Gli estremi biografici di Alessandro Forzori, figlio di Giovanni Donato e collaboratore aretino di Giorgio Vasari, sono ad oggi ignoti; tuttavia, la sua attività si può grosso modo scalare tra il 1564 e il 1585. Al 3 novembre 1564 data, infatti, la prima menzione certa di questo pittore, il cui nome compare in una missiva vasariana inoltrata da Firenze a Pisa e destinata a Leonardo Marinozzi, nobile anconetano e cavaliere di Santo Stefano, nella quale il primo annunciava l’imminente arrivo nella città marinara di Forzori e di Tommaso di Battista del Verrocchio, altro suo assistente, che consegnò personalmente la lettera al destinatario. I due artisti sarebbero stati responsabili della messa in opera delle decorazioni a graffito sulla facciata del Palazzo della Carovana, per le quali Vasari aveva già fornito i primi disegni, avvisando Marinozzi che Tommaso sarebbe stato inizialmente supportato da un aiuto, essendo Forzori impegnato altrove e dunque impossibilitato a raggiungere il cantiere prima di qualche giorno. Il 9 dicembre seguente fu invece lo stesso Marinozzi a indirizzare una breve nota a Vasari, rallegrandosi della «venuta di Alessandro d’Arezzo, il quale era necessario, perché maestro Tommaso aveva incominciato il lavoro di sorte, che è bisognato tutto rifarlo; e con la esperienzia e giudizio d’Alessandro si è tutto rifatto di lavoro et apparisce bene, con satisfazione di ciascuno». L’attività condivisa dei due pittori non dovette procedere in modo lineare, se nel gennaio 1565 Vasari si vedeva costretto a raccomandarsi ancora a Marinozzi affinché «gli facci intendere per parte mia che l’uno e l’altro si unischi perché non vo’ l’opera divisa: et se bisognia in questo far cosa alcuna, la signoria vostra adoperi l’autorità mia et facci che s’atenda all’opera che importa assai. E perché so quanto l’ama l’onor di cotesta opera e tenere uniti cotesti cervegli perché non vadino in lungho». La fiducia riposta da Vasari in Forzori si rese manifesta anche nell’assegnazione a quest’ultimo delle responsabilità operative nelle prime fasi progettuali connesse alla scelta e sistemazione dei ritratti degli «autori delle Religioni» che Cosimo I aveva richiesto per la parte alta della facciata del Palazzo, sostituiti più tardi dai busti dei granduchi medicei entro nicchie che vi si vedono tuttora, messi in opera dopo la morte dell’aretino su coordinamento dello scultore Ridolfo Sirigatti.
Già membro dell’Accademia fiorentina del Disegno, nel 1565 Alessandro Forzori prese parte, sempre al fianco di Vasari, anche ai lavori di preparazione degli allestimenti festivi per le nozze di Francesco I de’ Medici e Giovanna d’Austria, venendo eletto nello stesso anno ad Arezzo presidente delle Arti del Disegno, a riprova di una discreta affermazione professionale in ambito locale, a cui comunque non corrisposero mai incarichi ufficiali autonomi di particolare prestigio.
Attivo nei territori medicei, tra Toscana e Umbria, alcune pale superstiti offrono un’accurata testimonianza della sua produzione da cavalletto, sempre strettamente connessa, sul piano stilistico, ai modelli vasariani. Tra queste si ricordano la firmata Deposizione di Cristo nella Chiesa di San Francesco a Citerna, in provincia di Perugia, eseguita nel 1568, che ripropone con varianti e tenore esecutivo più modesto il prototipo della Deposizione eseguita un ventennio prima da Vasari a Ravenna; la Pentecoste del 1569 per la chiesa di San Domenico a Città di Castello, affollata di personaggi che mostrano, ancora una volta, il chiaro rimando a stilemi tipicamente vasariani, e la Discesa dello Spirito Santo della Pinacoteca Civica di Arezzo.
Le ultime attestazioni dell’attività di Forzori risalgono al 1585, quando firmò una Circoncisione di Cristo per la chiesa di Santa Fiora a Torrita di Siena e un affresco con un Cristo crocifisso con san Donato in preghiera nel Palazzo Comunale di Arezzo, che ancora oggi lo custodisce. La morte dovette pertanto sopraggiungere in un momento imprecisato, a partire da questa data.
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