Facciata

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Facciata

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Don Giovanni de’ Medici (su progetto di), Santo Stefano dei Cavalieri, facciata, 1593-1596. Pisa, Piazza dei Cavalieri.

La facciata venne costruita su progetto di don Giovanni de’ Medici, figlio naturale del duca Cosimo I, tra il 1593 e il 1596.

Realizzata in marmo bianco di Carrara, si sviluppa su due ordini sovrapposti divisi da una cornice aggettante. Il primo ordine è caratterizzato da colonne affiancate a lesene poste su alti basamenti e sormontate da capitelli corinzi. Il secondo presenta invece singole lesene con capitelli compositi.

Le coppie di colonne e lesene del piano inferiore inquadrano ai lati specchiature in marmo nero di Portovenere, che a loro volta racchiudono lastre ottagonali in mischio rosso. Al centro è l’elegante portale sormontato da una cartella recante il motto «IN HOC SIGNO VINCES» e da un timpano triangolare spezzato dalla croce di Santo Stefano. Lungo il cornicione mediano corre l’iscrizione che ricorda l’edificazione della facciata voluta da Ferdinando I de’ Medici, terzo granduca di Toscana, e la data di completamento: «FERDINANDVS MED(iceus) FIL(ius) M(agnus) D(ux) ETR(uriae) III PARIETEM SECTO MARMORE OPERVIT AN(no) SAL(utis) CIƆ IƆ XCVI».

A mediare tra i due piani è il grosso timpano curvilineo che racchiude una ghirlanda con una protome animale, probabilmente il capricorno, simbolo astrologico caro al duca Cosimo, promotore della costruzione della chiesa.

Al movimento orizzontale indicato dalle murature si oppone l’asse centrale rientrante, che include l’area del portone e una fascia superiore in marmo nero di Portovenere, con lo stemma mediceo-stefaniano e il ristretto timpano. Quest’ultimo è sormontato dalla croce dell’Ordine di Santo Stefano e ne racchiude un’altra sul fronte, su cui è apposta una corona d’alloro sopra palme incrociate.

Le lesene del secondo piano inquadrano altre fasce in marmo nero di Portovenere, con finestre rettangolari decorate lateralmente da drappi e sormontate da scudi stefaniani. Lungo il cornicione superiore corre l’iscrizione dedicatoria a Cosimo I, che riporta l’anno in cui venne completata la struttura portante della chiesa, il 1566: «COSMUS MED(iceus) MAGN(us) DVX ETRVR(iae) I A FVNDAMENTIS EREX(it) AN(no) SAL(utis) CIƆ IƆ LXVI».

I tendaggi nelle finestre, le volute ai lati del timpano superiore e l’elaborato stemma stefaniano – qui abbinato a un cherubino e al collare dell’ordine del Toson d’oro e circondato da drappi e trofei – derivano dal linguaggio formale di Bernardo Buontalenti, presso cui don Giovanni si era formato, mentre i rivestimenti marmorei colorati potrebbero ispirarsi al primo progetto di Giorgio Vasari. Il Medici fu coadiuvato da Alessandro Pieroni, mentre le maestranze, rese note da Giovanni Santi Barca e Gaetano Ciuti e poi da Pèleo Bacci, comprendono gli scalpellini e intagliatori di Rignano Francesco di Niccolò Balsimelli, Giovanni di Gismondo Gargiolli e Domenico di Michelangelo Gargiolli.

Le ali laterali vennero aggiunte tra il 1683 e il 1688 dall’architetto Pier Francesco Silvani (sostituito alla morte – 1685 – da Giovanni Battista Foggini) per ospitarvi lo spogliatoio e i magazzini dei cavalieri. Sono state rivestite in epoca fascista, come ricorda l’iscrizione apposta: «RITE CONFIRMATIS AVSPICIIS FELICIORE AEVO HVIVS TEMPLI FACIES ALIS AVCTA A(nno) D(omini) MCM XXXIV».

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