I rinnovamenti operati nel corso del XVII secolo hanno conferito all’interno del Palazzo dei Dodici, composto di un pianterreno e di due piani superiori, un aspetto che non si discosta di molto da quello attuale.
Il pianterreno conserva le tracce più consistenti del passato medievale dell’edificio, riconoscibili nei quattro ambienti coperti da volte a crociera ogivale (oggi in parte frazionati da muri divisori) che corrispondono all’antico corpo di fabbrica premoderno. All’inizio del Seicento su quest’area furono costruiti altri ambienti e uno scalone a una rampa, a cui si accede superando un arco a tutto sesto. Sul primo pianerottolo, in una nicchia ovale soprastante una porta, è collocato dall’Ottocento un busto marmoreo di Ferdinando I de’ Medici, tradizionalmente attribuito a Pietro Francavilla.
Al termine del ripido scalone si accede al primo piano del palazzo che ospita ancora oggi le sale più importanti e rappresentative. Il pianerottolo d’accesso prende luce da due finestre seicentesche in pietra della Golfolina caratterizzate in alto da un elegante timpano curvilineo spezzato con uno scudo al centro e in basso da un davanzale sostenuto da erme maschili, presenti anche come ornamento della finestra alla base dello scalone. Con la stessa pietra sono realizzati i gradini della rampa, come anche le mostre delle porte principali e gli elementi che sottolineano le nervature e le imposte delle volte.
Di notevole pregio sono, inoltre, i battenti delle porte del primo piano, in particolare quelli intagliati con mostruosi mascheroni del vano d’ingresso al piano nobile e quelli con le croci dell’Ordine stefaniano sulla porta d’accesso al monumentale Salone dell’Udienza. Queste porte sono databili al principio degli anni novanta del XVII secolo, quando, con il passaggio di proprietà del palazzo ai Cavalieri, furono in parte rinnovati gli interni. In una lettera del Balì dell’Ordine Niccolò Roffia del 2 gennaio 1691 sono menzionati alcuni intagli per le porte del palazzo, tra le quali una già eseguita probabilmente da Giovanni Magni, artigiano fiorentino attivo per la corte granducale.
Passato un piccolo ambiente di disimpegno, collegato all’attiguo Palazzo dell’Università e sul cui muro è una grande raffigurazione del Piano di Pisa, dipinto su tela da Cesare Antonacci del 1610, si entra nella Sala degli Stemmi, anticamera del grande salone. Questa prende il suo nome dagli scudi araldici di Cosimo de’ Medici e di altri cavalieri dell’Ordine sei e settecenteschi che conserva: in tutto quattordici stemmi scolpiti e dipinti, posti lungo il perimetro superiore delle pareti. Altra traccia dell’antico passato del palazzo è il frammento di affresco attribuito a Bastiano Mainardi e raffigurante l’Assunta. L’ambiente, ora sede di un piccolo museo, è coperto da un soffitto ligneo a cassettoni decorato al centro da una grande stella dell’Ordine cavalleresco. Alle pareti sono disposte alcune vetrine che espongono divise, uniformi militari e le cappe stefaniane, strumenti di navigazione, un modellino di galera, diversi documenti storici e cimeli, tra i quali una reliquia di santo Stefano corredata da autentica arcivescovile.
La grande Sala dell’Udienza (o del Consiglio), infine, prima sede delle riunioni dei Priori e in seguito del Consiglio dei Dodici, è coperta da un prezioso soffitto ligneo di primo Seicento, arricchito da tele figurate. La decorazione ad affresco delle pareti, con sculture allegoriche e altri soggetti, fu commissionata dai Priori nel 1681 e aggiornata, nell’iconografia e nell’araldica, dall’Ordine stefaniano un decennio più tardi.
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