L’Ordine e il suo Ospedale

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L’Ordine e il suo Ospedale

Già l’anno prima della donazione nel 1567 da parte del duca Cosimo de’ Medici al neo-istituto Ordine di Santo Stefano, del medievale Palazzo del Capitano, la struttura, rinnovata e ampliata rapidamente tra il 1564 e il 1566, aveva iniziato ad ospitare al primo piano un’infermeria per i cavalieri. Con il donativo, che prevedeva anche il passaggio di proprietà all’Ordine dei resti dell’annessa Torre della Fame, veniva ribadita la funzione che avrebbe dovuto assumere il complesso edilizio, trasformato infine sotto Ferdinando I nell’attuale Palazzo dell’Orologio, sede dell’Ospedale della Religione. La decisione di avere, nella nuova Piazza dei Cavalieri, una struttura che servisse per l’accoglienza e la cura dei cavalieri stefaniani infermi costituì una componente essenziale dell’organizzazione dell’Ordine. In primo luogo, l’ospedale rispondeva al bisogno di tutelare la salute dei propri membri e mantenerne il buono stato fisico. I cavalieri, che dovevano essere impegnati in operazioni belliche, potevano infatti necessitare, in contesti di emergenza, di cure mediche speciali, a cui l’ospedale sapeva provvedere.

Oltre a queste funzioni pratiche, la nuova struttura si inseriva in maniera organica nella visione di Cosimo, che puntava all’emulazione, anche nella vocazione all’hospitalitas, degli ordini religioso-cavallereschi di epoca medievale, assunti a chiaro modello per l’Ordine stefaniano. E tra questi, in particolare, l’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme, anche conosciuto come Ordine di Malta. La scelta di destinare un intero palazzo a infermeria rappresentava quindi la volontà di recuperare tanto una tradizione consolidata nel mondo cavalleresco, nel quale l’assistenza ai malati e ai bisognosi era parte integrante della missione religiosa e militare, quanto conferire al nuovo Ordine mediceo una legittimazione storica, associandolo ai valori e alle pratiche dei suoi prestigiosi predecessori.

In aggiunta alla nuova funzione acquisita, il complesso architettonico venne ribattezzato, dopo il rinnovamento primo-seicentesco, Palazzo (o Palazzotto) del Buonomo, con riferimento alla neoistituita carica del Buonomo dei cavalieri stefaniani, la figura preposta alla direzione dell’Ospedale dell’Ordine. Nell’adempiere a questa funzione, il Buonomo aveva come mansione principale quella di visitare i cavalieri malati che si trovavano presso il palazzo e di garantire che ricevessero le cure adeguate. Inoltre, rilasciava le fedi o patenti di sanità: documenti ufficiali che attestavano il buono stato di salute dei cavalieri sottoposti a visita e, testimoniando l’avvenuta guarigione da un malanno, permettevano anche di certificare la piena capacità fisica per partecipare a operazioni belliche. Infine, sempre al Buonomo toccava il compito di passare in rassegna i farmaci posseduti dalla spezieria, compilarne l’inventario e provvedere all’acquisto di ciò che mancava. La spezieria dell’Ordine possedeva circa 280 farmaci di diverso tipo, in larga parte derivanti da piante officinali. Si trattava dunque di una carica di rilievo e chi la ricopriva deteneva anche un seggio nel Consiglio dei Dodici, l’organo che affiancava il gran maestro nella gestione dell’Ordine.

Il nuovo Ospedale dell’Ordine di Santo Stefano beneficiava, inoltre, della presenza a Pisa di un prestigioso studium di Medicina, rinnovato sempre sotto il governo di Cosimo, che aveva promosso la rifondazione dell’Ateneo pisano, inaugurato nuovamente già nel 1543. I medici dell’istituzione accademica furono occasionalmente chiamati a collaborare con l’Ordine, su discrezione del Buonomo, per offrire la loro consulenza.

Il ruolo del Palazzo del Buonomo come Ospedale dell’Ordine venne progressivamente meno nel corso del XVII secolo, fino ad essere sostituito da un impiego solo residenziale, in linea con l’affievolirsi della vocazione bellica dell’Ordine già dalla seconda metà del Seicento, sostituita da una funzione più prettamente legata ai meccanismi di carriera e avanzamento sociale all’interno della nobiltà toscana.

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Copyright:
Foto di Giandonato Tartarelli, Scuola Normale Superiore. Su concessione del Ministero della Cultura – Ville e residenze monumentali fiorentine – Direzione regionale Musei
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