Filippo Paladini nacque a Pistoia intorno al 1559. Era figlio di Lorenzo di Bartolomeo, un libraio veneziano stabilitosi nella città toscana, con il quale condivise l’attività di legatore, che svolse poi autonomamente per la cattedrale cittadina tra il 1598 e il 1600. Precedentemente, tra gli anni ottanta e novanta, Filippo aveva già ricoperto alcune cariche pubbliche per il Comune e, grazie a contatti paterni con lo Spedale del Ceppo, era stato ingaggiato dall’Istituzione per diverse opere, tra cui la scena raffigurante il Dar da bere agli assetati – per il ciclo delle Sette Opere della Misericordia nel loggiato esterno – eseguita in terracotta colorata, in collaborazione con un vasaio e un altro pittore.
Nel 1601 Filippo era attivo a Livorno, principalmente come frescante. Nel contesto del cantiere della Piazza d’Armi (oggi Piazza Grande) poté conoscere personalmente il granduca Ferdinando I de’ Medici, il quale, nel concordare i modelli da utilizzare, gli fece l’onore di prestargli due volumi della Genealogia degli dei, la mascherata svoltasi a Firenze nel 1565 per le nozze di Francesco I de’ Medici con Giovanna d’Austria, ideata da Giorgio Vasari.
Fu proprio il granduca a favorire il trasferimento pisano di Paladini. Il pittore fu dapprima impiegato nel Giardino dei Semplici (l’orto botanico): nel 1603 nella riproduzione a tempera di 32 piante per il manoscritto Icones variarum plantarum (Pisa, Biblioteca universitaria, ms. 465), coadiuvato dal semplicista Francesco Malocchi; nel 1604 per il disegno di una pianta del giardino (perduta) e nel 1606 nell’esecuzione del ritratto del botanico fiammingo Carlo Clausio (Pisa, Museo botanico), per la ‘galleria’ di effigi dell’istituzione.
Nel 1603, probabilmente sempre per mediazione del granduca, aveva anche ottenuto l’incarico di realizzare il disegno del soffitto di Santo Stefano dei Cavalieri, progettato da Alessandro Pieroni. Seguirono altre commissioni dell’ordine: nel 1604 l’esecuzione di un affresco (perduto) con Santo Stefano in adorazione del Crocifisso per il Palazzo della Canonica e nel 1605 la realizzazione dell’arme di Paolo V Borghese, in sostituzione di quella di Leone XI de’ Medici, che lo aveva preceduto, di nuovo in Santo Stefano. Quello stesso anno, forse per mediazione di Francesco Santo Regolo, che era soprintendente dell’orto botanico ma anche camerlengo del Duomo di Pisa, fu impiegato nel restauro dei mosaici delle lunette al di sopra delle porte della cattedrale – quella del portale di sinistra fu completamente rifatta nell’Ottocento –, condividendo l’incarico con il figlio Lorenzo.
Nato a Pistoia nel 1581, Lorenzo era figlio di primo letto di Filippo, che aveva dapprima sposato Lucrezia Sereni (1575), dalla quale ebbe anche il secondogenito Isidoro. Rimasto vedovo, Filippo era convolato a nozze con Persia Cilli (1593), che gli dette quattro figli, tra cui si segnala Arcangela, che fu pittrice.
Nel 1607 Francesco Lanfreducci il Vecchio commissionò a Filippo la decorazione della sua villa e della chiesetta di San Martino a Noce nei pressi di Uliveto Terme. Fu però la decorazione della facciata del Palazzo dell’Orologio a costituire il suo incarico più importante, nonché l’ultimo, dal momento che morì nel corso dei lavori, dopo l’aprile del 1608.
Fu sostituito dal figlio Lorenzo, che inizialmente condivise il lavoro con Giovanni Stefano Maruscelli, ma dopo poche settimane lasciò campo libero al pittore spoletino. Resta dunque difficile circoscrivere con certezza l’apporto del giovane Paladini, che lo stesso anno risulta debitore di un albergatore «al Fiore» e viene definito «dipintore a San Frediano», un riferimento non ancora sciolto dalla critica moderna. Oltre queste date non sembrano esserci altre informazioni sull’attività pisana di Lorenzo, che dovette trasferirsi nuovamente a Pistoia, dove poi morì nel 1646.
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