Il 10 dicembre 1932, alla presenza del ministro dell’Educazione Nazionale Francesco Ercole, vennero ufficialmente inaugurati i nuovi spazi del Palazzo della Carovana: si trattava del punto di arrivo di un intenso processo di rinnovamento, architettonico e istituzionale, che nel corso dei quattro anni precedenti aveva modificato profondamente il volto della Scuola Normale.
Il principale promotore degli interventi di restauro e ampliamento dell’edificio era stato Giovanni Gentile. Formatosi in Normale alla fine dell’Ottocento, il filosofo siciliano era ritornato a Pisa nel 1928 in qualità di regio commissario della Scuola, di cui sarebbe presto diventato direttore. Animato dalla volontà di rilanciare l’istituzione pisana come centro di eccellenza per la formazione di docenti e intellettuali, fin dalla prima seduta del Consiglio Direttivo a cui prese parte, il 26 novembre 1928, Gentile aveva sostenuto con forza la necessità di un ampliamento del palazzo della Scuola, in primo luogo con l’obiettivo di consentire un significativo incremento del suo corpo studentesco. Negli stessi anni, peraltro, ai nuovi spazi del Palazzo della Carovana si sarebbero aggiunti anche il Collegio Puteano di Piazza dei Cavalieri, concesso in uso dall’arcivescovo di Pisa Pietro Maffi (1858-1931), e un palazzetto sul Lungarno donato alla Normale da Domenico Timpano: strutture immediatamente destinate all’alloggio degli studenti dei nuovi collegi Giuridico e Medico.
I lavori di ampliamento dell’edificio vasariano presero avvio grazie a una convenzione edilizia firmata a Palazzo Venezia nel maggio del 1930 alla presenza di Benito Mussolini. In quella occasione venne infatti assegnato all’Università di Pisa un finanziamento di ventuno milioni di lire, di cui oltre due milioni destinati specificamente alla Normale. Non poco, su questo imponente stanziamento, aveva pesato il rapporto di stima e amicizia che univa Gentile e l’allora ministro dell’Educazione Nazionale Balbino Giuliano. A questo si aggiungeva poi la recente fondazione di un Consorzio Interprovinciale tra le città della Toscana tirrenica a sostegno dell’ateneo pisano, posto sotto il prestigioso patrocinio del livornese Costanzo Ciano.
A dirigere i lavori nel Palazzo della Carovana fu l’ingegnere Giovanni Girometti, allora a capo del Corpo Reale del Genio Civile di Pisa, le cui operazioni di restauro si concentrarono innanzitutto sul ripristino di alcune parti medievali dell’edificio. Venne messa in luce, ad esempio, l’antica struttura della torre situata all’angolo tra la facciata principale e l’odierna Via Consoli del Mare, di cui risulta ancora visibile il grande arco a sesto acuto e le soprastanti monofore. Alla base di questo venne poi aggiunta una nuova porta di accesso, realizzata secondo le ricostruzioni architettoniche della Sovrintendenza e del Genio Civile. Sulla testata opposta del palazzo furono invece scoperti tre grandi pilastri in marmo di San Giuliano, in mezzo ai quali si aprivano quattro bifore inserite all’interno di archi a tutto sesto. Anche in questo caso le parti mancanti furono puntualmente ripristinate.
Dopo la demolizione delle vecchie strutture di servizio che circondavano il cortile, Girometti poté coordinare l’edificazione ex novo di un imponente corpo architettonico, che ancora oggi costituisce la parte più ampia del palazzo. Sviluppata in altezza per cinque piani, l’aggiunta novecentesca si articola su tre lati, i quali, insieme alla struttura cinquecentesca, andavano a circondare il nuovo cortile lastricato, arricchito da un loggiato al piano terra dell’ala sud-est. L’innesto della costruzione nuova su quella cinquecentesca comportò il tamponamento della finestra che dava luce allo scalone interno, già rinnovato nell’Ottocento. Per la sua illuminazione Girometti ricavò nel 1932, sulla volta a copertura del vano-scala, un nuovo lucernario realizzato in vetri colorati, recante lo stemma mediceo-stefaniano. Anche il prospetto posteriore del corpo vasariano, gravemente deteriorato, fu ampiamente modificato per ragioni di uniformità con il resto dell’edificio: capitelli, balaustre e cornicioni originali furono rimpiazzati da nuovi pezzi modellati in travertino. La scala originaria, ancora riconoscibile in alcune fotografie di inizio Novecento, fu sostituita da un nuovo scalone angolare.
La stessa organizzazione interna della struttura vasariana fu profondamente ripensata. Il triplice loggiato del prospetto posteriore, affacciato sul cortile retrostante e chiuso con vetrate già alla fine del Settecento, fu definitivamente eliminato per far posto a nuovi ambienti. Così, anche il sistema architettonico cinquecentesco dei cosiddetti ‘quartieri’ fu sostituito da più funzionali corridoi, di collegamento tra gli studi dei docenti: corridoi la cui struttura venne subito echeggiata nelle nuove ali novecentesche, ospitanti aule didattiche e stanze degli allievi. Durante il restauro delle sale principali, in particolare la Sala Azzurra e la Sala degli Stemmi, furono infine rinvenuti alle pareti numerosi brani di decorazioni pittoriche, di epoca medievale/primo rinascimentale. Attenzione venne anche rivolta al rinnovo interno degli arredi in tutto l’edificio: tra i tanti ambienti, le sale della direzione – che anticamente componevano il quartiere del Gran Priore – furono interamente riarredate e ridecorate con stampe settecentesche donate alla Scuola dalla Regia Calcografia.
Infine, sulla facciata principale del Palazzo della Carovana, rivolta su Piazza dei Cavalieri, furono inseriti uno stemma in pietra con la croce sabauda e uno con il fascio littorio (oggi non più presenti), disegnati dall’architetto veronese Ettore Fagiuoli sulla falsariga di quelli cinquecenteschi con l’arme di Santo Stefano collocati sulle cantonate laterali e dello stemma mediceo-stefaniano retto al centro della facciata dalle allegorie della Religione e della Giustizia. Lo stemma sabaudo e littorio furono collocati, nel 1932, anche sul retro del nuovo corpo architettonico, oltre che ai lati del monumentale portale bugnato, progettato anch’esso da Fagiuoli, che era stato aperto sul lato sud-est dell’edificio per consentire l’accesso diretto al cortile interno.
Al termine dei lavori, nell’autunno del 1932, il Palazzo della Carovana poteva contare su più di cento camere per l’alloggio degli allievi, a cui si aggiungevano ampi spazi destinati alla biblioteca, alle aule di lezione, alla mensa e alla vita collegiale: tutto il necessario per adeguare l’edificio alle esigenze della Scuola. Contestualmente, grazie al nuovo Statuto approvato per Regio Decreto nel luglio del 1932, la Normale era diventata ufficialmente un «istituto di istruzione superiore» ben distinto dall’Università di Pisa, dotato ormai di «personalità giuridica e autonomia amministrativa, didattica e disciplinare».
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