Il palazzo è oggi sede della Biblioteca della Scuola Normale Superiore.
L’edificio fu costruito tra il 1603 e il 1608 da Cosimo Pugliani, che forse lavorò su progetti del defunto Giorgio Vasari. Nel corpo destro fu occultata la Torre della Fame (XI-inizi XII sec.), teatro della terribile vicenda del conte Ugolino della Gherardesca, narrata nel XXXIII canto dell’Inferno di Dante. Il corpo sinistro, collegato all’altro almeno dal Quattrocento da un cavalcavia, è invece il frutto della ristrutturazione del cosiddetto Palazzo del Capitano del Popolo, risalente all’inizio del XIV secolo. Nelle intenzioni del granduca Ferdinando I de’ Medici, si trattò, come già era avvenuto sotto il padre Cosimo per il Palazzo della Carovana, di inglobare strutture medievali di diversa epoca dietro una facciata unitaria, marcata in questo caso da una decorazione ad affresco, estesa anche all’intradosso della volta tra i due corpi. Oggi di difficile lettura, questa venne condotta tra il 1607 e il 1608 per glorificare tanto il potere mediceo quanto quello dell’Ordine di Santo Stefano.
Chiamato dapprima Palazzo o Palazzotto del Buonomo, con riferimento alla sua iniziale funzione quale infermeria dei cavalieri stefaniani, prese il nome odierno nel 1696, a seguito del reimpiego – sul fronte – dell’orologio proveniente dalla chiesa di Santo Stefano. In mano all’Ordine ancora fino ai primi dell’Ottocento e impiegato abitualmente nel Settecento per offrire alloggio ai suoi membri più illustri, il palazzo ebbe quindi diversi passaggi di proprietà fino all’acquisto, all’inizio del Novecento, da parte del conte Alberto della Gherardesca, che lo fece rinnovare in chiave neogotica, mentre il soprintendente Peleo Bacci curava l’apertura della quadrifora al piano nobile (1919-1920). Con l’acquisto da parte della Scuola Normale Superiore nel 1970 venne effettuato un restauro conservativo che permise di mettere in luce alcuni significativi resti medievali della composita struttura, tra cui la Torre della Fame, oggi utilizzata dall’istituzione come spazio museale.
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