Fasi costruttive

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Fasi costruttive

I lavori di ammodernamento dell’edificio già medievale furono condotti nel contesto della più ampia attività edilizia promossa in Piazza dei Cavalieri negli ultimi anni del Cinquecento da Ferdinando I de’ Medici e dall’Ordine di Santo Stefano, grazie alla quale si sarebbe arrivati in fretta alla conclusione delle facciate del Palazzo della Canonica e della chiesa conventuale, e avrebbe preso avvio fin dal 1594 la rapida costruzione delle tre case a schiera sul lato ovest dell’area urbana. Fu probabilmente proprio questa iniziativa a convincere il Collegio dei Priori a rinnovare la costruzione, chiedendo nel gennaio 1595 al granduca la possibilità di impiegare per questo «denari publici». La progettazione dell’intervento venne affidata a Pietro Francavilla, già a Pisa per l’esecuzione delle due statue granducali. Riscontri documentari e fonti storiche (tra cui Filippo Baldinucci) attribuiscono in particolare a lui la facciata dell’edificio. La conduzione complessiva del cantiere spettò invece a Raffaello di Zanobi di Pagno, mentre la fornitura dei marmi fu garantita da Leonardo Bitossi.

I lavori subirono diverse battute d’arresto. Ancora nel 1602 non era stato acquistato dai Priori il terreno retrostante all’edificio, di proprietà della famiglia Albizi, necessario a espandere il volume della struttura per costruire la scala interna a una rampa che ancora oggi collega il pianoterra con il piano nobile, in sostituzione della scalinata lignea esterna, appoggiata al prospetto posteriore, alla quale era stata affidata la mobilità verticale dell’edificio medievale. Tra i motivi di disappunto espressi dagli Albizi c’era «l’uggia del muro da farsi» e l’«acqua che vi pioveranno le gronde nuove», ma soprattutto il fatto che «le nuove finestre» dell’edificio pubblico avrebbero «signoreggiato con la vista il giardino». Dopo l’acquisto della striscia di terreno, per costruire il pianerottolo della nuova scala i Priori dovettero addossare un corpo di fabbrica al retro della prima delle case a schiera dell’Ordine (in quel momento già completata e data in affitto), superando la proiezione della facciata di Francavilla. Tranne pochi cambiamenti, tra i quali la suddivisione degli ambienti del piano terra, l’aspetto assunto dall’edificio al termine di questo rinnovamento primo-seicentesco è ancora riconoscibile oggi. Quelli che seguirono furono soprattutto interventi di consolidamento, ammodernamento delle decorazioni interne ed esterne e piccoli restauri.

In particolare, con il cambio di destinazione del palazzo, assegnato ai cavalieri stefaniani da Cosimo III de’ Medici nel 1691, fu aggiornata l’araldica della facciata e vennero promossi alcuni rinnovi interni (come l’introduzione di porte lignee finemente decorate). Risale a questo momento anche l’inizio dell’interazione con la vicina Casa Auditoriale (oggi Palazzo dell’Università), che consistette innanzitutto nell’apertura di un collegamento tra i due edifici al pianoterra, grazie al quale divenne possibile raggiungere il Palazzo dei Dodici anche da un secondo portale su Piazza dei Cavalieri, nella facciata della prima casa a schiera (oggi chiuso).

Copyright:
Foto di Giuseppe Maltana. Su concessione del Ministero della Cultura – Direzione generale Archivi. Con divieto di ulteriore riproduzione o diffusione
Palazzo dei Dodici – Bombicci – spaccato del palazzo – ASPi – 3.IV
Roberto Bombicci, Spaccato del Palazzo dei Dodici, 1809. Pisa, Archivio di Stato, Fiumi e Fossi, Carte topografiche, n. 3 (IV)

Nel corso del Settecento sarebbero stati integrati anche i due livelli superiori, come confermano i rilievi congiunti dei due edifici eseguiti dall’ingegnere Roberto Bombicci nel 1809, durante la breve pausa napoleonica (e il momentaneo scioglimento dell’Ordine). Con didascalie in francese, essi offrono preziose indicazioni sulle diverse destinazioni d’uso dei locali. Oltre alle planimetrie dei piani, le informazioni sono completate da una sezione lungo una linea parallela a Piazza dei Cavalieri, che mostra l’ingresso con le campate medievali (la Grande salle d’entrée) non ancora suddiviso da tramezzi. Si riconosce anche, al secondo piano, la volta già medievale della sala, che sarebbe stata demolita (insieme con la scala tra il secondo e il terzo livello) nel 1845, dopo che Alessandro Gherardesca e Florido Galli ebbero rilevato la drammatica situazione statica del prospetto posteriore: un’azione «indispensabile», quella della demolizione, che doveva essere eseguita presto con «cautela e diligenza», procedendo congiuntamente al «ringrosso del muro» esterno. Nella stessa occasione si intervenne con «urgenza assoluta» anche per ricostruire il solaio nell’anticamera al primo piano (indicata come «sala d’ingresso, detta dei Taù»), e per «rifare per inevitabile conseguenza la parte inferiore del medesimo, cioè tutto il soffitto». Una decina di anni più tardi (1854), sarebbe stato il figlio di Galli, Agostino, a sovrintendere il restauro del soffitto decorato della stessa Sala dell’Udienza, al medesimo livello, danneggiato da infiltrazioni d’acqua.

Ulteriori interventi di aggiornamento furono condotti anche nel corso del Novecento (tra nuovi arredi, rifacimenti dell’impianto elettrico e del riscaldamento). Risale poi al 1923 la proposta, che non ebbe seguito, di aprire una porta sul prospetto laterale, affacciato su Via San Frediano, per creare negli ambienti già medievali del piano terra (dove in quel momento era temporaneamente ospitato il gruppo ligneo di Giovan Battista Foggini con Santo Stefano) un garage.

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Palazzo dei Dodici – Bombicci – spaccato del palazzo – ASPi – 3.IV
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