Cassiano Antonio dal Pozzo (Torino, 1588-Roma, 1657) era nipote di Carlo Antonio dal Pozzo, arcivescovo di Pisa e fondatore del Collegio Puteano. Nel 1599, a soli undici anni, fu nominato cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano, grazie a una deroga sull’età minima prevista per il cavalierato – allora di sedici anni – concessa dal granduca e gran maestro Ferdinando I de’ Medici e grazie a una commenda istituita dallo zio, volta a colmare i requisiti di nobiltà di cui il nipote era sprovvisto. La commenda beneficiava Cassiano e i suoi eredi maschi e prevedeva un’entrata di circa 2000 scudi all’anno. La vestizione di Cassiano ebbe luogo l’8 giugno 1599 a Pisa, a opera del gran priore Angelo Stufa.
Il suo blasone in pietra si trova ancora oggi nella Sala degli Stemmi, sopra la prima finestra a sinistra (per chi entra nell’ambiente). Nell’ovale incorniciato dal cartiglio accartocciato, al di sotto della sezione superiore con la croce di Santo Stefano rossa su campo argentato, si sviluppa l’arme araldica dei Dal Pozzo: un fondo oro inquartato da una croce nera, con nel primo quarto (in alto a sinistra) e nel quarto (in basso a destra) lo stemma onomastico della famiglia, un pozzo rosso sostenuto da due draghi verdi in volo con le code attorcigliate nel mezzo; nel secondo quarto (in alto a destra) e nel terzo (in basso a sinistra) un’aquila nera con le ali spiegate e il capo coronato. Il titulus della cartella sotto lo stemma riporta: «CASSIANVS PV / TEVS VERCEL / LE(N)SIS DIOG. [sic] / MDLXXXXIX». Nel testo l’abbreviazione «DIOG» è verosimilmente un errore dello scalpellino per «DIOC», da sciogliere come «DIOC(ESIS)» e da leggere come indicazione della provenienza di Cassiano dal Pozzo e della sua famiglia dalla diocesi di Vercelli. Restaurato nel 2012 come gli altri della collezione presente nel Palazzo della Carovana, il blasone puteano è stato decorato con tecnica mista e misura circa 68 centimetri di altezza, 35 di larghezza e 2,5 di spessore.
Grazie allo zio – di cui il nipote venne designato come unico erede –, Cassiano studiò legge a Pisa laureandosi a soli sedici anni, e a Firenze entrò in contatto con il granduca Ferdinando I. Nel 1606 a Torino Cassiano fu avvocato nel Senato di Piemonte. Per breve tempo, poi, svolse una carriera legale a Siena grazie a una nomina granducale – uno dei vari benefici che la famiglia Dal Pozzo ricevette dai Medici – e qui ottenne anche la cittadinanza e l’iscrizione alla nobiltà locale. Per il resto, le notizie relative alla giovinezza di Cassiano sono piuttosto scarse e sembra che il suo rapporto diretto con Pisa e con l’Ordine di Santo Stefano si sia limitato agli anni universitari, mentre la carica di cavaliere dell’Ordine fu per lui solo un titolo onorifico che portò con sé nel corso della sua vita insieme al rendimento della commenda perpetua istituita dallo zio. Nel 1612 si trasferì a Roma e dal 1623 si pose alle dipendenze di Francesco Barberini, cardinale nipote del neoeletto papa Urbano VIII. Tra il 1625 e il 1626 con il porporato si recò in legazione a Parigi e a Madrid. Membro delle Accademie dei Lincei e della Crusca, fu mecenate di importanti artisti, tra i quali Nicolas Poussin. Insieme al fratello Carlo Antonio dal Pozzo fu un inesausto collezionista di libri e di oggetti d’arte, raccolti in un ricchissimo ‘museo’, dal quale nacque l’esperienza enciclopedica del Museum Chartaceum, volta a catalogare e riprodurre tutte le tracce superstiti a Roma delle civiltà antiche, seguendo un ordine tipologico-tematico che comprendeva anche sezioni dedicate al mondo vegetale, di cui Cassiano era appassionato. Alla sua morte, l’opera monumentale fu proseguita dal fratello Carlo Antonio. Dopo varie vicissitudini, nella seconda metà del Settecento la maggior parte dei volumi del Museum entrarono a far parte delle collezioni di Giorgio III del Regno Unito e ancora oggi il lascito di Cassiano è conservato nel Castello di Windsor.
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