Figlio di un mercante di stoffe e nipote per linea materna del pittore Ridolfo del Ghirlandaio, di cui ereditò il nome, Ridolfo Sirigatti nacque a Firenze nel 1553, come si trae da un documento pisano del 1581, connesso alla sua richiesta, poi accolta, di entrare nell’Ordine dei Cavalieri di Santo Stefano.
La sua formazione artistica avvenne probabilmente nella bottega del nonno, che la aveva a sua volta ereditata dal padre, Domenico Ghirlandaio, e poi lasciata in gestione all’allievo prediletto, Michele Tosini (a cui sono riferite due opere oggi esposte nella Sala Stemmi del Palazzo della Carovana). Il giovane Ridolfo maturò subito una naturale propensione alla scultura, divenendo anche un eccellente conoscitore d’arte e raccogliendo negli anni una cospicua e variegata collezione, ma si applicò in questo ambito più per diletto che per vera e propria professione, non disdegnando al contempo anche l’attività mercantile di famiglia. Ben poche sono quindi, ad oggi, le sculture a lui riconducibili, tra cui si ricordano i busti marmorei del padre Niccolò (1576) e della madre Cassandra (1578), conservati al Victoria & Albert Museum di Londra.
Divenuto nel 1576 accademico fiorentino del Disegno e scelto in seguito come uno dei protagonisti del Riposo di Raffaello Borghini (1584), Sirigatti fu lungamente attivo al servizio della corte medicea, assumendo dopo l’ingresso nell’Ordine stefaniano il ruolo di conservatore dei beni del cavalierato e di referente, scomparso ormai Giorgio Vasari, per il coordinamento dei lavori pisani che ancora fervevano in Piazza dei Cavalieri.
Tra il 1588 e il 1596 i documenti lo identificano esecutore dei modelli in terracotta per i busti dei granduchi Cosimo I (1588-1590), Francesco I (1592) e Ferdinando I de’ Medici (1595-1596), disposti entro nicchie ovali a ornare la facciata del Palazzo della Carovana e scolpiti con l’aiuto di alcuni assistenti, tra cui Giovanni Battista Lorenzi e lo scalpellino Jacopo Danti. In epoca piuttosto recente è stato proposto di riconoscere in una testa di Cosimo I in terracotta, già in collezione Loeser e oggi a Palazzo Vecchio a Firenze, il modello preparatorio plasmato da Sirigatti per il busto dello stesso personaggio sul fronte della Carovana. L’accostamento ravvicinato dei due pezzi, pur tenendo conto del compromesso stato conservativo del marmo, esposto agli agenti atmosferici, non consente tuttavia di confermare tale ipotesi e lascia piuttosto propendere per un diretto collegamento della terracotta al busto bronzeo del granduca mediceo custodito presso lo Statens Museum for Kunst di Copenaghen (inv. DEP48), attribuito allo scultore Clemente Bandinelli, figlio del più noto Baccio.
Nel 1588 spettò a Ridolfo anche il coordinamento delle maestranze coinvolte nella preparazione degli allestimenti festivi in vista della solenne entrata di Ferdinando I de’ Medici a Pisa; testimonianza superstite dell’evento è il ciclo di tele a monocromo aventi per soggetto le Storie di santo Stefano papa, che si trovano allestite lungo le pareti della navata della chiesa dei Cavalieri. Sempre a Sirigatti fu affidata in principio la realizzazione della fontana che orna tuttora il centro della piazza, giudicata tuttavia inadeguata dal Consiglio dell’Ordine a causa delle dimensioni troppo piccole e rifatta probabilmente da Pietro Francavilla, che fu anche autore della statua monumentale a figura intera di Cosimo I disposta proprio alle spalle della vasca. Suo dovette infine essere il coordinamento dei lavori e forse anche l’ideazione del programma iconografico per gli affreschi – oggi in gran parte perduti – che ornavano la facciata del Palazzo dell’Orologio, realizzati tra il 1607 e il 1609. Queste pitture, articolate in riquadri con figure allegoriche, paesi e stemmi stefaniani, occupavano il prospetto principale, il voltone e i lati dell’edificio ed erano destinate a glorificare il casato dei Medici e l’Ordine dei Cavalieri. Il loro aspetto originario è documentato da un affresco di Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano, con Il gran principe Cosimo II che riceve a Pisa i vincitori della battaglia di Bona, eseguito tra il 1636 e il 1646 nel cortile loggiato della Villa medicea della Petraia, nei pressi di Firenze.
Dopo aver ricoperto ruoli istituzionali di prestigio anche a Volterra e a Borgo San Sepolcro, e condotto un’onorata carriera in seno all’amministrazione medicea, il poliedrico Ridolfo morì a Pisa nel 1608 e fu in seguito sepolto nella sua Firenze, all’interno della Basilica di Santa Croce.
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