Leonardo Bistolfi

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Leonardo Bistolfi

Figlio di un intagliatore in legno e di una maestra elementare, Leonardo Bistolfi nacque a Casale Monferrato il 15 marzo 1859. Rimasto orfano del padre all’età di due anni, crebbe nella casa della famiglia materna, dimostrando un precoce talento per il violino e per il disegno. Nel 1874 ricevette quindi dal Comune di Casale Monferrato una borsa di studio che gli consentì di formarsi all’Accademia di Brera, dove ebbe l’opportunità di seguire i corsi di Giosuè Argenti, ma anche di entrare in contatto con l’ambiente della Scapigliatura milanese.

Nel 1880 Bistolfi si trasferì a Torino per seguire le lezioni di Odoardo Tabacchi all’Accademia Albertina. Contestualmente, iniziò a partecipare alle esposizioni organizzate dalla Società Promotrice di Belle Arti, riuscendo a ritagliarsi un crescente spazio di visibilità all’interno della scena artistica e culturale torinese, dove presto strinse amicizia con il pittore Lorenzo Delleani e con l’avvocato e poeta Giovanni Camerana.

A partire dalla realizzazione de L’angelo della morte (1882), commissionatogli dalla famiglia Braida per il Cimitero Monumentale di Torino, Bistolfi si affermò rapidamente come uno degli interpreti italiani più apprezzati nell’ambito della scultura funeraria. Le sue opere, in questo campo, di rado erano pensate come semplici monumenti commemorativi. Si trattava piuttosto di lavori carichi di rimandi allegorici alla dimensione ultraterrena, la cui forte carica simbolista e visionaria si esprimeva attraverso eleganti soluzioni decorative che incontravano perfettamente il gusto dell’aristocrazia italiana del tempo, e che presto valsero allo scultore l’appellativo di «poeta della Morte».

Tra i suoi monumenti funebri più celebri spiccano La Sfinge (1891), realizzata per la famiglia Pansa presso il cimitero di Cuneo, Il dolore confortato dalle memorie (1898), commissionatogli dagli eredi dell’imprenditore Giuseppe Durio per il cimitero di Torino, o ancora la cosiddetta Edicola Toscanini (1909-11), eseguita per la famiglia del celebre direttore d’orchestra presso il Cimitero Monumentale di Milano. Nel caso di quest’ultima, in particolare, si registra molto chiaramente lo sviluppo dello stile di Bistolfi verso esiti di crescente sintetismo formale, in aperto dialogo con alcune soluzioni tipiche della Secessione viennese e del Liberty internazionale.

Meno fortunate, almeno in questa prima fase della sua carriera, furono le partecipazioni ai concorsi per monumenti pubblici. Nel 1888, ad esempio, al suo progetto per il monumento equestre di Garibaldi a Milano fu nettamente preferito quello di Ettore Ximenes. Lo stesso avvenne alla metà degli anni novanta in occasione del concorso per il monumento ai Fratelli Cairoli a Pavia, quando la commissione scartò la proposta di Bistolfi per assegnare l’incarico a Enrico Cassi.

Fin dai suoi primi anni lo scultore si dedicò anche a lavori destinati a esposizioni pubbliche e al collezionismo privato: opere in cui un’accurata attenzione verista nei confronti dei propri soggetti conviveva spesso con la ricerca di una forte accentuazione emotiva, oltre che con soluzioni di animazione delle superfici dal sapore talvolta quasi pittorico, profondamente influenzate dai modelli della Scapigliatura lombarda. Tra queste sculture, vale la pena di menzionare il celebre gruppo de Gli amanti (1883-84), ispirato probabilmente a una interpretazione di Eleonora Duse ne La signora delle camelie, o ancora Piove (Le oche) (1887), presto acquistato dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. A questi lavori si aggiungeva inoltre una vasta produzione ritrattistica. Già nel 1883, ad esempio, Bistolfi era stato incaricato di realizzare un busto di Antonio Fontanesi per l’Accademia Albertina. Presto allo scultore sarebbero stati poi commissionati anche alcuni ritratti della famiglia reale, tra cui quelli di Vittorio Emanuele II (1897) e Umberto I (1900).

Nel 1893 Bistolfi sposò Maria Gusberti, dalla quale aveva avuto sette anni prima suo figlio Giovanni. Nel corso degli anni novanta, poi, l’artista strinse rapporti con molti dei protagonisti del mondo della cultura dell’Italia settentrionale del tempo: dal circolo intellettuale di Cesare Lombroso, ai maggiori esponenti del Divisionismo (Angelo Morbelli, Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza), dei quali iniziò presto a condividere anche le posizioni filo-socialiste. Particolarmente stretta fu poi la sua amicizia con lo scrittore Giovanni Cena. Sarebbe stato quest’ultimo, nel 1901, a presentare Bistolfi ad Auguste Rodin durante un soggiorno in Italia dello scultore francese.

Il successo artistico di Bistolfi raggiunse il suo apice nel primo decennio del Novecento. Nel 1902 l’artista fondò insieme ad alcuni critici e intellettuali torinesi la rivista L’Arte Decorativa Moderna. Dopo aver partecipato alle prime edizioni dell’Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, nel 1905 gli fu finalmente allestita una grande mostra personale, per la quale ricevette la medaglia d’oro della Biennale per la scultura. Dì lì a poco, fu invitato a far parte della commissione artistica per il Vittoriano a Roma, per il quale avrebbe realizzato il gruppo del Sacrificio (1911), uno dei più importanti dell’intero complesso monumentale.

Dopo il primo conflitto mondiale, la scultura di Bistolfi cominciò ad apparire agli occhi della critica e degli artisti della generazione più giovane come sostanzialmente estranea alle sfide più attuali dell’arte contemporanea: nel clima di imperante novecentismo degli anni Venti, le opere dello scultore non potevano che apparire eccessivamente enfatiche, decorative, spesso fin troppo scopertamente letterarie. L’artista, ad ogni modo, stabilitosi nel frattempo nella sua villa a La Loggia, un piccolo borgo rurale poco fuori Torino, continuò a lavorare con assiduità, dedicandosi al contempo al violino, alla pittura e alla sua attività di scrittore d’arte e poeta.

Nominato senatore del Regno nel marzo del 1923, nel corso degli anni Venti Bistolfi portò a termine numerose commissioni per importanti monumenti pubblici, con i quali tentò di misurarsi con le novità della grammatica scultorea del tempo. Tra questi lavori, in particolare, spiccano la statua equestre di Garibaldi a Savona (1923), il monumento dedicato al matematico Ulisse Dini a Pisa (1927), città con la quale non sembra avesse avuto contatti prima della commissione, il Monumento ai caduti di Casale Monferrato (1928), e ancora il grande memoriale commissionatogli anni prima dal Comune di Bologna per Giosuè Carducci (1928), in cui la posa della figura del poeta si rifaceva apertamente a quella del Pensatore di Rodin.

Leonardo Bistolfi morì di congestione cerebrale a La Loggia il 2 settembre 1933, all’età di 74 anni. Fu sepolto nel cimitero di Casale Monferrato, suo paese natale, dove oggi, all’interno del Museo Civico, si trova la Gipsoteca Bistolfi, la più importante raccolta di opere dell’artista.

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
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