Preesistenze medievali (e quattrocentesche)

ASPi – Carovana, bifore murate – 1932 – TARTARELLI – DSC_1380

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Preesistenze medievali (e quattrocentesche)

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Carovana – doppia bifora – TARTARELLI – DSC_8341_part.
Coppia di bifore su colonnine del fianco nord-ovest. Pisa, Palazzo della Carovana

Come uno scrigno, il Palazzo della Carovana conserva ancora, all’esterno e all’interno, tracce delle originarie strutture medievali. Senza modificarne la planimetria, su queste furono impostati gli interventi cinquecenteschi vasariani. Celate interamente sotto strati di intonaco, queste preesistenze hanno eluso lo sguardo dei visitatori fino ai primi decenni del Novecento, quando hanno preso avvio le ‘riscoperte’ che in diversi momenti del secolo le hanno portate alla luce.

All’esterno, strutture medievali a pilastri sono riconoscibili nei prospetti laterali dell’edificio, che coincidono con le estremità dell’area palaziale di pertinenza del Popolo Pisano, attestato sin dal 1261, secondo Gabriella Garzella, sulla Piazza delle Sette Vie (poi Piazza dei Cavalieri). Al 1279 risale la prima menzione della residenza degli Anziani del Popolo nell’area, in una dimora privata che ancora nel 1286 ci si proponeva di acquistare (“domum [Oddonis] Pacis de Septem Viis que conjuncta est Palatio Populi”).

Sul lato destro (sud-est) il grande arcone su pilastri in conci di quarzite fu identificato già nel 1915 sotto all’intonaco in disfacimento. Si scelse allora di non stonacare la fiancata, che fu messa in luce solo nel 1932, quando sul lato sinistro (nord-ovest) riemersero anche due coppie di bifore su colonnine, inquadrate da archi a tutto sesto in laterizi all’interno di una struttura a pilastri in conci di calcare dei Monti Pisani, che furono immediatamente restaurate e valorizzate nell’ambito degli interventi gentiliani nel Palazzo della Carovana. La facciata, al contrario, conserva ancora (nonostante i molti rifacimenti) la facies cinquecentesca. Eppure proprio questa ha rivelato le più ricche informazioni circa l’assetto originario dell’edificio, grazie a indagini non invasive – secondo la tecnica della termografia – che nel 1982 permisero a Fabio Redi di leggere oltre l’intonaco i ben undici corpi di fabbrica medievali sottostanti, alterati e accorpati su progetto di Giorgio Vasari, che per la loro costruzione avrebbe avanzato nelle Vite (1568) il nome (ormai non più accettato) del celebre Nicola Pisano, scultore del fonte nel Battistero di Pisa e padre di Giovanni.

All’interno, alcuni elementi del preesistente palazzo comunale sono riconoscibili in vari ambienti contigui alla facciata. A piano terra, la poderosa colonna della sala omonima, rinvia a un ambiente voltato, probabilmente con quattro volte a crociera su peducci lapidei in parte conservati, inseriti nei pilastri a conci squadrati dell’angolo nord-ovest del palazzo. La copertura doveva elevarsi ben oltre il soffitto attuale a cassettoni in cemento armato, come dimostra il portale ad arco, fornito ancora di cardini, affacciato sulla Piazza, visibile nell’Aula Bianchi al primo piano. A questo ambiente appartiene ancora l’affresco frammentario quattrocentesco raffigurante la Verità, mentre a ulteriori ambienti di rappresentanza o di devozione privata sarebbe da ascrivere la Madonna e il Bambino con angeli e santi, strappata e attualmente conservata in Sala Azzurra. Tracce delle strutture a pilastri che componevano il complesso sono state messe in luce al piano terra e al primo piano fin dalla fine degli anni Settanta: frammentarie finestre sulla sede del potere politico del Comune di Popolo.

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Foto di Giandonato Tartarelli, Scuola Normale Superiore. Su concessione del Ministero della Cultura – Direzione generale Archivi. Con divieto di ulteriore riproduzione o diffusione
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