Il primo ‘restauro’ documentato dei graffiti sulla facciata del Palazzo della Carovana fu eseguito da Domenico Fiscali tra il 1901 e il 1907, dopo decenni di incuria. Già nella prima metà dell’Ottocento, infatti, le condizioni della decorazione dovevano essere compromesse, come suggerito dalla scarsa attenzione che incisioni e disegni dell’epoca le riservano. Dopo aver restaurato gli affreschi del Collegio Puteano (1896), Fiscali fu coinvolto anche per la facciata della Carovana, dove ampie porzioni di intonaco erano sollevate o perdute.
L’intervento fu preceduto da un dibattito tra due posizioni: quella dell’ispettore ai Monumenti e Scavi di Pisa, Ghirardo Ghirardini, favorevole a un restauro integrativo, volto a recuperare l’unità decorativa del parato, e quella di Luigi Del Moro, direttore dell’Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti della Toscana, che sosteneva un approccio conservativo, mirato alla messa in sicurezza dei graffiti superstiti, evitando qualsiasi ricostruzione che potesse falsificare quanto ormai perduto. Alla morte di Del Moro (1897), la linea integrativa prevalse, supportata dagli enti locali, dal nuovo direttore dell’Ufficio Regionale, Filippo Torrigiani e da Fiscali stesso, che proponeva di ricostruire i graffiti seguendone le tracce ancora visibili sul muro e traendo lucidi dalle figurazioni superstiti. Nonostante la Direzione Generale Antichità e Belle Arti – più per ragioni economiche che metodologiche –, avesse finanziato solo il restauro conservativo, Fiscali contravvenne alle indicazioni ministeriali, intervenendo in senso integrativo. I lavori però si interruppero per mancanza di fondi. Fu Ulisse Dini, direttore della Scuola Normale e senatore del Regno, a ottenere il saldo ministeriale che permise di completare l’intervento. Al termine, l’unica porzione originale superstite risultava essere quella in alto a sinistra della facciata.
Nel 1951, sotto la guida del soprintendente Piero Sanpaolesi, il restauratore Leone Lorenzetti operò un nuovo intervento su 200 metri quadri di graffito. Formalmente descritto come opera consolidamento, contemplò anche questa volta alcuni rifacimenti. Considerato il rapido deperimento del parato decorativo, Lorenzetti fu nuovamente chiamato a intervenire tra il 1970 e il 1974, su insistenza di Paola Barocchi, professoressa della Scuola Normale e in quel momento anche responsabile del suo patrimonio storico-artistico.
Ulteriori restauri si svolsero negli anni Novanta, con nuove campagne nel 2007 e a seguire. È probabilmente a uno di questi interventi che si deve l’alterazione dell’iconografia dei segni zodiacali posti al piano terra.
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