Il busto venne eseguito da Giovanni Battista Foggini (1652-1725) al termine della sua carriera, e rappresenta Cosimo III de’ Medici (1642-1723), di cui l’artista era stato architetto e scultore di corte.
Si tratta dell’ultimo ritratto della serie di granduchi che orna la facciata del Palazzo della Carovana e si trova alla sua estremità destra, a pendant con il Ferdinando II eseguito dallo stesso artista decenni prima, per il lato opposto. Così infatti Francesco Saverio Baldinucci ricorda la commissione: «indi a poco tempo scolpì in marmo il ritratto dello stesso gran duca Cosimo, già passato all’altra vita, per collocarsi, come seguì, nella facciata del Palazzo della Santa Religione di Santo Stefano nella città di Pisa, fra i ritratti degl’altri principi; dove è ancora quello di Ferdinando 2° fatto anch’esso dal medesimo nostro artefice in sua gioventù».
I due ritratti eseguiti da Foggini rivolgono lo sguardo all’esterno del perimetro del palazzo, interrompendo la focalizzazione dei primi quattro busti di granduchi verso il punto medio, nello spazio antistante la Carovana. A enfatizzare la logica di pendant, nonostante gli oltre quarant’anni trascorsi tra le due effigi, è anche l’evidente somiglianza tra padre e figlio. D’altronde lo scultore impostò il ritratto in modo simile al precedente – nella corazza e nel manto sovrabbondante – con sofisticate variazioni nella croce di Santo Stefano (che stavolta è sopra il mantello) e il fazzoletto al collo dotato di fiocco al posto del colletto, sempre comunque finemente lavorato con il trapano. L’impostazione del busto si iscrive nella moda fiorentina dell’epoca e trova diversi punti di confronto nella ritrattistica dipinta del granduca, per esempio nelle tele di Jan Frans van Douven, con cui condivide l’attenta descrizione dei particolari.
È stato ipotizzato che il busto di Cosimo fosse una copia di quello già realizzato da Foggini nel 1717-1718 per il duca Alexander Gordon che, a seguito di una visita a Firenze, volle omaggiare Cosimo esponendone il ritratto a Gordon Castle (oggi al Victoria and Albert Museum di Londra). Se è vero che si possono riscontrare diverse tangenze, Foggini si peritò di variare le pieghe del panno e di aggiungere il fiocco e il medaglione con la croce di Santo Stefano.
Come è stato sottolineato da Antonia Nava Cellini, di fronte alla progressiva alterazione genetica delle sembianze dei Medici Foggini in qualità di scultore di corte non cercò di porvi rimedio con un approccio idealizzante e assolutorio, ma li ritrasse in modo impietoso, senza rinunciare alla vivacità e all’immediatezza delle effigi.
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