Tommaso di Battista del Verrocchio

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Tommaso di Battista del Verrocchio

Pochissime sono le informazioni disponibili sul conto di Tommaso di Battista del Verrocchio, pittore esperto di grottesche e collaboratore di Giorgio Vasari, con un’attività documentata almeno dal 1564 al 1585 circa. Si tratta di una delle tante personalità minori attive al fianco del maestro aretino, che negli stessi anni dei lavori pisani si trovava impegnato – assistito, appunto, da una moltitudine di aiuti spesso senza nome – nel gravoso cantiere fiorentino di Palazzo Vecchio. A differenza di altri, tuttavia, Tommaso poté trovare proprio a Pisa la sua occasione per emergere come figura singola, essendo eletto destinatario della fiducia di Vasari per la messa in opera della monumentale facciata graffita del Palazzo della Carovana.

Il 3 novembre 1564 il suo nome compare infatti per la prima volta, insieme a quello del collega Alessandro Forzori, in una lettera vasariana scritta a Firenze e recapitata di persona a Pisa da Tommaso stesso. Il destinatario era Leonardo Marinozzi, cavaliere di Santo Stefano e referente di Vasari per i lavori avviati in quel periodo nell’edificio, destinato a divenire il fulcro della vita dei cavalieri e il luogo nevralgico della rappresentanza istituzionale dell’Ordine nell’ambito del più ampio riassetto della piazza pisana. La missiva annunciava che Forzori, trattenuto da impegni pregressi, avrebbe raggiunto Verrocchio in un secondo momento, ma comunque entro pochi giorni, per supportarlo nella messa in opera delle grottesche a graffito che avrebbero dovuto decorare – e tuttora decorano, seppur molto rimaneggiate – la facciata del fabbricato e per le quali Vasari aveva già predisposto vari disegni. Forzori probabilmente rimandò più del previsto la trasferta pisana e Tommaso coordinò quindi da solo le prime fasi del cantiere, con esiti che non piacquero a Marinozzi, rallegratosi, il 9 dicembre successivo, del finale arrivo pisano di «Alessandro d’Arezzo, il quale era necessario, perché maestro Tommaso aveva incominciato il lavoro di sorte, che è bisognato tutto rifarlo». Qualcosa nel rapporto tra i due assistenti di Vasari dovette però non funzionare, tanto che quest’ultimo, non avendo modo di seguire e monitorare gli sviluppi del cantiere in prima persona, fu addirittura costretto a chiedere a Marinozzi di accertarsi sempre per suo conto che i due lavorassero all’unisono per la buona riuscita dei graffiti, conclusi comunque con il ricorso ad altri aiuti entro il 1566. I pagamenti per i lavori nel Palazzo della Carovana documentano inoltre il coinvolgimento di Tommaso nella pittura di un primo nucleo di stemmi, in tutto cinque, con le date di vestizione dell’abito di vari personaggi creati cavalieri di Santo Stefano tra il 1561 e il 1564. Queste armi, scolpite inizialmente da Stoldo Lorenzi, furono allestite nel salone di rappresentanza al primo piano del Palazzo, l’attuale Sala Azzurra.

Citato nelle Vite vasariane tra i membri dell’Accademia fiorentina del Disegno che presero parte, nel 1565, alla preparazione degli allestimenti festivi per le nozze di Francesco I de’ Medici e Giovanna d’Austria, a Firenze Tommaso eseguì anche alcuni affreschi con grottesche e paesaggi in Palazzo Vecchio, nel cosiddetto ‘Scrittoio del terrazzo’, forse riservato a Bianca Cappello, amante e poi sposa (1578) dello stesso Francesco I.

Tra il 1582 e il 1585, periodo a cui risalgono le ultime notizie ad oggi disponibili sul conto dell’artista, è attestato, infine, il suo coinvolgimento, sempre come frescante specialista di grottesche, nei lavori di decorazione della Villa Guicciardini Corsi Salviati a Sesto Fiorentino, commissionati dal proprietario del complesso, Jacopo Corsi, e condivisi, tra gli altri, anche con Stoldo Lorenzi.

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Copyright:
Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
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