Sala degli Stemmi

Carovana – Sala Stemmi – testata – Pinna

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Sala degli Stemmi

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Carovana – Sala Stemmi – Tartarelli – 8770
Sala degli Stemmi. Pisa, Palazzo della Carovana

L’ambiente correntemente detto ‘Sala degli Stemmi’ si trova nell’ala più antica del Palazzo della Carovana, al suo terzo piano e si affaccia su Piazza dei Cavalieri. Ad oggi, e dai primi anni Trenta del Novecento, è per lo più deputato a ospitare le conferenze e le discussioni delle tesi dottorali, che si tengono presso la Scuola Normale Superiore.

Come apprendiamo osservando la pianta del palazzo conventuale della Carovana delineata dall’architetto pisano Giovanni Michele Piazzini, nel 1754 la sala prendeva il nome di «sala della scherma ed altri esercizi». Essa era direttamente collegata alla sottostante ‘Sala delle Armi’, oggi Azzurra, dallo scalone aperto a tre rampe progettato da Giorgio Vasari in uso fino all’Ottocento.

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Su concessione del Ministero della Cultura – Archivio di Stato di Firenze. Con divieto di ulteriore riproduzione e duplicazione
Carovana – Sala Stemmi – ASFi – Fortezze e Fabbriche_397_part.
Giovanni Michele Piazzini, Terzo piano del Palazzo della Carovana, particolare, 1754. Firenze, Archivio di Stato, Piante dello Scrittoio delle Fortezze e Fabbriche, Cart. VI, 9 V 3, n. 397

Sebbene la Sala degli Stemmi fungesse, negli anni sessanta del Cinquecento, da ‘palestra’ per lo svolgimento degli esercizi militareschi a cui si sottoponevano i Cavalieri, sappiamo che già nel 1590 – vale a dire venticinque anni dopo la solenne inaugurazione del Palazzo della Carovana – l’ambiente cominciò a essere fregiato dei blasoni nobiliari di coloro che avevano più recentemente vestito l’abito dell’Ordine di Santo Stefano. I novantasette stemmi che oggi corrono senza soluzione di continuità sull’alto cornicione delle pareti celebrano i Cavalieri ordinati negli anni 1594-1604. Tra questi figura anche quello del celebre collezionista e committente Cassiano dal Pozzo, nipote dell’arcivescovo biellese Carlo Antonio, fondatore del Collegio Puteano. Restaurato con il finanziamento della Fondazione Pisa nel 2011, il soffitto ligneo a cassettoni ampi e di forma irregolare che ricopre la sala fu stagliato, verosimilmente, dal maestro di legname Pier Agnolo di Domenico da Firenze nel corso del 1562, sulla scorta del disegno fornito dall’architetto Giorgio Vasari. È proprio il grande palco in legno cassettonato l’elemento architettonico e decorativo più significativo introdotto dal celebre artista e scrittore aretino in quest’ambiente, la cui planimetria ricalca quella della sala sottostante, la già citata Sala Azzurra.

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Carovana – Sala Stemmi – soffitto_particolare – Tartarelli – 8761
Sala degli Stemmi, particolare del soffitto ligneo e degli stemmi dei Cavalieri. Pisa, Palazzo della Carovana

Non va invece ricondotta a maestranze del seguito di Vasari la diffusa decorazione pittorica che riscontriamo nelle pareti: un lungo fregio di girali floreali, cornucopie, ceste di frutta e grottesche corre nell’imbasamento delle pareti; un nastro ornato è dipinto al di sotto della cornice di sostegno agli scudi; motivi fitomorfi e stilizzati si estendono sui cassettoni, sulle cornici e sull’imponente trave di mezzo. Sebbene l’aspetto apparentemente tardo-rinascimentale abbia indotto ad associare questo apparato decorativo alla grandiosa operazione vasariana di metà Cinquecento, recenti ricerche d’archivio hanno in realtà rivelato che le pareti e il soffitto dell’ambiente vennero adornate in tal guisa soltanto nel marzo del 1929, dal decoratore originario di Carmignano (in provincia di Prato) e attivo a Pisa Cesare Cigheri. L’intervento di quest’ultimo fu una delle tappe della grande impresa di ammodernamento e ‘restauro’ del Palazzo della Carovana, guidata da Giovanni Gentile a partire dal 1928, quando cioè il senatore siciliano divenne regio commissario della Scuola Normale (di cui era anche affezionato alumnus). In quell’occasione, oltre alla decorazione ‘in stile’ delle pareti della sala (che comprese persino l’ornamentazione delle imbotti delle quattro finestre con cornici floreali e fasce monocromatiche in giallo chiaro), Cigheri provvide a ritoccare gli stemmi dei Cavalieri e i rosoni collocati al centro di ogni cassettone, adoperando una lumeggiatura ad oro che avrebbe conferito la patina dell’antico. Otto di questi rosoni furono rimpiazzati, ancora nel 1929, da altrettanti stemmi in stucco raffiguranti alternativamente la croce di Santo Stefano e l’emblema del regime, il fascio littorio, affiancato dal riferimento all’anno dell’era fascista (il settimo) in cui furono condotti i lavori. Si sono conservate al centro dei formelloni, al di qua e al di là della grande trave che divide in parti diseguali il soffitto, alcune di queste superfetazioni plastiche, che simulano un lessico scultoreo di cultura manieristica: in particolare, è ancora possibile osservare gli stemmi in cui figura la croce stefaniana; sembra verosimile invece che gli stemmi con la caratteristica croce bianca pomata su fondo rosso, emblema della città di Pisa, che vediamo oggi sul soffitto, abbiano rimpiazzato le insegne fasciste.

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©️ Scuola Normale Superiore
Carovana – Sala Stemmi – foto storica – scranno e sedie – Archivio SNS
Sala degli Stemmi, fotografia, ca. 1932. Pisa, Scuola Normale Superiore, Centro Archivistico, Raccolta fotografica, cosiddetto 'Album Luoghi', n. 8

A ben vedere, il programma decorativo approntato tra 1928 e 1929 fu guidato da una smaccata rievocazione dell’ornato rinascimentale, ma non dovette basarsi sulle tracce d’affresco riscoperte durante la campagna di ristrutturazione e messa in sicurezza della sala. Nel 1932, infatti, lo storico dell’arte Mario Salmi diede notizia del rinvenimento nella sala, sotto il pavimento della parete di fondo e del muro d’ingresso, di diversi frammenti pittorici risalenti, secondo la sua analisi, alle diverse età del palazzo e riferibili nel medioevo all’ambiente sottostante, la Sala Azzurra: tra questi, un affresco trecentesco sviluppato nei toni del rosso e del verde, ma anche «formelle sagomate di verde su rosso» dal sapore già rinascimentale. Poté così ipotizzare che il livello pavimentale dell’area palaziale trasformata da Vasari nell’attuale Sala degli Stemmi fosse più alto.

Dal 1929 ornano le pareti della sala quattro dipinti che furono prestati permanentemente alla Scuola da Nello Tarchiani, direttore delle Regie Gallerie e Musei di Firenze: la Sacra Famiglia di Giovanni Battista Naldini, la Santa Caterina d’Alessandria e la Sacra Famiglia con San Giovannino di Michele Tosini detto Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, e un dipinto che riproduce la celebre composizione michelangiolesca di Venere e Amore. Due monocromi di Benedetto Veli (la Resa di Montmélian a Enrico IV di Francia e l’Imbarco di Filippo II da Barcellona alla volta delle Fiandre) occupano la parete di fondo del salone dal 2012. Le opere citate, che appartengono ad artisti della Maniera toscana, si intonano perfettamente con l’ambiente pseudo-cinquecentesco che Gentile, Cigheri e l’ingegner Giovanni Girometti vollero confezionare nel corso del loro intervento di restauro del palazzo.

Ben prima di questo, l’ambiente fu interessato solo collateralmente dai lavori di demolizione delle tre rampe in cui si sviluppava lo scalone vasariano nel passaggio dal secondo al terzo piano; in quell’occasione, infatti, il ricetto anteriore alla parete orientale dell’allora Sala della Scherma, che doveva consentire un accesso secondario ad essa dall’andito della rampa sinistra del vecchio scalone, fu riconfigurato per consentire la messa a punto della nuova scala progettata dall’ingegnere Giuseppe Caluri tra il 1824 e il 1825.

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