Giulio de’ Medici nacque a Prato tra il 1527 e il 1532. Era figlio illegittimo di Alessandro de’ Medici, primo duca di Firenze (1532-1537) e ultimo membro del ramo principale della famiglia (quello discendente da Cosimo il Vecchio) a esercitare il potere. Nel 1537, a seguito dell’assassino del padre da parte del cugino Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici (detto poi Lorenzaccio), Giulio fu sostenuto dal cardinale Innocenzo Cybo, ma alla fine venne escluso da ogni diritto di successione in favore di Cosimo I de’ Medici, discendente del ramo cadetto dei Popolani. Per evitare possibili rivendicazioni da parte del giovane, il nuovo duca si rese suo tutore e lo tenne sotto la propria ala protettiva (e sotto il proprio controllo). Giulio fu così inserito nella corte medicea a partire dal 1541, anche se inizialmente venne fatto risiedere a Carrara presso una balia e nel 1543 fu mandato a Pisa per i suoi studi, finanziati da Cosimo stesso. Successivamente, negli anni cinquanta, cominciò a ricoprire il ruolo di funzionario per conto del ducato mediceo: fu ambasciatore in Lunigiana presso i Malaspina (1554-1555), commissario di Lucignano presso Arezzo (1556-1557), commissario di Cortona e sovrintendente delle fortezze del ducato (1558).
Appena fondato l’Ordine di Santo Stefano, Cosimo I decise di nominare (tra i primi nove) Giulio cavaliere. La sua vestizione avvenne il 30 marzo 1562 e non furono richieste le solite provanze di nobiltà per dispensa dello stesso duca: «il signore Giulio de’ Medici fu dispensato dal gran maestro [Cosimo I de’ Medici] di non dovere produrre altrimenti le sue provanze come apparisce in filza prima di Suppliche e d’Informagioni al n. 2».
Lo stemma è ancora oggi conservato in Sala Azzurra, nell’area centrale della parete dell’ambiente davanti all’ingresso, riconoscibilissimo per la presenza nella sezione inferiore (quella principale) dell’inconfondibile stemma mediceo: le sei palle (o bisanti) in cerchio, con le cinque inferiori rosse e la sesta superiore azzurra, ornata da tre gigli d’oro al modo di Francia. Si trattava di una concessione di Luigi XI di Valois a Piero di Cosimo de’ Medici (detto il Gottoso) avvenuta nel 1465. Pur essendo stato nominato Giulio cavaliere nel 1562, il suo stemma venne realizzato solo nel 1564, attenendosi al prototipo stabilito da Stoldo Lorenzi. Restaurato nel 2012, lo stemma di Giulio è composto infatti secondo le stesse caratteristiche formali che ritroviamo negli altri blasoni presenti nel Palazzo della Carovana: supporto in pietra, decorazione con tecnica mista, cornice esterna composta da un cartiglio modanato con sottostante cartiglio, la suddivisione dello scudo in due settori, con quello superiore recante la croce di Santo Stefano rossa su campo argentato. Presenta però anche alcuni aspetti peculiari. Con la sua altezza di 74 centimetri, il suo spessore di 11 e la sua larghezza complessiva di 44, dal punto di vista dimensionale è uno dei più grandi conservati. Inoltre, singolare è il titulus nella cartella inferiore annessa allo stemma: «IVLIVS MEDICES ALEX(ANDRI) / FLOR(ENTINI) DVCIS PR(IM)I FILIVS / PRIMVS ADMIRALLVS / MDLXII». Ovvero, il cartiglio non riporta solo il nome, il cognome, la provenienza e l’anno di vestizione di Giulio, ma anche la sua discendenza ducale medicea (anche se Cosimo non acconsentì all’aggiunta della corona ducale in cima allo stemma) e la sua carica di primo ammiraglio della flotta mediceo-stefaniana, una delle dignità maggiori dell’Ordine, che elevò Giulio tra gli ufficiali di Gran Croce.
Di questo onore già nel 1563 Cosimo aveva insignito il giovane, a seguito della votazione del Capitolo Generale dell’Ordine. Come previsto, Giulio mantenne la carica per tre anni, fino al 1566. In questa veste ebbe un importante ruolo nel pattugliamento del Mediterraneo e, in particolare, coordinò la difesa cristiana di Malta dall’assedio ottomano del 1565. Alla fine del mandato, per i tre anni successivi (1566-1569), venne nominato dal Capitolo Generale dell’Ordine gran contestabile: un titolo dal valore più onorifico che fattuale. Nel mentre Giulio fu anche ambasciatore mediceo tra Roma e Mantova. Inoltre, come ammiraglio e gran contestabile dell’Ordine fu membro del Consiglio dei Dodici e preservò questo incarico per altri tre anni dopo la fine dei due mandati, fino al 1572. Tra il 1572 e il 1584 tornò a essere un cavaliere ordinario, perdendo progressivamente la sua rilevanza all’interno dell’istituzione, soprattutto a seguito della morte di Cosimo (1574), ma nel 1584 Giulio fu nuovamente nominato gran contestabile.
Negli anni in cui fu ufficiale di Gran Croce, Giulio aveva diritto a usufruire di uno studio e di un appartamento all’interno del Palazzo della Carovana, ma a differenza di altri cavalieri non vi abitò mai. Possedeva, infatti, sin dai suoi anni di studio a Pisa, il palazzo che ancora oggi si trova dirimpetto alla chiesa di San Frediano, tra le attuali Piazza San Frediano e Via Tavoleria. Egli si servì di questo come sua residenza principale e nel corso degli anni acquistò anche numerose altre proprietà disseminate nel tessuto urbano, soprattutto tra il Borgo e Piazza dei Cavalieri, lungo l’odierna Via Ulisse Dini, e nell’area di Via del Chiodo (oggi Via Roma). Giulio investì molto anche nel contado pisano, divenendo proprietario di svariati appezzamenti, poderi e fattorie. In particolare, all’interno di uno di questi fondi, a Cafaggio presso Arena Metato, fece costruire una residenza privata monumentale: la cosiddetta Villa medicea dell’Ammiraglio – attualmente di proprietà privata –, avviata nel 1573 e terminata solo nel 1599, poco dopo la sua morte, occorsa nel gennaio di quello stesso anno.
Le sue esequie solenni furono celebrate il 25 gennaio 1599 a Pisa a Santo Stefano dei Cavalieri e il suo corpo fu sepolto nella vicina chiesa di San Frediano. Tutte le proprietà di Giulio andarono in eredità al suo primogenito Cosimo e successivamente alla figlia di quest’ultimo, Angelica, la quale sposò Pietro Altemps, duca di Gallese: i beni di Giulio, quindi, finirono nelle mani della famiglia Altemps, che ne dispose fino alla metà del XIX secolo.
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