Monumento a Ulisse Dini

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Monumento a Ulisse Dini

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Ulisse Dini – 1 – Tartarelli SNS – DSC_8113
Leonardo Bistolfi, Monumento a Ulisse Dini, particolare, 1923-1927. Pisa, Via Ulisse Dini

Il monumento a Ulisse Dini venne realizzato tra il 1923 e il 1927 da Leonardo Bistolfi (1859-1933).

Raffigura l’illustre matematico e politico pisano (1835-1918), docente dell’Università di Pisa e, dal 1900 fino alla morte, direttore della Scuola Normale Superiore. Si ricordano tra i suoi scritti gli studi sulla geografia differenziale e quelli sul calcolo infinitesimale.

Il monumento è composto da una struttura a gradoni in pietra che culmina con un parapetto, a cui si connette la statua bronzea del cattedratico. Interrotto nella lettura delle proprie carte, che sfoglia ancora con la mano destra, Dini si volta e sorride al visitatore, portando al petto la sinistra. Lungo il parapetto sono disposti anche due libri, intrecciati a un ramo d’alloro. A lato è l’iscrizione: «A ULISSE DINI / MATEMATICO INSIGNE / ONORE DELLO STUDIO PISANO / GLORIA D’ITALIA / CITTADINO BENEMERITO / PISA RICONOSCENTE / 1845-1918».

L’opera fu commissionata dal «Comitato popolare per le onoranze al Dini» per ricordare il cittadino illustre, distintosi sia negli studi che nell’attività politica, svolta a livello nazionale con i ruoli di vicepresidente del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, deputato e poi senatore del Regno d’Italia. Nel suo testamento lo studioso dispose anche un lascito di 25.000 lire a favore della Scuola di applicazione per gli ingegneri dell’Università di Pisa. Nel marzo del 1920, a due anni dalla sua costituzione voluta da Eugenio Balestri, il Comitato aveva già raccolto 15.000 lire, una somma destinata a salire anche in considerazione del dono del bronzo necessario all’opera. Nel 1922 si decise quindi di indirizzare tali ingenti risorse al progetto di una statua (invece che a quello di una semplice lapide) da affidare a un illustre scultore poi individuato in Bistolfi. Nel gennaio dell’anno successivo i membri del comitato incontrarono l’artista all’Hotel Nettuno di Pisa, definendo ulteriormente il progetto, che venne poi approvato in via definitiva solo nell’autunno del 1926, giacché l’artista aveva avuto nel frattempo alcuni problemi di salute.

Nella Nuova Collezione Bistolfi, recentemente donata dagli eredi al Museo Civico di Casale Monferrato, è inoltre conservata la minuta di una lettera non datata (sul retro di una missiva relativa alla commissione della targa di Palazzo Briccherasio), in cui l’artista fa riferimento alla statua. Bistolfi ricorda una visita presso il proprio studio torinese della moglie di Dini, Elisa Vaccani, per rivedere il modello della statua, di cui era rimasta particolarmente soddisfatta. La missiva è indirizzata a un personaggio interessato al suo lavoro e da lui invitato nella fonderia dove presto l’opera sarebbe stata tradotta in bronzo (con ogni probabilità la Fumagalli di Torino). Bistolfi si rivolge al suo interlocutore, nella veste di intermediario, perché ottenga dal Comitato un anticipo di 11.000 lire per le spese fino a quel momento sostenute per la fattura del modello.

Il settimanale Il Ponte di Pisa riporta come l’inaugurazione del monumento e la commemorazione di Dini, nella quale avrebbe avuto il ruolo di oratore l’allievo Luigi Bianchi, fossero previste per domenica 20 novembre 1927. L’evento però venne posticipato a data da destinarsi, come riferisce il coevo fascicolo del Bollettino di matematica.

Nell’ambito dell’attività di Bistolfi l’opera si inserisce in una particolare categoria di monumenti pubblici, caratterizzati dall’ambientazione delle singole figure in bronzo in un sistema di parallelepipedi in marmo o pietra: come il Monumento di Giuseppe Garibaldi a Sanremo (1905-1908) e quello di Cesare Lombroso a Verona (1921).

Il ritratto del docente è improntato a un vigoroso realismo e a una compattezza che si distaccano dalla poetica simbolista delle sue opere più note, di cui rimane traccia solo nel ramo d’alloro incastrato tra i due pesanti volumi di studio.

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