Stemmi angolari

Stemmi angolari – testata – Muzzi – SNS_051

Stemmi angolari

Note:

Sul cartiglio l’iscrizione: «COS. MED. FLO. ET SEN. DUX II / SACRA D. STEPH. MILITIA CRISTIANAE PIETATIS ET BELLICAE / VIRTVTIS DOMICIVLIVM FVNDAVIT / ANNO MDLXI».

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Stemmi angolari – Copertina e immagine 1 – Tartarelli SNS – DSC_8335
Giovanni Fancelli detto Nanni di Stocco (su disegno di Giorgio Vasari), Stemma dei Cavalieri di Santo Stefano, 1562-1564(?). Pisa, Palazzo della Carovana
Note:

Sul cartiglio l’iscrizione: «COS. MED. FLO. ET SEN. DUX II / SACRA D. STEPH. MILITIA CRISTIANAE PIETATIS ET BELLICAE / VIRTVTIS DOMICIVLIVM FVNDAVIT / ANNO MDLXI».

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Foto di Andrea Freccioni. ©️ Scuola Normale Superiore
Stemmi angolari – immagine 2 – Freccioni SNS – DJI_0537
Giovanni Fancelli detto Nanni di Stocco (su disegno di Giorgio Vasari), Stemma dei Cavalieri di Santo Stefano, 1562-1564(?). Pisa, Palazzo della Carovana

I due stemmi angolari sulla facciata del Palazzo della Carovana rappresentano il trionfo dell’invenzione manierista nell’ambito dell’araldica.

Sotto una mensola composita si sviluppa una complessissima iconografia, che prevede lo scudo con la croce di Santo Stefano apposto su uno scudo più grande, con il perimetro circondato da borchie. Il primo inserto sembra fuoriuscire dalla bocca di un mascherone posto all’interno di una cornice con eleganti volute, la cui terminazione ricorda un muso animalesco. Ai lati, sostenute da due grandi fiocchi – nello stemma di sinistra uno è mancante –, sono due teste di capricorno, segno zodiacale caro a Cosimo I de’ Medici, da cui pendono ricche ghirlande di frutti. Ogni stemma si conclude con un cartiglio recante un’iscrizione latina che ricorda la fondazione del Palazzo, destinato nel 1561 ai Cavalieri da Cosimo, allora duca di Firenze e Siena. Il testo – «COS. MED. FLO. ET SEN. DUX II / SACRA D. STEPH. MILITIA CRISTIANAE PIETATIS ET BELLICAE / VIRTVTIS DOMICIVLIVM FVNDAVIT / ANNO MDLXI» – fu concepito dal letterato fiorentino Vincenzio Borghini.

In una lettera inviata il 6 giugno 1562 da Giorgio Vasari a Giovanni Caccini, provveditore di Pisa, il pittore e architetto aretino affermava che «larme di Giovanni di Stocho, questa sera penso finilla». Giovanni di Stocho altri non era che Giovanni Fancelli, detto appunto Nanni di Stocco, con il quale il 12 giugno seguente a Firenze venne stipulato il contratto per l’esecuzione dei due stemmi. Il documento fissava le seguenti condizioni: che le opere fossero alte 3 braccia e mezzo (203 cm circa) con larghezza proporzionata; che fossero eseguite secondo un modello in terracotta; e che la croce dell’ordine fosse in marmo rosso commesso. Lo scultore doveva sostenere la spesa per cavare e trasportare il marmo e si impegnava a consegnare a Pisa, entro il mese di novembre, il lavoro ultimato – comprensivo di «una mensola o sì vero una masc[h]era che le regga [le armi]». Era esclusa invece la sola messa in opera. Il lavoro doveva soddisfare Vasari o colui che l’architetto avesse designato per valutarla, lasciando margine per eventuali modifiche. Il prezzo pattuito era di 120 scudi per stemma: i primi 50 nell’immediato, per poter acquisire i marmi, e successivamente 10 scudi al mese.

Il disegno dello stemma comparirà tra quelli elencati da Vasari in una lettera inviata all’Ordine di Santo Stefano nel 1569: «Un disegnio delle arme pur di marmo delle dua arme [sic] della Religione messe in su’ canti del Palazzo fatte poi fare a maestro Giovanni di Stocho».

Il lavoro di Fancelli dovette protrarsi ben oltre i termini stabiliti dal contratto, anche se la ricostruzione degli eventi successivi è resa complicata dalla mancata chiarezza, in parte della documentazione, circa l’utilizzo dal calendario fiorentino o pisano. Quello che è certo è che lo scultore consegnò i due stemmi separatamente e, a seguito delle lamentele relative ai tempi e agli sforzi per eseguirli, ottenne una maggiorazione di 20 scudi per ogni esemplare, per un totale di 280 scudi.  Gli stemmi furono probabilmente anche dorati – finitura di cui oggi non c’è più traccia –, poiché per almeno uno dei due marmi è conservato un pagamento al pittore Domenico Bongiunti di Pietrasanta.

Il testo della lettera inviata da Vasari a Caccini, in cui annunciava di aver quasi finito l’arme di Fancelli, ha indotto Roberto Paolo Ciardi a ipotizzare che il maestro aretino abbia eseguito personalmente il modello in terracotta, che sarebbe stato in fase di conclusione poco prima della stesura del contratto. Ancora una volta però la lettura dei documenti non può dirsi univoca: l’accordo tra Fancelli e Vasari raccomanda infatti l’esecuzione «secondo un modello fatto di terracotta», che però non necessariamente doveva essere già pronto al momento della firma, e che potrebbe benissimo essere stato modellato dallo scultore (ritardando ulteriormente la consegna definitiva del lavoro).

 

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Sul cartiglio l’iscrizione: «COS. MED. FLO. ET SEN. DUX II / SACRA D. STEPH. MILITIA CRISTIANAE PIETATIS ET BELLICAE / VIRTVTIS DOMICIVLIVM FVNDAVIT / ANNO MDLXI».

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Stemmi angolari – Copertina e immagine 1 – Tartarelli SNS – DSC_8335
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Sul cartiglio l’iscrizione: COS. MED. FLO. ET SEN. DUX II / SACRA D. STEPH. MILITIA CRISTIANAE PIETATIS ET BELLICAE / VIRTVTIS DOMICIVLIVM FVNDAVIT / ANNO MDLXI.

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Foto di Fabio Muzzi. ©️ Scuola Normale Superiore
Stemmi angolari – testata – Muzzi – SNS_051
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Sul cartiglio l’iscrizione: «COS. MED. FLO. ET SEN. DUX II / SACRA D. STEPH. MILITIA CRISTIANAE PIETATIS ET BELLICAE / VIRTVTIS DOMICIVLIVM FVNDAVIT / ANNO MDLXI».

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Foto di Andrea Freccioni. ©️ Scuola Normale Superiore
Stemmi angolari – immagine 2 – Freccioni SNS – DJI_0537
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