Altre opere

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Altre opere

Oltre alle note Lapidazione di santo Stefano di Giorgio Vasari (1569-1570) e Natività di Agnolo Bronzino (1564), la chiesa dei Cavalieri ospita altri due quadri tardo-cinquecenteschi e un importante Crocifisso bronzeo.

Di particolare pregio è la Sacra Famiglia con santo Stefano papa del prolifico pittore pisano Aurelio Lomi (1556-1623 circa; fratello del più celebre Orazio, meglio noto come Gentileschi), databile intorno al 1593. Descritta come una delle migliori prove dell’artista e contenuta in una sontuosa cornice lignea coeva a racemi dorati, con due teste di putto nella parte bassa e alla sommità la croce stefaniana, la tela fu in origine realizzata su commissione di Ridolfo Sirigatti «per la Sala del Consiglio dei Cavalieri», sita al secondo piano del Palazzo della Carovana e coincidente con l’attuale Sala Gran Priore, nel Quartiere della Direzione. Intorno al 1689, quando furono ultimati i lavori nella Cappella del Santo Sepolcro, progettata da Pier Francesco Silvani nei pressi della sagrestia, l’opera fu quindi collocata sull’altare del sacello, dove la ricordano Filippo Baldinucci (1702) e Pandolfo Titi (1751). Nel corso dell’Ottocento, durante gli interventi di risistemazione della chiesa, il dipinto fu spostato nella navata, per approdare più tardi nell’area presbiteriale, alla destra dell’altare maggiore (con spalle all’ingresso), dove oggi si trova. Lomi è stato definito a ragione ‘eclettico’ per via delle molteplici componenti stilistiche che, nel quadro, spaziano dal soffuso colorismo di Correggio ai retaggi tosco-emiliani ravvisabili nell’impostazione del gruppo centrale e nello sfondo, dove una figurina in secondo piano appare mentre scende una scala; dall’aggraziata eleganza dei modelli di Parmigianino al tono intimistico di certa produzione devozionale di area romana, come ad esempio quella di Scipione Pulzone. L’opera si inserisce bene, dunque, nel clima di ricerca intellettualistica, essenziale e priva di orpelli, che caratterizzò la rifondazione religiosa patrocinata dal duca Cosimo de’ Medici con l’istituzione dell’Ordine stefaniano: proprio un celato ritratto di quest’ultimo è stato infatti identificato dagli studi nel volto di Stefano papa, chino sulla sinistra davanti al piccolo Gesù.

La seconda tela è invece una Moltiplicazione dei pani firmata dal fiorentino Ludovico Buti (1550/1560-1611), allievo di Santi di Tito, databile tra gli anni ottanta e novanta del Cinquecento. Proveniente dallo Spedale di San Paolo dei Convalescenti a Firenze, l’opera venne sistemata nell’Ottocento all’interno della chiesa pisana, sul primo altare dell’annesso di sinistra, in sostituzione di un Seppellimento di Cristo di Lattanzio Gambara (1530 circa-1574). Ricordato dalle fonti locali e ancora da qualche viaggiatore ottocentesco, come Antoine-Claude Pasquin Valéry, quest’ultimo dipinto fu infatti rimosso dal granduca Ferdinando III d’Asburgo-Lorena nel 1822 per acquisirlo nelle proprie collezioni ed è oggi custodito a Palazzo Pitti (inv. 806). Il quadro di Buti, che manifesta una piena adesione agli stilemi compositivi e alle tipologie figurative del maestro, con un affollarsi di personaggi in primo piano a cui fanno eco numerose altre figure sullo sfondo, si articola su una lettura a spirale, che partendo dall’uomo sull’estrema sinistra, con il braccio levato in un gesto che guida lo sguardo, si assesta poi sul gruppo di astanti a destra e sale infine verso l’alto, dove Cristo è colto nell’atto di compiere il miracolo.

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Foto di Giandonato Tartarelli. Scuola Normale Superiore. Su gentile concessione del Demanio dello Stato
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Felice Palma, Crocifisso, circa 1615-1620. Pisa, Santo Stefano dei Cavalieri
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Felice Palma, Crocifisso, particolare, circa 1615-1620. Pisa, Santo Stefano dei Cavalieri
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Felice Palma, Crocifisso, particolare, circa 1615-1620. Pisa, Santo Stefano dei Cavalieri

Certamente degno di nota è anche il pregevole Crocifisso bronzeo attualmente allestito entro un’edicola marmorea nel corpo di fabbrica laterale destro (secondo altare). Di incerta provenienza, esso fu collocato in chiesa in sostituzione di un precedente esemplare ottocentesco in argento, «scolpito in Roma da Giovacchino Belli sul disegno dello scultore [Pietro] Tenerani», andato parzialmente distrutto nel 1866 a seguito della caduta di un fulmine. Questo aveva a sua volta risarcito, per volere del granduca e gran maestro Ferdinando III d’Asburgo-Lorena, il furto di un prezioso «altro crocifisso dell’istesso metallo, molto pregevole per l’arte, attribuito ad Alessandro Algardi bolognese». È stato merito di Francesco Caglioti quello di aver per primo ricondotto al nome di Felice Palma (1583-1625) il bronzo oggi in chiesa, per tradizione riferito al carrarese Pietro Tacca (1577-1640) ma spesso citato nella guidistica locale con cronologia addirittura ottocentesca. Più di recente, a seguito della possibilità di condurre un riesame ravvicinato dell’opera, Grégoire Extermann ne ha definitivamente confermato l’autografia allo scultore massese. Dopo una prima formazione veneta, Palma lavorò a lungo a Pisa (1606-1614), occupandosi anche di commissioni medicee nella chiesa di San Nicola, e non smise di intrattenere rapporti con la città nemmeno dopo il suo approdo a Firenze, dove intorno al 1615-1620 si dedicò in particolare alla produzione di Crocifissi.

Si può infine menzionare un’opera più tarda, realizzata nel 1838 dal pittore fiorentino Carlo Brighenti, con la rappresentazione dell’episodio storico di Pio IV che consegna al duca Cosimo la bolla di fondazione dell’Ordine di Santo Stefano. Destinato in origine alla Cappella del Santo Sepolcro, che già aveva accolto la Sacra famiglia di Lomi, ma poi ritenuto di soggetto inadatto a simile collocazione, dopo varie peregrinazioni negli ambienti della chiesa il quadro è ora collocato nell’area presbiteriale, sulla parete sinistra della navata (entrando). Secondo la testimonianza di Alfredo Giusiani, sull’altare seicentesco sarebbe stata quindi sistemata al suo posto una non meglio identificabile «Madonna della Mercede di proprietà della nobile famiglia Mecherini di Pisa».

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Carlo Brighenti, Pio IV che consegna al duca Cosimo la bolla di fondazione dell’Ordine di Santo Stefano, 1838. Pisa, Santo Stefano dei Cavalieri
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Carlo Brighenti, Pio IV che consegna al duca Cosimo la bolla di fondazione dell’Ordine di Santo Stefano, particolare, 1838. Pisa, Santo Stefano dei Cavalieri

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Autorizzazione Soprintendenza ABAP di Pisa, prot. n. 5203 del 25 marzo 2025
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