Palazzo del Capitano del Popolo

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Palazzo del Capitano del Popolo

Rivolgendosi dal centro della Piazza verso il Palazzo dell’Orologio è possibile riconoscere nell’ala meridionale (sinistra) dell’edificio alcune membrature architettoniche medievali relative a una struttura di quattro piani, impostata su una loggia a doppio arco e traforata da una polifora moderna al primo piano. È quanto rimane del trecentesco Palazzo del Capitano del Popolo, sede dell’importante magistratura nata con l’avvento del Comune popolare entro la metà del XIII secolo. Benché questa carica sia attestata fin dal 1254, al pari di altre magistrature la sua residenza ebbe per vari decenni carattere itinerante, come sembrerebbe dimostrare anche l’assenza di menzione di un palazzo o di una dimora attribuiti al Capitano del Popolo negli Statuti del 1287 e del 1313. È necessario dunque chiedersi innanzitutto quali furono le sue sedi.

Al tempo del governo di Ugolino della Gherardesca e Nino Visconti, che arrivarono a proclamarsi entrambi podestà e capitani del Popolo, la sede di quest’ultimo sembra essere stata il «Palazzo del Popolo», ossia il Palazzo degli Anziani, luogo primo e fondamentale del nuovo polo popolare. Ancora per tutto l’ultimo quarto del XIII secolo, nemmeno le fonti cronachistiche – oltre a quelle statutarie – ricordano un palazzo attribuito specificamente al Capitano del Popolo, il quale dovette continuare a risiedere in un’ala del medesimo complesso degli Anziani. Nel 1318, infatti, poco prima che l’evasione di prigionieri genovesi dal vicino carcere delle Sette Vie (ovvero dalla Torre della Fame) rimettesse in discussione la sicurezza degli Anziani, si proponeva – oltre al trasferimento del carcere verso un luogo più sicuro – l’inversione delle residenze degli Anziani e del Capitano del Popolo, riconducibili allora a due ali distinte del complesso dell’articolato edificio.

Nel 1322 una provvisione del Comune attesta che il Capitano del Popolo risiedeva nella torre dei Gualandi detta «de Septem Viis», affacciata sull’omonima piazza e presa in affitto dal Comune dietro pagamento di un canone annuo di 10 lire. Risale invece al 1327 il primo documento comunale che designa espressamente un Palazzo del Capitano: forse un edificio costruito ex novo accanto alla ‘Torre delle Sette Vie’, o forse un riadattamento della torre o domus dei Gualandi attestata dalle fonti, come sembrerebbe indicare la disomogeneità tra le sezioni inferiori e superiori del paramento in conci squadrati.

Pur nella difficoltà di definire chiaramente l’assetto delle singole sedi menzionate dai documenti – ai quali dobbiamo comunque affidarci con cautela – sembra di poter leggere la tardiva comparsa di un palazzo del Capitano del Popolo nella tendenza all’espansione agglutinante dei due poli politici comunali tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo. Tanto il nucleo podestarile di Sant’Ambrogio quanto quello popolare di Piazza delle Sette Vie, infatti, videro inizialmente, poco dopo la metà del Duecento, l’impianto di una prima struttura polifunzionale (la domus e poi palatium Comunis in Sant’Ambrogio, il palatium Populi in Sette Vie). Nei decenni successivi, in virtù dell’accrescersi delle funzioni comunali e dell’attrazione esercitata dai due poli, varie strutture circostanti vennero affittate o acquistate, per accentrarvi molteplici uffici comunali. Un salto di qualità si verificò poi nei primi decenni del Trecento, con la fondazione dapprima del Palazzo del Podestà e poi, presumibilmente entro il 1327, di quello del Capitano del Popolo. Gli interventi di ampliamento e ripavimentazione della Piazza delle Sette Vie avrebbero infine completato e sancito la dislocazione degli uffici operata lungo un secolo.

Possiamo quindi immaginare che furono anzitutto le esigenze di spazio – legate forse al crescente seguito degli Anziani e alla crescente funzione di residenza ufficiale del loro palazzo – a provocare il progressivo spostamento della sede del Capitano fino alla destinazione di un edificio autonomo, per quanto ancora integrato nella costellazione funzionale del centro del Popolo.

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Foto di Andrea Freccioni. ©️ Scuola Normale Superiore
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Porzione corrispondente al Palazzo del Capitano con i pilastri della loggia del pianoterra e la quadrifora di restauro. Pisa, Palazzo dell'Orologio, facciata
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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
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Pilastri di sostegno della ‘loggia’ medievale, con un segmento superstite dell'arco di scarico. Pisa, Palazzo dell'Orologio, facciata

Sul piano architettonico, la struttura visibile dalla piazza è l’essenziale delle preesistenze medievali conservate: queste pertengono a una struttura in muratura piena, in conci squadrati di quarzite e calcari dei Monti pisani. Il piano terreno è costituito da una loggia a due luci con archi quasi a pieno centro, di cui si conservano alcuni cunei con ghiera a gola e dentelli; il primo piano avrebbe invece previsto l’apertura di due quadrifore ad archetti su colonnine senza arco di raccordo, secondo l’interpretazione dei resti ritrovati durante i restauri del 1919, risultata poi nella ricostituzione di una delle due finestre. Nessuna traccia di solai o coperture è rimasta all’interno, restaurato nel 1919 e poi tra il 1979 e il 1982.

L’associazione di una loggia di base e di un piano nobile illuminato da ampie quadrifore colloca il Palazzo del Capitano in un piccolo gruppo di edifici pisani datati da Fabio Redi entro la metà del Trecento: le preesistenze medievali del Palazzo dei Dodici, che ospitarono la nuova Camera del Comune, attestata dal 1338 sulla medesima piazza; e i due palazzi privati con corpo aggettante a loggia su colonne e polifore dell’asse viario di Borgo. La tipologia della ghiera con cornice dell’arco di base trova poi un parallelo nelle preesistenze dell’attuale facciata del Palazzo Arcivescovile (1330-1332), e un confronto ancora più serrato nell’edificio a pilastri posto lungo l’attuale Corso Italia, antica contrada San Gilio, di fronte alle Logge di Banchi (fine XIII-XIV secolo).

Sebbene questi confronti aprano a una tipologia ‘palaziale’ e più residenziale, il Palazzo del Capitano non si allontana completamente dal modello della casa-torre: per la facciata ancora stretta e lo sviluppo ancora marcatamente verticale. Come menzionato, tutte le possibili tracce dell’assetto interno medievale sono state cancellate dalle risistemazioni e riconversioni successive: dal 1406 il palazzo fu assegnato alla magistratura del Capitano di Custodia e balìa e, più tardi, ai Commissari. Il collegamento con la contigua Torre della Fame tramite un passaggio sopraelevato è attestato a partire dal XIV secolo, ma potrebbe essere ben più antico: si tratta in ogni caso di una soluzione perennizzata con l’inclusione di entrambi i corpi nel cinquecentesco Palazzo del Buonuomo, ad uso dei Cavalieri di Santo Stefano.

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