Pietro Tacca

Personaggi e testimonianze – Artisti – Tacca_testata – Washington_the_pistoia_crucifix_1973.9.1_testata.jpg

Home » Personaggi e testimonianze » Artisti » Pietro Tacca

Pietro Tacca

[1577-1640]

Nato a Carrara nel 1577, ma di formazione fiorentina, Pietro Tacca è celebre per aver realizzato – soprattutto in bronzo – opere volte alla celebrazione del potere mediceo in Toscana. Collaborò in Piazza dei Cavalieri alla serie di busti in marmo con ritratti granducali per la facciata del Palazzo della Carovana.

Originario di una famiglia di buona agiatezza economica, venne dapprima indirizzato dal padre Jacopo allo studio delle lettere. Come riporta Filippo Baldinucci nelle sue Notizie, Tacca dimostrò però ben presto la propensione per il «modellare e […] altre cose tutte toccanti l’arte statuaria». Fu così accolto quindicenne a Firenze in casa dallo scultore e conoscente di famiglia Jacopo Piccardi, solito recarsi a Carrara per acquistare marmo. Da questo il giovane venne introdotto nello studio di Giambologna, che lo accolse nel suo entourage, del quale faceva parte in quegli anni ancora Pietro Francavilla. Nella bottega di Borgo Pinti, donata al fiammingo da Ferdinando I de’ Medici nel 1587, avvenne la formazione di Tacca, il quale con «ossequi amorosi» riuscì nel giro di alcuni anni a conquistare la fiducia del maestro e a ottenere la considerazione del granduca, divenendo infine, alla morte di Giambologna nel 1608, «statuario dell’altezza serenissima» con la possibilità di continuare a lavorare nell’atelier che già era stato di questi.

L’artista carrarese ottenne fama europea soprattutto per i suoi imponenti monumenti equestri. All’inizio completò opere avviate dal maestro, come il Monumento a Ferdinando I (1601-1608), destinato a Piazza Santissima Annunziata a Firenze, nel quale il granduca si fece raffigurare come gran maestro dell’Ordine di Santo Stefano, con la croce dell’istituzione cavalleresca ben visibile sull’armatura. Anche il Monumento equestre a Filippo III venne richiesto inizialmente, nel 1604, a Giambologna, ma fu poi realizzato tra il 1609 e il 1614 dal solo Tacca, e inviato come dono dei Medici ai sovrani iberici nel 1616 a Madrid, dove ancora oggi si trova in Plaza Mayor. Per lo stesso sovrano realizzò, tra il 1614 e il 1616, anche un Crocifisso bronzeo, molto apprezzato, conservato nel monastero di San Lorenzo all’Escorial. Si trattava di un genere scultoreo, tra quelli praticati dall’artista, che riscosse ampio successo e nel quale si annoverano alcuni suoi capolavori, come il Crocifisso (circa 1616), realizzato probabilmente per Santa Maria degli Angeli a Pistoia, ora alla National Gallery di Washington DC. Non esiste più a Parigi un’altra celebre creazione di Tacca, ovvero il Monumento equestre a Enrico IV, commissionato nel 1604 da Maria de’ Medici, realizzato tra il 1607 e il 1611, e andato distrutto nel 1792, durante la Rivoluzione francese. È ammirato invece ancora nella capitale spagnola, nel suo allestimento ottocentesco in Plaza de Oriente, quello «per quattro volte il naturale» di Filippo IV, con cavallo in levade, come richiesto dalla stessa corte: «a quella maestà saria cosa molto gradita quando l’artefice non avesse fatto il suo cavallo in conformità degli altri, cioè in atto di passeggio, ma bene di corvetta o di galoppo», secondo i più aggiornati modelli pittorici rubensiani. Fu una delle ultime fatiche dell’artista, che avrebbe fatto appena in tempo a completare l’opera e a esporla al giudizio dei fiorentini, prima di trovare la morte il 26 ottobre 1640.

Nel corso della sua lunga carriera non furono poche le occasioni per collaborare con le istituzioni pisane, a iniziare dalla Cattedrale. Già nel 1601 Tacca ottenne la commissione di una formella con l’Adorazione dei Magi nella porta a sinistra dell’edificio sacro, a seguito del devastante incendio del 1595, che aveva distrutto i suoi accessi. Una genesi più complessa conobbe invece il busto di Cosimo II de’ Medici per la Carovana, commissionato già nel 1619, ma istallato definitivamente (dopo che un primo ritratto marmoreo era stato rifiutato dall’Ordine perché sproporzionato alla nicchia) solo nel 1633. Infine, in Cattedrale si conserva ancora un’opera della maturità, il Crocifisso Rinuccini (1628 circa), dal nome dall’arcivescovo Matteo Rinuccini, del cui cenotafio fa parte.

Tra le opere più celebri di Tacca vanno infine segnalate le quattro monumentali figure bronzee di prigionieri turchi e africani aggiunti entro il 1626, per volere di Cosimo II, alla colossale statua in marmo bianco raffigurante il padre Ferdinando, scolpita da Giovanni Bandini (1595-1599) e innalzata più di un quarto di secolo prima, nel 1601, a Livorno. È lo stesso Baldinucci a raccontare l’attenzione rivolta dallo scultore allo studio dal vero di alcuni uomini condotto nel cosiddetto Bagno di questa città, dove venivano costretti a vivere i prigionieri e le prigioniere catturati dai Cavalieri di Santo Stefano nel corso delle loro incursioni nel Mediterraneo. In particolare, Tacca avrebbe avuto «facoltà di valersi di quanti schiavi vi avesse riconosciuti de’ muscoli più leggiadri e più accomodati all’imitazione per formarne un perfettissimo corpo e molti e molti ne formò nelle più belle parti», tra questi Morgiano. Oggi complessivamente noto come i Quattro mori, il monumento livornese conferma la centralità che ebbe, presso l’Ordine, la pratica della schiavitù, tema ricorrente nella celebrazione visiva delle imprese dei Cavalieri anche all’interno della loro chiesa conventuale.

Media gallery

Note:

Bronzo, 86,9 x 79 x 20,6 cm

Copyright:
Public Domain. Courtesy National Gallery of Art, Washington, DC
Personaggi e testimonianze – Artisti – Tacca – Washington_the_pistoia_crucifix_1973.9.1
Newsletter

Newsletter

Resta connesso con noi

Iscriviti alla newsletter di Piazza dei Cavalieri
e resta aggiornato sui progressi e sulle novità del progetto.