ISegesta G10

Palazzo della Carovana – Interno – Corridoio – Calchi – DSC_0782 – Tartarelli

Xenarchos e i lavori pubblici dell’agorà

ISegesta G10

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Palazzo Carovana – Calchi – ISegesta G10 – Tartarelli
Calco in resina dell'iscrizione attestante il completamento dei lavori pubblici dell’agorà (ISegesta G10). Pisa, Palazzo della Carovana, corridoio del primo piano (lato Piazza dei Cavalieri)

Il calco in resina, collocato al primo piano del Palazzo della Carovana, sul lato sinistro del corridoio che ospita gli studi dei docenti della Classe di Lettere e Filosofia, riproduce un’iscrizione in greco in due frammenti, rinvenuti a Segesta in momenti diversi. Il frammento (a), più grande e a destra, è noto fin dal ’600, quando il Gualtherus lo localizzava nella casa di G. Salati a Calatafimi. Come anche il calco mette in luce, la sua superficie è fortemente usurata ed è stato praticato un foro circolare al centro. Questo significa che, in età tardo-antica o post antica, questo frammento fu reimpiegato come soglia di porta: l’abrasione è dovuta al continuo calpestio, mentre il foro circolare serviva da alloggiamento per lo stipite. Al contrario, il frammento (b), più piccolo e a sinistra, è stato rinvenuto nei primi anni 2000 nel corso degli scavi del portico nord dell’agorà. Anche in questo caso il frammento era reimpiegato, ma all’interno di un muro medievale: ciò giustifica il suo ottimo stato di conservazione e di levigatezza, soprattutto rispetto al frammento (a). Il frammento (b) inoltre testimonia che l’iscrizione era incisa su un blocco modellato a forma di tabella ansata: infatti il lato non solo è tondeggiante, ma preserva al culmine della curvatura l’attacco dell’ansa, andata rotta nel tempo. Infine, il frammento (b) ha permesso di confermare e in alcune linee correggere quanto si poteva già leggere nel frammento (a). Oggi il frammento (a) è conservato nella Biblioteca comunale di Calatafimi, mentre il frammento (b) nei magazzini del Parco Archeologico. Il calco, quindi, accosta i due frammenti permettendo di avere un’idea inedita di come doveva apparire l’iscrizione in origine, senza occultare le diverse traiettorie seguite dai due frammenti nella storia del loro rispettivo reimpiego.

L’iscrizione (6 linee), come altre da Segesta che presentano la stessa forma (vedi G11, G12 e G13), attesta il completamento di alcuni lavori pubblici di natura architettonica ad opera di magistrati locali. Queste iscrizioni avevano innanzi tutto una funzione onorifica: il magistrato coinvolto vedeva in questo modo certificate la sua dedizione e la sua onestà nel conseguire il benessere cittadino. Proprio per via di questa funzione onorifica si tratta in genere di iscrizioni sintetiche, poste in prossimità degli spazi in cui il magistrato era intervenuto. Queste iscrizioni veicolavano inoltre un senso di unità e di traguardo collettivo: il buon funzionamento delle istituzioni comunitarie veniva materializzandosi nel completamento delle opere architettoniche, e questo era motivo sia di orgoglio di fronte ai forestieri, sia di sprone di fronte ai concittadini.

L’iscrizione segue uno schema tripartito molto semplice: per prima viene la data di completamento dei lavori, segue il nome del magistrato incaricato dei lavori e infine sono dettagliati i lavori stessi.

   ἱεροθυτέοντος Φάωνος

 Νύ[μ]φωνος Σωπολιανοῦ,

ἀγορα̣νομέοντος Ξενάρχου

   Ἀπολλοδώρου καὶ τὰν ἐπιμέλειαν

5               ποι<η>σαμένου τῶν ἔργων

     ἁ ἀ̣[γ]ο[ρ] κατεσκευάσθη.

«Quando era hierothytas Phaon, figlio di Nymphon, Sopolianos, mentre era agoranomo Xenarchos, figlio di Apollodoros e avendo completato la cura dei lavori pubblici, l’agorà è stata sistemata/edificata».

La data viene espressa, come tipico nel mondo antico, tramite il nome (in questo caso Phaon) del magistrato eponimo, cioè della persona che ricopriva per un anno la carica più importante nel sistema istituzionale locale. Spesso tale carica era strettamente connessa all’amministrazione della vita religiosa cittadina, e quindi non era raro che le magistrature eponime fossero tutt’uno con cariche sacerdotali di particolare rilievo. Nel caso di Segesta, il magistrato eponimo è lo hierothytas, letteralmente il sacerdote preposto al sacrificio.

A occuparsi materialmente dei lavori fu però Xenarchos, durante il suo incarico di agoranomo. L’agoranomo, nel mondo greco-romano, era il magistrato che, da solo o collegialmente, si occupava di disciplinare il mercato cittadino. Questo incarico gli dava ampie responsabilità, come il controllo delle merci, l’organizzazione di feste o agoni e, è il caso di quest’iscrizione, la gestione di lavori pubblici inerenti al mercato. Infatti l’attività di Xenarchos qui celebrata è quella relativa alla costruzione o risistemazione dell’agorà di Segesta. Il verbo κατασκευάζω è troppo generico per poter meglio determinare in cosa consistettero questi lavori; la paleografia del testo è molto simile a quella di G12, e suggerisce una cronologia tra il III e il II sec. a.C., forse proprio in congiunzione con la grande monumentalizzazione dell’agorà del II sec. a.C.

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