Giovanni Fancelli detto Nanni di Stocco

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Giovanni Fancelli detto Nanni di Stocco

«Giovanni Fancegli o vero, come altri il chiamano, Giovanni di Stoccho, accademico ha fatto molte cose di marmo e di pietra che sono riuscite buone sculture». Con queste parole Giorgio Vasari sintetizza la carriera di Giovanni Fancelli, detto Nanni di Stocco, che nacque a Settignano (Firenze) intorno al primo decennio del XVI secolo.

Dopo aver esordito insieme al cugino Alessandro – detto Scherano – nella Certosa di Firenze, approdò alle fabbriche ducali nella prima metà degli anni cinquanta, lavorando a Boboli, Pratolino e nelle stalle medicee, spesso sotto la direzione o su modelli di Baccio Bandinelli, suo maestro.

La sua attività per Pisa sembra iniziare con la commissione dei due stemmi dell’Ordine di Santo Stefano per gli angoli del Palazzo della Carovana (1562-1564), su disegno e forse su modello dello stesso Vasari. Un incarico che si inserisce nella già ricca produzione di stemmi dello scultore che, a queste date, aveva già eseguito quello di Eleonora di Toledo e Cosimo I de’ Medici per la “Grotticina di Madama” nel Giardino di Boboli, e un altro (perduto) per Palazzo Conti a Firenze.

Dopo la partecipazione agli apparati celebrativi per le nozze di Francesco I de’ Medici e di Giovanna d’Austria a Firenze (1565), Fancelli venne reimpiegato nel cantiere della piazza pisana. È a lui che fu richiesto di tradurre in marmo e pietra molti dei progetti vasariani per gli interni della chiesa di Santo Stefano. Lo troviamo quindi impegnato tra il 1566 e il 1568 nelle acquasantiere in marmo bianco e in mischio di Seravezza, frutto di un processo di semplificazione del disegno del maestro aretino. Il 9 settembre 1569 firmava a Firenze un nuovo contratto per l’esecuzione dei poggioli che sostenevano l’organo e i musici (oggi sotto i due organi); mentre il 21 gennaio 1570 – nei documenti 1569, perché in stile fiorentino – firmò una convenzione con Vasari e David Fortini per eseguire a prezzo ribassato (appena 400 scudi) le quattro facciate della cella del campanile – colonne, balaustre, capitelli etc. –, sempre su disegno di Vasari. Sulla base della stima dei lavori eseguiti per conto dell’Ordine di Santo Stefano possono essergli assegnate diverse decorazioni nella zona dell’altare maggiore (oggi perdute). Nella lista di disegni eseguiti da Vasari per l’Ordine, inoltre, gli sono allogate anche «dua pilette di mischio per l’acqua santa».

Come suggerito da Francesca Funis, Fancelli doveva gestire a Firenze una vera e propria impresa di scalpellini, in grado di proporre per il campanile pisano un prezzo così stracciato – salvo poi chiederne la revisione. Dopo questa commissione sono scarse le notizie sul prosieguo della sua carriera fiorentina, fino alla morte avvenuta il 1° luglio 1586.

 

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Foto di Giandonato Tartarelli, Scuola Normale Superiore. Su gentile concessione del Demanio dello Stato
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