Giorgio Vasari

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Giorgio Vasari

[1511-1574]

Giorgio Vasari (1511-1574) fu l’architetto responsabile del primo progetto di trasformazione di Piazza dei Cavalieri da area urbana medievale e comunale a spazio manierista al servizio della gloria medicea.

Nacque ad Arezzo, da un mercante di tessuti, ed ebbe una doppia formazione, letteraria e artistica. Quest’ultima dapprima nella città natia con Guillaume de Marcillat e, dal 1524, a Firenze con Andrea del Sarto e Raffaello del Brescianino.

Fu un artista poliedrico: pittore, architetto e orefice. Nonostante un periodo trascorso presso la bottega fiorentina di Baccio Bandinelli, non è stato invece mai del tutto chiarito il suo rapporto con la scultura. Frequentò eruditi del calibro di Pietro Aretino, Vincenzo Borghini, Paolo Giovio e Annibal Caro, lavorando in molte città, fra cui Arezzo, Siena, Firenze, Roma, Bologna, Venezia e Napoli.

Tra le sue opere più celebri si ricordano i cantieri decorativi della Sala dei Cento Giorni nel Palazzo della Cancelleria a Roma (1546), di Palazzo Vecchio a Firenze (1559-1571), della Torre Pia e della Sala Regia nel Palazzo Apostolico Vaticano (1570-1572).

Durante i suoi viaggi ebbe modo di raccogliere le informazioni necessarie per la stesura de Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori, e architettori, pubblicate a Firenze la prima volta nel 1550 (la Torrentiniana) e in una seconda edizione riveduta e ampliata nel 1568 (la Giuntina). Si tratta del primo ‘manuale’ di storia dell’arte italiana, composto da biografie di artisti raggruppate in tre età progressive.

È possibile ricostruire il rapporto di Vasari con Pisa tramite le Ricordanze, la corrispondenza dell’artista e l’autobiografia contenuta nella seconda edizione delle Vite, in forma di Descrizione delle sue opere. Prima della commissione di Piazza dei Cavalieri, la città occupò un posto abbastanza marginale nelle vicende dell’aretino: vi si rifugiò nell’inverno del 1529 per sfuggire all’assedio di Firenze messo in atto (invano) dalle truppe dell’imperatore Carlo V. Lì – scrive Vasari – «dipinsi a fresco l’arco che è sopra la porta della Compagnia vecchia de’ Fiorentini» (un San Guglielmo d’Aquitania, oggi perduto), stringendo amicizia, tra gli altri, con il frate olivetano Miniato Pitti, che fu mediatore di alcune commissioni. Solo nel 1541 Vasari fece ritorno a Pisa, dove incontrò Domenico Beccafumi, impegnato a dipingere una pala per il Duomo. Ottenne anch’egli la commissione di un’ancona, raffigurante una Madonna e santi, che eseguì a Firenze l’anno successivo. Nel 1547 gli fu allogata invece una Deposizione, eseguita sempre a Firenze. Entrambe le opere furono purtroppo distrutte dalle fiamme che divamparono nel Duomo pisano alla fine del secolo, ma sono note da testimonianze grafiche.

La chiamata al servizio di Cosimo I de’ Medici, tanto anelata da Vasari, nel frattempo tardava ad arrivare. Divenuto signore di Firenze nel 1537, dopo l’uccisione di Alessandro de’ Medici, il duca trattò con diffidenza il protetto del suo predecessore, avendo Vasari beneficiato fin dalla gioventù della committenza di Alessandro e del fratello, il cardinale Ippolito. Solo nel 1554, quando la fama dell’aretino era ormai confortata dal successo della prima edizione de le Vite e da committenze di pregio – da parte dei Farnese, di Bindo Altoviti e di papa Giulio III –, Cosimo lo chiamò a Firenze da Roma, assegnandogli la trasformazione interna di Palazzo Vecchio in una reggia moderna (1554-1571), a cui seguirono la progettazione degli Uffizi (1559-1580) – per ospitare le principali magistrature cittadine – e molte altre commissioni.

Nel 1562, mentre ancora fervevano i lavori nelle fabbriche fiorentine, Cosimo incaricò Vasari di ristrutturare la medievale Piazza delle Sette Vie a Pisa, destinata a divenire sede del neonato Ordine cavalleresco di Santo Stefano, al cui vertice era il Medici in qualità di gran maestro. Il progetto permise all’aretino di confrontarsi ancora una volta con l’architettura medievale e mirò alla trasformazione radicale dell’invaso della piazza. Vasari si recò spesso a Pisa, utilizzando come base logistica il corpo sinistro del Palazzo del Buonomo (oggi dell’Orologio), in cui risiedevano gli architetti e gli ingegneri al suo servizio e dove portò a termine il progetto del Palazzo della Carovana. Quando rientrava a Firenze, si avvaleva della collaborazione dell’architetto David Fortini, che di fatto dirigeva i lavori, e di Giovanni Caccini, allora provveditore di Pisa, al quale per esempio diede indicazioni per il programma iconografico dei graffiti della Carovana.

La sistemazione pensata da Vasari per l’interno della chiesa di Santo Stefano venne stravolta dalle modifiche successive, ma l’artista fece in tempo a dipingere la pala con la Lapidazione di santo Stefano, terminata nel 1571, lo stesso anno in cui papa Pio V – che nel frattempo lo impegnava in Vaticano – nominò l’artista cavaliere dello Speron d’Oro. Tre anni dopo, nel giugno del 1674, Vasari moriva a Firenze, ma venne sepolto ad Arezzo, a cui aveva continuato a essere legato per tutta la vita.

 

Media gallery

Note:

Lega di rame, fusione, 57,20 mm

Copyright:
Foto di Giandonato Tartarelli, Scuola Normale Superiore. ©️ Su concessione del Ministero della Cultura – Musei del Bargello. Con divieto di ulteriore riproduzione o duplicazione
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