Il Palazzo dell’Orologio si sviluppa su sei livelli, comprensivi di seminterrato (dove giunge il tunnel che collega l’edificio alla Sala della Colonna nel Palazzo della Carovana), piano terra (con due ingressi sulla Piazza dei Cavalieri, un mezzanino, un primo piano (con la quadrifora), un secondo piano e un sottotetto. Dopo un importante restauro negli anni Settanta, è diventato sede della Biblioteca della Scuola Normale, di cui tradizionalmente ospita parte del patrimonio librario di area umanistica.
Di recente è stato oggetto di un nuovo intervento di allestimento eseguito su progetto dello ‘Studio Nuvola B architetti associati’ sotto la supervisione dell’Area Edilizia e Manutenzione della Normale. Portato a termine nell’arco di alcuni anni, è stato premiato nel 2024 al primo posto della categoria Opera di allestimento e di interni del IV Premio Architettura Toscana per la capacità di coniugare «efficienza funzionale con interventi architettonici semplici, puliti ed identificativi»: meriti tanto maggiori considerando la mancanza di uniformità nella distribuzione interna dei suoi ambienti, sviluppati in due distinti corpi di fabbrica, comunicanti solo a partire dal terzo livello. Inoltre, vincolati nel loro allestimento dal dialogo con preesistenze medievali.
In particolare, nell’ala a destra si trovano le strutture sopravvissute della dantesca Torre della Fame, che attraversano verticalmente l’edificio e sono godibili grazie a un sistema di ballatoi da parte degli utenti della Biblioteca. Al piano terra, in corrispondenza dell’apertura sulla Piazza, una piccola area intorno all’edificio medievale è stata adibita a sede di mostre temporanee.
Non meno suggestivo è l’assetto del corpo di sinistra, che risente forse ancora in maniera maggiore delle peculiari vicende storiche del palazzo, dall’Ottocento oggetto di diversi passaggi di proprietà e di una destinazione unicamente abitativa. Da questo dipende l’inconsueto contrasto percepibile al suo piano nobile (il primo), caratterizzato da soffitti più alti, dove si incontrano pregiati camini decorati a stucco e una copertura a cassettoni dipinti in stile neo-gotico. Ne è stato committente Alberto della Gherardesca (discendente di Ugolino) divenuto proprietario del Palazzo nel 1919, in un momento di fervente entusiasmo dantesco e interessi neo-medievali. Oggi questi arredi dialogano con scaffali e tavoli di consultazione moderni, in un singolare contrasto.
All’ultimo piano è conservato – a vista – il meccanismo di funzionamento dell’orologio che orna la facciata.
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