Nato a Firenze il 25 maggio 1671, Giovanni Battista Gastone de’ Medici fu il terzo figlio, dopo Ferdinando e Anna Maria Luisa, di Cosimo III de’ Medici e di Margherita Luisa d’Orléans. Poiché il primogenito della coppia, Ferdinando, premorì al padre nel 1713 (senza per altro lasciare eredi), fu Gian Gastone a succedere a Cosimo III nel 1723, divenendo il settimo granduca di Toscana e ultimo esponente dei Medici a reggere il granducato, passato poi ai Lorena.
Gian Gastone trascorse la sua infanzia a Firenze, nella residenza di famiglia: Palazzo Pitti. Nel 1675, all’età di quattro anni, venne affidato alla nonna Vittoria della Rovere, dopo che la granduchessa Margherita Luisa, perennemente in rotta col marito Cosimo, si risolse a tornare in Francia. Una formazione piena e raffinata gli fu assicurata dal fruttuoso incontro con diversi precettori – ciascuno specializzato in una branca del sapere –, che lo accompagnarono nella sua crescita e maturazione culturale. Il figlio cadetto di Cosimo III fu anche un esperto poliglotta, abile nella frequentazione delle lingue antiche tanto quanto nella pratica del tedesco, del francese e persino dell’inglese.
Le vicende biografiche più note su Gian Gastone – per la letteratura aneddotica che su di esse è fiorita – riguardano il suo orientamento sessuale e l’infelice corso del suo matrimonio, che fu una delle tante unioni ‘sterili’ celebrate in anni cruciali per le sorti del granducato. I tentativi di Cosimo III per prevenire il problema della mancata successione ed esorcizzare il pericolo dell’intromissione imperiale furono disparati e comportarono astute (ma fallimentari) politiche matrimoniali: tra queste rientra anche l’unione tra Gian Gastone e Anna Maria Francesca di Sassonia-Lauenburg. Le nozze, preparate da Cosimo III di concerto con la figlia Anna Maria Luisa, sua consigliera, furono celebrate a Düsseldorf il 2 luglio 1697.
La coppia visse a Reichstadt, non lontano da Praga, per meno di un anno, quando nella primavera del 1698 la vita coniugale tribolata che i due conducevano (testimoniata dalla corrispondenza di entrambi) fu interrotta dall’improvvisa partenza del principe alla volta di Parigi, dove fu ricevuto da re Luigi XIV e dalla madre Margherita. Nonostante le pressioni di Cosimo III, che nelle lettere indirizzate al figlio severamente lo biasimava per avere abbandonato il tetto coniugale, Gian Gastone volle lasciare la Boemia per stabilirsi definitivamente a Firenze nel 1708. Neppure l’intercessione di papa Clemente XI servì a persuadere la gran principessa a seguire il marito.
Cosimo III morì nel 1723; nel frattempo la Quadruplice Alleanza, durante il congresso di Cambrai, si stava pronunciando sulla nomina di don Carlos di Borbone, figlio di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese, quale erede del granducato, non appena si fosse estinta la casata regnante (contravvenendo così all’anteriore risoluzione di Cosimo III che, con un motu proprio emanato nel 1713, aveva precauzionalmente allargato la linea di successione, includendovi la figlia Anna Maria).
Bronzo dorato, fusione, 91 mm.
Bronzo dorato, fusione, 91 mm.
Gian Gastone assunse nel 1724 il comando del granducato, già cinquantaduenne. Anche da granduca, condusse una vita schiva e appartata, partecipando raramente alle cerimonie pubbliche e adottando una politica estera piuttosto accorta, che seppe far fronte alle pretese spagnole sullo stato mediceo. Nei primi anni di reggenza, promosse delle riforme finanziarie che permisero di ridurre il debito pubblico, e adottò una politica difensiva che consistette nello stanziamento di guarnigioni di difesa a Livorno e a Portoferraio.
Negli anni in cui l’Ordine cavalleresco di Santo Stefano aveva perso le sue originarie prerogative militari e difensive e si era semmai rafforzato il suo ruolo di organismo ‘parastatale’, Gian Gastone, in qualità di gran maestro dell’Ordine, perseguì l’orientamento del padre. Durante il magistero di Cosimo III prima e quello di Gian Gastone poi, si registrò infatti un notevole aumento del capitale investito nelle commende di padronato, ossia nei benefici destinati alle nuove leve dell’Ordine (si trattava per lo più di membri di famiglie di nuova nobiltà), che il gran maestro rilasciava in quantità sempre maggiori. L’attenzione per i Cavalieri e le loro architetture in Piazza sono infatti in questi anni al centro degli interessi dei viaggiatori del Grand Tour, tra i quali De Rogissart, Johann Georg Keyssler e Charles de Brosses, nonostante l’addestramento militare non fosse più praticato né necessario: l’ultimo scontro della marina stefaniana sarebbe stato combattuto nel 1719 e l’istituto della carovana aveva già cominciato a perdere l’originaria funzione. Di lì a poco, infatti – ossia negli anni di reggenza lorenese –, il servizio militare che i Cavalieri erano tenuti a prestare si sarebbe convertito in un corso quadriennale di discipline umanistiche e scientifiche. Gian Gastone non compare nella serie dei busti medicei sulla facciata del Palazzo della Carovana, ma al suo interno se ne conserva ancora un’effigie marmorea.
L’ultimo granduca mediceo morì il 9 luglio 1737, ben consapevole (e anzi «onorato», come dirà in una lettera all’imperatore) che, in questo quadro geopolitico europeo ulteriormente scosso dalla guerra di successione polacca (1731-1737), Carlo VI avrebbe investito della successione al granducato il duca di Lorena, Francesco Stefano, suo genero.
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