Elisa Bonaparte, sorella di Napoleone, fu principessa di Lucca e Piombino e, in seguito, granduchessa di Toscana. Definita da Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord la ‘Semiramide di Lucca’, la donna fu protagonista dell’applicazione in territorio toscano delle riforme centralizzatrici francesi ed è ricordata per i suoi interventi nel campo delle arti e delle scienze.
Nata ad Ajaccio nel 1777, dopo la formazione presso la Maison Royale de Saint-Louis a Saint-Cyr, nel 1797 la giovane sposò, sfidando le riserve del fratello, il capitano corso Felice Baciocchi. Trasferitasi a Parigi, dopo il colpo di stato del 18 brumaio (9 novembre 1799), con cui Napoleone segnò la fine del Direttorio e l’inizio del Consolato, Elisa trascorse il tempo intrattenendo la società cittadina, divenendo una salottiera particolarmente apprezzata ed elargendo la propria protezione a importanti letterati. Dopo l’incoronazione imperiale di Napoleone riuscì a ottenere da lui un titolo, quello di duchessa di Portoferraio nel marzo del 1805, e un governo, ovvero il ducato di Lucca (qualche mese più tardi), che già l’anno successivo sarebbe stato ingrandito accogliendo Massa, Carrara e la Garfagnana.
Durante gli anni trascorsi a Lucca, Elisa si dedicò all’amministrazione del territorio attraverso un’importante campagna di riforme, risultato di un’accorta traduzione delle direttive parigine. Gli ostacoli che si trovò a fronteggiare riguardarono prevalentemente l’abolizione delle corporazioni religiose. Nonostante la popolazione fosse tendenzialmente ostile al dominio francese, Elisa godette di un certo favore popolare grazie alle sue opere di beneficenza, di riqualificazione della città e di promozione dell’istruzione, ed è ancora oggi ricordata dal folklore e dalla storia locale per le trasformazioni urbanistiche operate e per alcuni lasciti artistici di pregio come il rinnovamento in stile Impero della Villa Reale di Marlia.
Per quanto riguarda i suoi rapporti con la città Pisa sappiamo che inizialmente la principessa rifiutò di visitarla. Sollecitata in questo senso il 6 maggio 1807 da Maria Luisa di Borbone-Spagna, così Elisa riportava al fratello Napoleone qualche giorno più tardi: «La regina d’Etruria mi ha inviato vari corrieri per invitarmi al Gioco del Ponte. Non vi sono andata; ma dato che queste richieste si rinnovavano senza posa dal mio arrivo in Italia e che i miei rifiuti continui avrebbero potuto apparire singolari, ho deciso di andare a trascorrere due ore a Livorno». Fece visita a Pisa qualche mese dopo, risiedendo a Palazzo Reale, in occasione della Luminara, che si festeggia ancora oggi ogni anno sul Lungarno alla vigilia della festa del patrono, San Ranieri, il 16 giugno.
Poco dopo l’acquisizione del Regno di Etruria da parte di Napoleone, con decreto imperiale del 3 marzo 1809 Elisa venne nominata granduchessa di Toscana (senza che il marito ottenesse quello di granduca), con funzioni di vigilanza su tutte le autorità militari, civili e amministrative, secondo gli ordini impartiti dall’imperatore. Il 23 marzo il viceprefetto di Pisa, Giovan Battista Nomi, ordinò di affiggere il decreto nelle vie della città e il 2 aprile il sottoprefetto e il maire, insieme ai funzionari civili e ai militari, organizzarono in Piazza dei Cavalieri la lettura pubblica del testo. Il 5 aprile Elisa lasciò Firenze per fare a Pisa il suo primo ingresso come granduchessa, dopo una tappa a Pontedera, dove fu salutata come ‘regina del Serchio e dell’Arno’. Non appena i Cavalieri di Santo Stefano seppero del suo arrivo in città, preoccupati per la probabile e imminente soppressione del loro Ordine per volontà di Napoleone, decisero di inviare due delegati con l’incarico di sollecitare la protezione della sovrana francese offrendole durante la sua visita pisana una scorta d’onore. Per convincerla rimarcarono il fatto che il loro era «un istituto che forma[va] da più secoli lo splendore di questi stati ed il sostegno di una quantità considerabile di individui e di famiglie». Elisa, tuttavia, forse perché impotente, rimase sorda davanti a tali suppliche. Con un decreto imperiale del 9 aprile 1809 l’Ordine venne soppresso e a nulla valse che nella loro ultima seduta, il 9 maggio 1809, i Cavalieri rivolgessero un’ennesima memoria all’imperatore, chiedendo di nuovo alla granduchessa l’intercessione presso il fratello: dopo più di due secoli dalla sua costruzione vasariana, il Palazzo della Carovana veniva svuotato dei suoi storici arredi e reso disponibile come alloggio per le truppe francesi e per i paggi di Elisa stessa, ogni qualvolta la donna si fosse recata a Pisa.
L’altro importante decreto imperiale, che tanto avrebbe inciso sulla (futura) vicenda di Piazza dei Cavalieri e trovò esecuzione durante il governo della Bonaparte in Toscana, fu l’istituzione della Scuola Normale Superiore (18 ottobre 1810), volta a formare giovani da reclutare nei ranghi dello Stato come funzionari istruiti e leali. Dopo due anni di discussioni, difficoltà logistiche e resistenze locali, solo nel 1813 il neonato collegio aprì, alloggiando i propri studenti nell’ex convento di San Silvestro, già libero, per quanto lontano e scomodo rispetto alle aule della Sapienza, dove i ‘normalisti’ dovevano recarsi per le lezioni. Sull’intera vicenda Elisa Bonaparte vigilò con attenzione, presenziando all’inaugurazione dell’anno accademico e agendo sulla scelta dei professori dell’Università.
Nel febbraio del 1814, in seguito a una prolungata stagione di tensioni internazionali e all’invasione del territorio toscano da parte delle truppe di Gioacchino Murat, Elisa, che aveva nel frattempo imparato ad apprezzare Pisa per il suo clima mite, per gli eleganti balli nei suoi palazzi storici e per le pattinate sul ghiaccio lungo l’Arno, fu costretta a scappare insieme alla famiglia rifugiandosi prima a Lucca, nel tentativo di conservare almeno il governo della città, e in seguito in altre città europee, tra cui Genova, Montpellier, Graz. Infine, acquistò una grande proprietà, fra Cervignano e Aquileia, a Villa Vicentina, dove morì nel 1820.
Cera su vetro dipinto, 10,8 cm
Cera su vetro dipinto, 10,8 cm
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