Cosimo III de’ Medici, figlio del granduca Ferdinando II e di Vittoria della Rovere, che ne curò la prima educazione, nacque a Firenze il 14 agosto 1642. Ricevette a corte una formazione completa, degna del suo rango, affiancato da eruditi come Carlo Dati e Lorenzo Magalotti, ma non manifestò mai una particolare propensione intellettuale o per gli svaghi principeschi, preferendo invece gli studi religiosi a cui lo aveva indirizzato la madre fin da bambino e che ne condizionarono significativamente l’indole e l’operato.
Nel 1661, appena diciannovenne, sposò per procura la nipote del defunto re di Francia Luigi XIII, Margherita Luisa d’Orléans, che tuttavia non apprezzò mai il morigerato e a tratti bigotto stile di vita del marito, esternando una costante e sempre crescente insofferenza che la portò a sottrarsi in più occasioni alla convivenza, fino a decidere addirittura di rientrare in patria. La sua situazione matrimoniale fu dunque piuttosto problematica e complessa da gestire e neppure la nascita dei tre figli, Ferdinando, Anna Maria Luisa e Gian Gastone, riuscì mai a porvi rimedio.
Spinto fin da ragazzo a viaggiare, sia per tessere legami diplomatici che per aprirsi alla conoscenza di diverse culture, tra gli anni sessanta e settanta del Seicento Cosimo compì numerose peregrinazioni, toccando il Nord Italia e poi vari paesi europei, tra cui la Germania, l’Olanda, la Spagna (dove visitò in incognito, nel 1669, Santiago di Compostela), il Portogallo e la Francia, spesso acquisendo curiosità esotiche e oggetti di ogni sorta da portare con sé a corte. Alla morte del padre, nel 1670, ne ereditò il patrimonio e il titolo di granduca, perseguendo con successo le politiche ferdinandiane ma lasciando al contempo molto spazio ai consiglieri, alla madre, al fratello Francesco Maria e agli esponenti dell’aristocrazia.
Sul fronte pisano, se i predecessori Cosimo II e Ferdinando II non avevano dato impulso ad alcun intervento di rilievo urbanistico, sotto il governo di Cosimo III Piazza dei Cavalieri con i suoi edifici tornò a essere oggetto di rinnovate attenzioni. Deciso ad assicurarne la piena fruibilità all’Ordine di Santo Stefano, che trovava in essa il suo luogo simbolo e una rappresentanza istituzionale e territoriale di respiro monumentale, il granduca promosse vari lavori di sistemazione che coinvolsero anche strutture site nelle zone immediatamente adiacenti. In particolare, nel 1691 egli si prodigò per destinare al Consiglio dei Dodici, organo giurisdizionale del cavalierato stefaniano, il Palazzo già dei Priori, oggi appunto Palazzo dei Dodici, sito nell’angolo sud-ovest della Piazza, unico fino a quel momento a non essere di proprietà all’Ordine.
Il fervore religioso che sempre animò l’iniziativa cosimiana e che aveva non a caso reso il granduca fautore, il 25 aprile 1683, della solenne traslazione a Pisa delle reliquie di santo Stefano papa, oggi custodite in un’urna inglobata nell’altare maggiore dell’omonima chiesa conventuale, lo condusse anche a patrocinare un nuovo progetto di decorazione e ampliamento dell’edificio sacro, affidato all’architetto fiorentino Pier Francesco Silvani. Questo prevedeva tra le altre cose l’aggiunta di due ali laterali al corpo di fabbrica principale, dotate di due cappelle cupolate, ma si trattò di un piano presto abortito a causa dell’improvvisa scomparsa di Silvani nell’agosto 1685, quando erano stati eretti solo i muri delle annessioni e completate le rispettive coperture. Parte integrante del programma di riassetto interno della chiesa di Santo Stefano fu anche la realizzazione del nuovo altare, per il quale già Silvani aveva approntato un modello in scala, messo in opera solo un quindicennio dopo da Giovanni Battista Foggini, che ne modificò le forme iniziali, inserendo nella struttura sia le reliquie del santo titolare, sia la cattedra di quest’ultimo, donata dal papa regnante Innocenzo XII all’Ordine e trasferita da Roma a Pisa proprio da Cosimo III nel 1700. Sempre a Foggini il granduca commissionò un altare per san Ranieri nella Cattedrale pisana (1687-1690), uno dedicato a san Francesco Saverio poi inviato alla comunità gesuitica di Goa nelle Indie (1689-1697), e infine la realizzazione del proprio busto (1717-1718) da porre nell’ultima nicchia rimasta libera sull’estremità destra della facciata del Palazzo della Carovana, a completamento della sequenza di ritratti che vi si vede tuttora.
Cosimo III si spense a Firenze il 31 ottobre 1723. Gli successe il figlio Gian Gastone, ultimo della dinastia medicea e unico granduca non rappresentato sulla facciata della Carovana.
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