Il calco in resina, collocato al primo piano del Palazzo della Carovana, sul lato sinistro del corridoio che ospita gli studi dei docenti della Classe di Lettere e Filosofia, riproduce un’iscrizione in greco rinvenuta a Segesta intorno al 1810 e oggi conservata nella Biblioteca comunale di Calatafimi. L’iscrizione (in tutto 6 linee) era incisa su un blocco modellato a forma di tabella ansata, forma ancora in parte riconoscibile nel carattere tondeggiante del lato sinistro della superficie iscritta. L’iscrizione in oggetto, come altre da Segesta che presentano la stessa forma (vedi ad es. ISegesta G10 e G11), attesta il completamento di alcuni lavori pubblici di natura architettonica ad opera di magistrati locali. Poste in prossimità degli spazi in cui era avvenuto l’intervento, queste brevi iscrizioni avevano una funzione onorifica nei confronti del magistrato coinvolto e veicolavano un senso di unità e di traguardo collettivo.
L’iscrizione in questione si preserva per buona parte, ad eccezione dell’ultima linea, e segue uno schema tripartito molto semplice: per prima viene la data di completamento dei lavori, poi segue il nome del magistrato incaricato dei lavori, e infine vengono dettagliati i lavori stessi.
[ἐ]π̣ὶ ἱε[ρ]οθυ[τ]α Δ̣[ι]ον̣υσι̣[ου] Σωπάτ[ρου]
[ἱ]ε̣ρομναμονέοντος
[Ἀ]ρτεμιδώρου Δόσσιος Γραδαναίου
τὸ δίπυλον, οἱ ἀνδρεῶνες,
5 ἁ προέδρα ἐστεγάσθεν ἐθυ[ρ․․]-
– – – Σ̣ΔΙΣ – – –
«Quando era hierothytas Dionysios figlio di Sopatros, mentre era ieromnemone di Artemidoros figlio di Dossis, Gradanaios, il dipylon, gli andreone, la proedra furono dotati di tetto e di porte —»
La data viene espressa, come tipico nel mondo antico, tramite il nome (in questo caso Dionysios) del magistrato eponimo, che a Segesta era lo hierothytas, letteralmente il sacerdote preposto al sacrificio. A occuparsi materialmente dei lavori fu però Artemidoros: il suo nome, che occupa da solo l’intera linea 3, è il focus dell’iscrizione. L’intervento avvenne durante il suo incarico di ieromnemone, una magistratura che a Segesta aveva un campo d’intervento specifico nell’edificazione pubblica, come prova G11, un’iscrizione in cui a un altro ieromnemone, probabilmente il figlio di Artemidoros stesso, fu affidata la curatela dei lavori di un andreon e della proedra.
Per quanto riguarda i lavori pubblici, si trattò del completamento di una serie di edifici: l’aggiunta di tegole e di porte rappresentava infatti l’ultima fase dell’edificazione. Gli edifici coinvolti erano un dipylon, cioè probabilmente una doppia porta monumentale, degli andreones, cioè ampi vani a uso pubblico dalla funzione non meglio precisabile in questo contesto, e infine di una proedra, probabilmente un vano coperto, dotato di sedili. È possibile che, nonostante l’iscrizione sia stata trovata nell’area del teatro, questi interventi architettonici siano da riferirsi piuttosto all’area dell’agorà monumentale, che sul lato ovest era dotata di una doppia porta. L’iscrizione si data, su base paleografica, al III-II sec. a.C.: è possibile quindi che i lavori menzionati siano da collegarsi con la grande risistemazione medio-ellenistica dell’area intorno all’agorà.
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