Mainardi, Vergine assunta

Palazzo dei Dodici – Interno – Salone Antiudienza – Assunta – testata – Tartarelli

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Mainardi, Vergine assunta

Nel periodo di tempo che intercorre fra la definitiva sottomissione di Pisa a Firenze (1406) e l’avvio dei lavori che ridussero Piazza dei Cavalieri nella forma che mostra tutt’oggi (1562), non vennero mai meno le commissioni di opere d’arte per ornare i palazzi dove risiedevano i principali uffici e le principali magistrature cittadine. Una delle tracce che attesta questa continuità, insospettabilmente, si conserva nel Palazzo dei Dodici, che, sotto l’elegante aspetto esterno ricostruito su progetto di Pietro Francavilla entro il 1603, nasconde strutture medievali, come del resto la maggior parte degli altri edifici di quest’area urbana.

Al primo piano, nella cosiddetta Sala degli Stemmi, sulla parete ovest, a circa tre metri dal pavimento, si trova un frammento di affresco esprimente una Vergine assunta in Cielo. La presenza di un brano di incorniciatura al di sopra della figura mariana fa capire che essa si collocava in alto, in una composizione più vasta, comprendente sicuramente anche san Tommaso, poiché la gestualità della Vergine è quella che accompagna il dono della cintola all’apostolo. L’iconografia, diffusissima in Toscana, si lega alla venerata reliquia della Sacra Cintola, conservata nella pieve, poi cattedrale, di Santo Stefano a Prato. Probabilmente l’affresco nella sua completezza si presentava come una finta pala d’altare, con due paraste a sorreggere una trabeazione, della quale resta appunto un frammento.

Copyright:
Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore. Su gentile concessione dell'Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano, Pisa
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Sebastiano Mainardi, Vergine assunta, 1494 ca. Pisa, Palazzo dei Dodici, Sala degli Stemmi

Lo stile ha portato la critica a collocare l’opera in ambito ghirlandaiesco, ma per essa può essere senz’altro confermata un’attribuzione al pittore Sebastiano (o Bastiano) Mainardi, collaboratore e cognato di Domenico Ghirlandaio, capostipite dell’importante bottega fiorentina. Il pittore, infatti, veniva pagato dall’Opera del Duomo di Pisa 68 lire e 10 soldi il 13 giugno 1493 (1494 in stile moderno) per «una Nostra Donna in Assumsione» affrescata nel Palazzo dei Priori (ora dei Dodici). La somma era evidentemente un acconto sul totale di nove ducati d’oro che erano stati pattuiti con il Collegio dei priori per l’esecuzione dell’affresco; non è chiaro perché questa voce compaia nei registri di conti dell’Opera, ma è possibile che l’istituzione, per la quale la bottega di Ghirlandaio lavorava in via quasi esclusiva, avesse assunto un ruolo di mediazione rispetto alla commissione al Mainardi. Non c’è motivo di dubitare che l’affresco in questione sia quello documentato, come è confermato dallo stile e anche da alcuni dettagli, come il velo della Vergine, finemente plissettato, che raccoglie i capelli sulla nuca e ricade sul capo in due lembi, che scendono zigzagando sulle spalle; o ancora il manto, fermato da un lacciuolo con al centro una ricca broche. A queste cifre stilistiche si accompagnano alcune scelte, come quella di dare evidenza ai raggi che promanano dalla Vergine con delle applicazioni in cera, poi coperta con la foglia oro, che ritornano anche per il gioiello sul petto. Si tratta di espedienti largamente impiegati nella bottega di Domenico Ghirlandaio, nelle opere della maturità, come nella Cappella Sassetti in Santa Trinita a Firenze e, soprattutto, nella cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella. Lo stesso Mainardi, d’altra parte, ricorre alle stesse applicazioni nella grande Assunta affrescata nella Cappella Baroncelli in Santa Croce, eseguita nel 1490 e quindi diretto precedente per l’opera pisana.

La bottega fiorentina operò a Pisa in due distinti momenti: un primo soggiorno fra 1478 e 1479 e un secondo nel 1492, quando Ghirlandaio fu ingaggiato per lavorare alla tribuna della Primaziale a un’Annunziata sul frontespizio del catino absidale e a coppie di angeli negli intradossi. I documenti attestano vari collaboratori, alcuni evidentemente in parte responsabili della pittura, come Domenico de’ Rosso, Poggio Poggini, Ambrogio, Baldino e lo stesso Mainardi; quest’ultimo aveva posizione preminente e svolgeva dei lavori anche per proprio conto. Fra questi, va inserita l’Assunta del Palazzo dei Priori, che probabilmente ripeteva uno schema impostato da Ghirlandaio, una costante nell’opera di Mainardi.

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