Napoleone Bonaparte, stratega militare, statista, primo imperatore dei francesi e re d’Italia, fu tra le figure più influenti della storia contemporanea europea. Oltre ad essere fautore di una vasta opera di riforme politico-amministrative nei territori compresi sotto il suo dominio, patrocinò la fondazione della Scuola Normale Superiore, un’istituzione la cui vicenda si sarebbe intrecciata stabilmente dalla metà dell’Ottocento con Piazza dei Cavalieri.
Nato ad Ajaccio nel 1769 da una famiglia appartenente alla nobiltà còrsa con origini toscane, si dedicò fin da giovane alla carriera delle armi frequentando diverse scuole militari in Francia e diventando sottotenente di artiglieria già nel 1785. Schieratosi a favore del governo giacobino si distinse durante l’assedio di Tolone – occupata dagli inglesi – nel 1793, salendo rapidamente di grado e divenendo generale di brigata. L’ascesa di Napoleone al potere trovò il suo momento cruciale nella campagna d’Italia (1796-1797), quando il Direttorio decise di affidare al giovane generale, appena ventisettenne, l’incarico di contrastare le forze austro-piemontesi stanziate nella Penisola. In breve tempo, egli conquistò gran parte dei territori settentrionali, siglando il Trattato di Campoformio (17 ottobre 1797): la pace che sancì la cessione di Venezia all’Austria e il trasferimento della Lombardia sotto il dominio francese. Questa rapida avanzata militare determinò la caduta dei regni e dei ducati legati alla corona austriaca e portò alla nascita di repubbliche filofrancesi in Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Roma e, con la proclamazione della Repubblica Partenopea, a Napoli. Grazie a una sapiente riorganizzazione delle strutture politiche, Napoleone riuscì a consolidare l’influenza francese sull’Italia, facendosi promotore degli ideali rivoluzionari e dei principi dell’illuminismo.
Dopo il colpo di stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), con cui divenne primo console di Francia, tornò nella Penisola, dove consolidò rapidamente il suo potere attraverso alcune vittorie decisive. Il 26 maggio del 1805, dopo essere stato proclamato imperatore di Francia, Bonaparte fu incornato re d’Italia nel Duomo di Milano, stabilizzando il suo dominio sui territori italiani mediante l’istituzione di stati satelliti, organizzati in forma federativa e affidati a membri della sua stessa famiglia e a collaboratori fidati. Il regno di Napoli fu assegnato al cognato Gioacchino Murat, mentre la Toscana – distinta da un destino più complesso – fu affidata alla sorella Elisa Bonaparte, per la quale venne spolverato il titolo già mediceo-lorenese di granduchessa. A Milano, infine, Eugène de Beauharnais, figlio della prima moglie di Napoleone, fu designato viceré. Durante il suo regno, il generale promosse in Italia cruciali riforme amministrative e giuridiche, che le nuove strutture governative permettevano di diffondere agilmente, assicurando un’organizzazione omogenea tra i diversi territori, sotto l’influenza francese.
Sebbene la dominazione napoleonica in Toscana ebbe breve durata (1808-1814), rapidi, profondi e destinati a lasciare un’impronta duratura nel tessuto politico e sociale furono i cambiamenti amministrativi che impose alla regione, sollecitati anche dal particolare legame della famiglia Bonaparte con Pisa e la sua provincia. Il padre di Napoleone, Carlo Maria, aveva compiuto gli studi universitari in questa città e lo stesso generale, nel corso della campagna d’Italia, si era fermato a San Miniato nel 1796 per visitare un anziano zio canonico. Ma soprattutto, il nome di Napoleone si sarebbe legato indissolubilmente al capoluogo toscano grazie al decreto imperiale del 18 ottobre 1810, con cui istituì a Pisa un nuovo pensionato accademico, intitolato Scuola Normale Superiore, ospitato nel convento di San Silvestro e funzionante dal 1813. Con la sua consolidata e secolare tradizione accademica, la città offriva un contesto ideale al nuovo progetto educativo: una delle riforme più ambiziose volute da Bonaparte nell’ambito della più ampia riorganizzazione del sistema scolastico-accademico italiano.
La fondazione della Normale rispondeva infatti alla volontà non solo di consolidare un maggiore controllo culturale e politico sulla Toscana, ma anche di costituire un istituto che preparasse insegnanti di scuola media superiore in lingua italiana – «vista la prerogativa riconosciuta ai dipartimenti toscani di poter continuare ad usare la lingua patria come idioma ufficiale» –, destinati a diffondere le nuove norme educative e civili volute dall’Impero. Il progetto si ispirava esplicitamente al modello dell’École Normale Supérieure di Parigi, riprendendone la struttura formativa e gli obiettivi ideali, sebbene il legame tra le due istituzioni non si configurasse in termini di dipendenza formale o di coordinamento diretto, ma si adattasse piuttosto al contesto politico e culturale toscano. Contraddistinta dal rigore accademico e finalizzata a promuovere l’educazione dei cittadini e delle cittadine all’osservanza delle leggi imperiali e alla fedeltà verso l’imperatore, la Normale intendeva tradurre in ambito locale le istanze riformatrici del progetto napoleonico.
Nonostante le prestigiose ambizioni, la Scuola nella sua struttura originaria ebbe vita breve. Al momento della morte di Bonaparte nell’isola di Sant’Elena (1821), il progetto educativo da lui promosso si era ormai dissolto: l’istituzione, rientrata sotto il controllo della dinastia lorenese dopo il 1814, aveva progressivamente abbandonato gli ideali di rinnovamento culturale per aderire ai principi tradizionali sanciti dalla Restaurazione.
Oro, coniazione, 42,2 mm
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