Aula Bianchi

Carovana – Aula Bianchi Lettere – Palazzo_Carovana-8129_part.

Aula Bianchi

Composta da due ampi ambienti abitualmente separati da una parete rimovibile e destinati all’attività didattica della Classe di Lettere e della Classe di Scienze della Scuola Normale, l’attuale Aula Bianchi è relativamente recente. Situata al primo piano nell’angolo nord-occidentale del Palazzo della Carovana, è il risultato di tre successive riconfigurazioni dell’originale struttura compresa nel Palazzo degli Anziani, avvenute in tre epoche diverse: Medioevo (metà XIV secolo), Età moderna (fine XVIII secolo), ed Età contemporanea (1979-1980).

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Carovana – Aula Bianchi Lettere – Palazzo_Carovana-8128
Aula Bianchi Lettere. Pisa, Palazzo della Carovana
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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
Carovana – Aula Bianchi Scienze – Palazzo_Carovana-8134
Aula Bianchi Scienze. Pisa, Palazzo della Carovana

Con la sottostante Sala della Colonna questo ambiente fu in origine parte di una domus con struttura a pilastri, datata all’inizio del XIII secolo da Fabio Redi. Alcuni dei pilastri quadrangolari, in conci di calcare, sono tuttora visibili all’interno della sala ed esternamente sulla fiancata nord della Carovana, dove si riconoscono, in corrispondenza all’attuale ‘Aula Bianchi Lettere’, due arcate chiuse da diaframmi in laterizi con bifore impostate su colonnine. I restauri interni dell’aula condotti sin dal 1978 (poi supportati dalla lettura termografica della facciata nel 1982) hanno confermato l’originaria scansione in quattro unità quadrangolari giustapposte anche di questo livello della domus che entrò successivamente a far parte del complesso del Palazzo degli Anziani, e in particolare della sua ala sinistra, definita ‘Palazzo nuovo’.

Entro la metà del XIV secolo si operò la riconfigurazione dello spazio dei due ambienti sovrapposti, con la fusione in entrambi dei due corpi edilizi adiacenti lungo la facciata, la demolizione dei muri sud-est e nord-est della torre d’angolo e la realizzazione nel sottostante (l’attuale Sala della Colonna) di una copertura a quattro volte a crociera su peducci che inglobò il livello superiore unificando i due piani. Per la costruzione della volta furono sacrificate le bifore sul fianco nord-ovest dell’edificio, i cui tamponamenti sono ancora oggi visibili sul prospetto nord-ovest. Quello che si venne a creare con questo drastico intervento fu un ambiente unitario e monumentale a doppia altezza, che da probabile luogo semi-pubblico, decorato dopo la conquista fiorentina con l’affresco della Verità, divenne poi con l’arrivo dei Cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano il salone dell’Armeria.

Con l’accrescersi delle esigenze dell’Ordine si resero via via necessari nuovi spazi di abitazione (‘quartieri’), nonché l’ampliamento della mensa. Nel 1777 il progetto di congiungere tramite un corridoio coperto il Palazzo della Carovana con quello dell’Orologio fu accantonato, e si preferì invece sacrificare il salone dell’Armeria, dimezzandone l’altezza per ricavare due piani o ‘mezzanini’: il piano inferiore, con la colonna centrale, sarebbe stato destinato a magazzino, mentre quello superiore a soddisfare le accresciute richieste residenziali. Per dimezzare l’altezza dei vani e ricavare i nuovi ambienti si rese allora necessario demolire le quattro volte a crociera su peducci di costruzione trecentesca, sostituendole con un soffitto a travicelli: così fu fatto nel 1777, come provano i documenti dell’Ordine di Santo Stefano pubblicati da Ewa Karwacka nel 1989. L’affresco della Verità fu tagliato – così come l’antico portale di accesso dalla Piazza delle Sette Vie – dal nuovo solaio, finendo per essere celato alla vista per due secoli.

Le tracce delle volte medievali e della loro distruzione si conservano ancora sui muri perimetrali dell’Aula Bianchi, dove si nota che le imposte delle quattro volte andavano a innestarsi su muri in laterizi eretti a congiunzione dei pilastri angolari delle case-torri precedentemente accorpate. Queste preesistenze furono riportate alla luce sin dal 1978 e lasciate in evidenza, come l’affresco, durante i restauri del 1979-1980, quando su progetto dell’architetto Francesco Tomassi si realizzò il soffitto a cassettoni in cemento armato della sottostante Sala della Colonna, che costituì la base per il pavimento dell’Aula Bianchi. Nella stessa occasione l’ambiente, partizionato in piccoli vani nel Settecento, fu riportato alla sua piena spazialità.

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