Davide Fortini

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Davide Fortini

Davide Fortini nacque in data imprecisata a San Casciano in Val di Pesa e prese in sposa Dianora Pericoli, figlia del celebre architetto e scultore fiorentino Niccolò, meglio noto come il Tribolo, avviando così la sua carriera al seguito dell’abile e affermato suocero. Negli anni cinquanta fu attivo con quest’ultimo nelle ville medicee di Castello e di Poggio a Caiano, entrambe site negli immediati dintorni di Firenze, e fu in seguito responsabile unico di numerosi lavori nel giardino di Boboli e della costruzione dei mezzanini in Palazzo Pitti. Nel 1550 era inoltre entrato a far parte, in qualità di capomastro, della magistratura dei Capitani di parte guelfa – istituzione toscana di grande prestigio, con poteri giurisdizionali in ambito civile, penale e difensivo –, ricoprendo per oltre trent’anni il ruolo di difensore degli interessi del casato mediceo. Ampia fu anche la sua attività di ingegnere idraulico e progettista esperto soprattutto di fortificazioni e fu proprio come sovrintendente agli interventi idraulici e al nuovo arsenale che Fortini fu chiamato nel 1562 da Cosimo I de’ Medici a Pisa.

Nell’ambito del più ampio progetto vasariano di risistemazione dell’area urbana pisana corrispondente all’attuale Piazza dei Cavalieri, destinata a divenire il quartier generale dell’Ordine religioso-militare di Santo Stefano, fondato dal duca Cosimo nel 1561, egli ricevette dapprima l’incarico di dirigere – per conto di Giorgio Vasari, attivo in contemporanea su più fronti e dunque spesso fuori città – i lavori appena avviati nella chiesa dedicata al santo titolare dell’Ordine, assumendo poi anche la responsabilità della progettazione del vicino Palazzo della Carovana, del Palazzetto dell’Orologio e di quello della Canonica, finendo così per avere il controllo complessivo dei cantieri attivi. Il nome di «maestro Davitte» compare infatti in moltissimi dei documenti operativi finora noti e pertinenti ai lavori della Piazza, essendo sempre lui ad autorizzare, congiuntamente a Vasari e poi in autonomia dopo la scomparsa di quest’ultimo, la messa in opera di ogni singola componente, così come a determinare la scelta e il pagamento dei materiali da utilizzare, a vagliare idee progettuali e modelli esecutivi, ad assoldare le maestranze di volta in volta necessarie. Dopo continue modifiche progettuali, nel 1570 i due stipularono con Giovanni Fancelli, meglio noto con l’appellativo di Nanni di Stocco, anche un contratto per la realizzazione a prezzo calmierato delle facciate esterne del campanile della chiesa, per il quale Giorgio Vasari aveva redatto diversi disegni; la struttura avrebbe dovuto essere ultimata nell’arco di soli dieci mesi, ma i lavori si protrassero più del previsto, concludendosi solo nel 1572. Sempre a Fortini spettò anche la risistemazione del cosiddetto Salone dell’Armeria, attuale Sala della Colonna (per la presenza di una superstite colonna trecentesca pertinente all’antica struttura medievale), al pianterreno del Palazzo della Carovana, non toccata dagli interventi vasariani.

Con la scomparsa, nel giugno del 1574, del collega aretino, Fortini rimase da solo a ‘tenere le redini’ dei lavori pisani, raccogliendo il lascito del suo predecessore e sostanzialmente proseguendone le attività programmate. Nel 1575 presentò tuttavia all’Ordine stefaniano alcuni disegni autonomi per la costruzione di un sepolcreto (già immaginato anche da Vasari) destinato ad accogliere i Cavalieri nei pressi della chiesa conventuale, ma non si interruppero, al contempo, anche le sue attività ingegneristiche in tutta la Toscana. Tra queste è possibile ricordare l’opera di bonifica della Val di Chiana, il risanamento degli argini del fiume Arno – progetto condiviso con Bernardo Buontalenti – e il servizio prestato già a partire dagli anni sessanta presso le ville medicee di Petraia, Pratolino, Poggio a Caiano, La Magia, dove collaborò ancora con Buontalenti alla creazione del lago artificiale, e Coltano. A Pisa nel nono decennio egli dovette infine affiancare nuovamente quest’ultimo nell’edificazione del Palazzo granducale (oggi Palazzo Reale): si tratta di una delle estreme attestazioni della sua attività, di cui non si hanno più notizie a partire dall’ultimo decennio del secolo, periodo in cui, verosimilmente, deve collocarsi la sua morte.

 

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