Palazzo della Canonica

Il Palazzo della Canonica appartiene alla Scuola Normale Superiore dal 2012.

Fu progettato da Giorgio Vasari per volontà di Cosimo I de’ Medici nel 1566, al fine di ospitare i cavalieri sacerdoti che officiavano nella vicina chiesa di Santo Stefano. Come per altri edifici della piazza l’architetto volle sfruttare al massimo le preesistenze medievali, tra cui case e case-torri, dove già prima della costruzione del palazzo, erano alloggiati dei soldati. Donate dal duca fiorentino all’Ordine di Santo Stefano nel 1567, queste fabbriche furono inglobate da Vasari in un palazzo sobrio, massiccio e di limitata altezza, che divide le attuali Via Ulisse Dini e Via San Frediano. Il progetto vasariano e il relativo modello tridimensionale vennero consegnati a David Fortini, incaricato di sovrintendere alla costruzione dell’edificio. I lavori si protrassero per trent’anni, procedendo di quartiere in quartiere.

All’interno, pur sfruttando la distribuzione preesistente degli ambienti, venne adottata una tipologia costruttiva di carattere monastico, palesata dal prospetto posteriore con il triplice loggiato che dava accesso a singoli quartieri. L’edificio infatti era originariamente diviso in unità abitative indipendenti, ognuna delle quali articolata su tre piani. Sul retro sono ancora alloggiati orti e alberi da frutta, come nel Cinquecento, quando costituivano l’economia di sussistenza dei cavalieri sacerdoti.

La Canonica ospitò i cavalieri fino alla soppressione dell’Ordine (1859), subendo nel mentre importanti ampliamenti e restauri. Successivamente è diventata proprietà della Regione Toscana e ha ospitato gli uffici del Genio Civile pisano.

L’edificio è attualmente oggetto di lavori di restauro e riqualificazione. Durante queste operazioni sono state rinvenute sotto la pavimentazione sia tracce di forni, canali e pozzi – che dimostrano come nel Medioevo il quartiere fosse adibito alla lavorazione del ferro – sia frammenti di ceramica tardo rinascimentale, utilizzata da Vasari per colmare i dislivelli e impostare le fondamenta del fabbricato. I reperti sono al momento oggetto di studio da parte del Laboratorio SAET della Scuola e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Pisa e Livorno.

Dopo il restauro l’edificio sarà adibito a ospitare un parte della Biblioteca e alcuni laboratori.