trono del granducato. I quindici anni del suo esilio (1799-1814) tuttavia, non sono trascorsi senza conseguenze. La ventata laicizzante dell’amministrazione napoleonica pone fine (temporaneamente) all’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano (1809), requisendone il patrimonio immobiliare: il Palazzo della Carovana non servì più da sede centrale della Religione; il Palazzo del Buonomo fu venduto dal Demanio francese a privati, i quali a loro volta affittarono i locali a terzi, mentre il Palazzo del Consiglio dei Dodici venne trasformato dal 1808 nella sede del Procuratore imperiale del Dipartimento del Mediterraneo (che comprendeva le attuali province di Pisa e Livorno). In tale fase anche il Collegio Puteano funzionò a singhiozzo. Inoltre, di grande importanza per gli sviluppi della storia successiva, venne fondata, con decreto napoleonico del 18 ottobre 1810, la Scuola Normale Superiore.

Anche il breve periodo che va dalla cosiddetta ‘Restaurazione’ (fatta coincidere con il Congresso di Vienna: 1° novembre 1814-9 giugno 1815), in cui la Toscana tornò alla sua dimensione granducale, alla fase di ‘devoluzione’ dello stato all’interno del Regno di Sardegna, a seguito del plebiscito del marzo del 1860, non fu esente da rivolgimenti significativi. Nel 1817 l’Ordine di Santo Stefano fu ripristinato, tornando ad occupare alcuni edifici storici (come l’attuale Palazzo dei Dodici), ma non tutti: il Palazzo del Buonomo (oggi dell’Orologio) resterà in mani private, mentre nel 1846 il Palazzo della Carovana si trasformò nella nuova sede della Scuola Normale. Due anni dopo, sulla spinta di fermenti nazionali e liberali, si insediò un governo retto dai democratici Giandomenico Guerrazzi e Giuseppe Montanelli che costrinse il granduca Leopoldo II a un secondo – ma più breve – esilio a Gaeta, mentre il mondo universitario pisano (meno quello normalistico, piccolo e oppresso da una forte cappa clericale) preparava un battaglione da lanciare nello scontro di Curtatone e Montanara (29 maggio 1848).

Nell’Italia ormai unita nel segno dei Savoia, Piazza dei Cavalieri vide, dopo un ampio e non scontato dibattito in sede parlamentare e ministeriale, affermare il suo ruolo di sede di un modello istituzionale (quello della Scuola Normale) che si intendeva replicare in altre realtà municipali e che si stava imponendo come fucina dell’élite intellettuale del Paese. Se quindi la Carovana mantenne la sua funzione, le altre strutture affacciate sulla Piazza subirono continue rifunzionalizzazioni nel corso dei decenni.

Un passaggio di assoluta rilevanza è segnato dalla drammatica instaurazione in Italia del regime fascista. Se da un lato, infatti, la Scuola Normale (e quindi la sua sede in Piazza dei Cavalieri) attraversò una fase di espansione, in particolare grazie alle cure del filosofo ed ex-allievo della Scuola Giovanni Gentile (ministro della pubblica istruzione dal 1922 al 1924, dal 1928 regio commissario della Normale e poi direttore dal 1932 al 1943), dall’altra la Piazza divenne uno dei fulcri della vita municipale al tempo del totalitarismo: qui si svolsero numerose manifestazioni, celebrazioni, discorsi pubblici. Diverse foto d’epoca documentano lo splendore della facciata vasariana tristemente coperta dai vessilli del nazifascismo. Inoltre, nel 1938, a seguito della promulgazione delle infami leggi razziali, diversi studenti di origine ebraica furono costretti ad abbandonare gli studi normalistici (tra cui menti brillanti come Giorgio Fuà).

Con la liberazione e l’inizio della fase repubblicana la Scuola Normale si afferma sempre più come centro di alta formazione accademica e assieme come fucina della classe dirigente nazionale: ruolo sancito dalla presenza di ben due presidenti della Repubblica (Gronchi e Ciampi), presidenti del Consiglio, leader di Partito e diversi ministri.

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Proprietà della Fondazione Pisa/Palazzo Blu
Eventi storici – copertina – Palazzo Blu – Fondo Frassi – 031F03687-7 copia
Veduta di Piazza dei Cavalieri negli anni Sessanta. Pisa, Palazzo Blu, Fondo Frassi, inv. 031F03687-7

Negli anni Sessanta e Settanta del Novecento la piazza, uno dei centri della vita universitaria pisana, diventerà uno spazio di manifestazione delle lotte studentesche e operaie, assumendo un ruolo di primo piano sulla scena nazionale ed europea. Un ruolo che tuttora conserva, ospitando importanti manifestazioni ispirate ai principi del progressismo.

A partire dal XX secolo, proseguendo nei primi del XXI, gli edifici affacciati sulla Piazza cominciano a rientrare nelle disponibilità della Scuola Normale per acquisto o concessione: il Palazzo dell’Orologio (1968), il Collegio Puteano (1930), da ultimo il Palazzo della Canonica (2012): spazi impiegati per l’ampliamento delle collezioni librarie o ad uso foresteria.

Media gallery

Note:

Matita su carta, 219 x 282 mm. Sul foglio, in basso a penna: «Piazza dei Cavalieri»; «Torre della Fame»; «Palazzo conventuale dei Cavalieri Carovanisti di Santo Stefano. 13 9bre 1838»

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