Matematico e politico pisano, Ulisse Dini (1845-1918) inizia e conclude la sua brillante carriera accademica alla Scuola Normale Superiore, prima come allievo vincitore di concorso e infine come direttore.
La Normale ottocentesca era un’istituzione di fatto già orientata alla ricerca, ma per regolamento ancora vincolata alla formazione di docenti: l’ordinamento prevedeva un biennio di studi preparatori, uno di studi normalistici e un anno di avviamento all’insegnamento e alla ricerca. I normalisti erano tenuti a seguire sia i corsi della Regia Università di Pisa sia quelli interni con voti mai inferiori al 24 e, alla fine del percorso, a difendere in presenza del direttore e di altri docenti una dissertazione su un tema a scelta, una lezione per la scuola secondaria e una tesi di pedagogia.
All’Università Dini incontra Enrico Betti ed Eugenio Beltrami, che lo indirizzano verso la Geometria differenziale, materia in cui si laurea nel 1864. Grazie a una borsa di studio, nel 1865 si reca per un anno a Parigi, dove Joseph Bertrand presenta all’Académie de France una sua nota sulle cosiddette ‘elicoidi di Dini’. Nel 1866, appena ventunenne, ottiene all’Università di Pisa la cattedra di Geodesia teoretica, di cui diventa professore ordinario dal 1871, e in seguito tiene anche corsi di Algebra e di Analisi: insegnerà senza interruzioni a Pisa per cinquantadue anni.
Dini ha un ruolo determinante nella sistematizzazione delle diverse branche della matematica, grazie alla quale, come spiega Luigi Bianchi, «la logica, trionfando sull’intuizione, veniva ad urtare contro inveterate abitudini mentali, diventate ormai nei matematici come una seconda natura»: per queste ragioni i suoi corsi universitari di Analisi del 1870 e di Calcolo infinitesimale del 1878 sono pubblicati riscuotendo un grande successo internazionale. In particolare, in occasione del secondo, il matematico presenta la sua scoperta più celebre e che da lui prese il nome: il teorema di Dini o della funzione implicita, il quale fornisce condizioni sufficienti a garantire che un’equazione g(x,y)=0, in un intorno di un punto che la verifica, definisca un’unica funzione y=f(x) e dia informazioni sul comportamento di tale funzione.
Nel biennio 1874-1875 sostituisce alla direzione della Scuola Normale il vecchio maestro, e ormai collega, Enrico Betti: suoi compiti sono proporre gli orari e gli argomenti dei corsi, vigilare sull’andamento delle lezioni e sul comportamento degli alunni, garantire la compatibilità degli impegni in Normale e all’Università di Pisa e rappresentare la Scuola di fronte al Ministro dell’Istruzione.
Dal 1872 Dini è assessore comunale a Pisa, nel 1880 è eletto nel collegio della sua città come deputato della Destra e nel 1892 entra in Senato: si occupa dei bilanci per la scuola fino a diventare vicepresidente del Consiglio superiore della pubblica istruzione nei quadrienni 1908-1911 e 1915-1917. Nonostante la carriera politica continua a dedicarsi al mondo accademico: tra il 1888 e il 1890 è rettore dell’Università di Pisa, dal 1900 alla morte è direttore della Normale, dal 1913 fonda e dirige la Regia Scuola d’applicazione per gli ingegneri di Pisa. Inoltre, tra il 1901 e il 1907 si prodiga per il restauro dei graffiti nella facciata del Palazzo della Carovana caldeggiato dal Comune di Pisa.
La direzione Dini costituisce un periodo di transizione per la Normale: la sezione scientifica, alle origini in secondo piano, assume rilievo pari a quella umanistica; diventa sempre più evidente la vocazione accademica a cui prepara la Scuola, soprattutto considerando il disinteresse di molti suoi studenti ad attendere l’obbligo di conseguire la licenza d’insegnamento, più volte ribadito in questi anni dal consiglio direttivo; infine, vi sono i primi casi di presenze internazionali. Nel 1907 una studiosa russa, tale signorina Samsonoff, è ammessa alla Scuola come allieva aggregata senza sussidio e nel 1912 il normalien Roland Barraud ottiene il permesso di iscriversi a dei corsi in vista del concorso di abilitazione all’insegnamento francese: sulla base di questi precedenti, nel 1913 il consiglio direttivo stabilisce che tutti gli studenti di qualunque nazionalità abbiano la possibilità di partecipare al concorso per essere ammessi con una borsa di studio e che, anzi, la cittadinanza straniera diventi un criterio favorevole alla selezione in caso di pareggio con un candidato italiano.
I riconoscimenti ottenuti da Dini in vita e in morte sono innumerevoli: tra gli ultimi vi è l’erezione postuma di un monumento alla sua memoria, nella via che porta il suo nome, a pochi passi dall’istituzione che ha segnato la sua esistenza.
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