ISegesta G17

Palazzo della Carovana – Interno – Corridoio – Calchi – DSC_0782 – Tartarelli

Iscrizione onorifica

ISegesta G17

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Palazzo Carovana – Calchi – ISegesta G17 – Tartarelli
Calco in resina di dell'iscrizione onorifica di Herakleios (ISegesta G17). Pisa, Palazzo della Carovana, corridoio del primo piano (lato Via Consoli del Mare)

Il calco in resina, collocato al primo piano del Palazzo della Carovana, sul lato destro del corridoio che conduce dagli studi dei docenti della Classe di Lettere e Filosofia alle aule didattiche, riproduce la superficie frontale di un blocco in calcarenite, parte forse di una base di statua. Il blocco è stato rinvenuto nel 1993 all’interno del riempimento della terrazza dell’agorà, reimpiegato come elemento pavimentale delle strutture sorte sulla terrazza in età medievale. Oggi è custodito nei magazzini del Parco archeologico di Segesta.

L’iscrizione in oggetto (3 linee) è con ogni probabilità la dedica di una statua che in origine stava in prossimità di questo blocco e di cui, come quasi sempre, non è rimasta alcuna traccia. Il fatto che si tratti della dedica di una statua non è esplicito, ma è il modo più naturale di interpretare il testo. In alternativa, la dedica potrebbe essere riferita non a una statua del protagonista dell’iscrizione, Herakleios, bensì a un suo intervento architettonico di qualche importanza. I paralleli segestani però mostrano che in genere, in questi casi, l’iscrizione menziona esplicitamente gli edifici costruiti o gli interventi architettonici compiuti, un dato che è assente nel nostro caso.

Il testo è il seguente:

Ἡράκλειος Διονυσίου

Πετρεῖνος ἀγορανομέων

      ἐκ τῶν ἰδίων.

«Herakleios figlio di Dionysios, Petreinos, mentre ricopriva la carica di agoranomo, a sue spese».

Per quel che riguarda l’onomastica, lo statuto di Petreinos, terzo nome di Herakleios, non è certo: potrebbe trattarsi di un demotico, cioè riferirsi a una suddivisione topografica del territorio segestano, ma al momento tale suddivisione non è meglio nota. Una città di nome Petra è conosciuta da un decreto di Entella, nonché dalle fonti geografiche sulla Sicilia. Questa Petra, benché prossima alla zona elima di Segesta e di Entella, sembra essere sopravvissuta come città autonoma sotto il dominio di Roma, come dimostrerebbero le monetazioni con etnico “Petrinoi” ancora in età romana. È quindi improbabile che il suo territorio sia stato annesso a quello segestano dopo la prima guerra punica, e che la città sia stata declassata a borgata dipendente da Segesta. Il toponimo Petra, in ogni caso, dal momento che rimanda in tutta semplicità al carattere roccioso di un insediamento o di un luogo, è così diffuso da scoraggiare identificazioni precise.

È egualmente improbabile che Herakleios non fosse un cittadino di Segesta ma di Petra, perché solo i cittadini potevano accedere alle magistrature locali. La magistratura in questione è l’agoranomia, che nel mondo greco-romano si occupava di disciplinare il mercato cittadino. Questo incarico dava ampie responsabilità agli agoranomi, come il controllo delle merci, l’organizzazione di feste o agoni e, come in altri casi documentati anche per Segesta, la gestione di lavori pubblici inerenti al mercato (cfr. ad es. ISegesta G10).

La formula ἐκ τῶν ἰδίων, ‘a sue spese’, può essere interpretata in due maniere differenti: può indicare che Herakleios ha ricoperto l’agoranomia a sue spese, come benefattore cittadino, oppure che ha innalzato la statua a sue spese.

La paleografia di questa iscrizione è abbastanza differente da quella delle altre iscrizioni greche di cui si possono osservare i calchi nei corridoi del Palazzo della Carovana. Compaiono infatti le lettere lunate (epsilon, sigma e omega), dai caratteri tondeggianti e corsivi. Questa caratteristica indica che l’iscrizione è più recente rispetto alle altre e risale alla piena età romana; l’onomastica di Herakleios è però ancora del tutto greca, per cui si può ipotizzare per la cronologia dell’iscrizione la fine del I sec. a.C.

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