Naldini, Madonna col Bambino e altri

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Giovambattista Naldini

Madonna col Bambino, san Giovannino e santa Elisabetta

La Madonna col Bambino, san Giovannino e santa Elisabetta di Giovambattista Naldini (1535-1591) si trova nella Sala degli Stemmi del Palazzo della Carovana sin dal 1929, a conferma dell’orientamento in senso decisamente neo-cinquecentesco con cui venne condotto il rinnovamento dell’ambiente sotto Giovanni Gentile: dalla ridipintura del fregio floreale lungo le pareti al soffitto a cassettoni, alla selezione delle opere da esporvi, provenienti, come questa dai depositi degli Uffizi (inv. 1890-8703).

L’olio su tavola oggi in Carovana è entrato nel catalogo di Naldini, pittore fiorentino di nascita e di educazione artistica, da più di un secolo. Si tratta, consideratene le dimensioni relativamente ridotte (90 x 68,5 cm), di un’opera destinata alla devozione privata. La scena raffigura la Vergine nell’atto di cingere il Bambino, da un lato, e san Giovannino, dall’altro, sullo sfondo di un paesaggio brullo e montuoso. Alla sua sinistra si affaccia santa Elisabetta, alternativamente identificata dalla critica con sant’Anna. Che si tratti di Elisabetta è tuttavia perspicuo in virtù della posizione della santa, che sembra accompagnare, protesa com’è verso la Madonna, il figlio Giovanni nel suo slancio verso il Cristo bambino. L’atteggiamento della figura richiama, non a caso, quello della sant’Elisabetta nella celebre tela di Andrea del Sarto, oggi conservata a Genova, dalla composizione simile. Questo pittore rappresenta, in effetti, uno dei principali riferimenti stilistici e compositivi per il giovane Naldini, che sin dal proprio apprendistato presso la bottega di Jacopo Pontormo si dedicò alla copia dai maestri del primo Cinquecento fiorentino.

In assenza di riscontri documentari puntuali e in considerazione della destinazione privata del dipinto oggi in Carovana resta impossibile stabilire una cronologia precisa per la sua esecuzione. Alla sua fase ideativa è stato però avvicinato un disegno conservato nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi (inv. 7553 F). Lo stile della tavola è orientato al recupero di formule pontormesche e sartesche, con riferimenti espliciti alla prima Maniera fiorentina: nel guizzo vivace del Bambino e nello sguardo laconico della Madonna. Le reminiscenze primo-cinquecentesche sono tuttavia sapientemente filtrate da Naldini attraverso gli insegnamenti di Giorgio Vasari, della cui cerchia egli entrò a far parte sin dal volgere del settimo decennio del Cinquecento. L’attenzione al dato cromatico, riscontrabile soprattutto nella modulazione dei toni dello sfondo, e l’uso attento ed elegante della linea testimoniano pertanto dell’acuta capacità di Naldini di operare una fruttuosa commistione fra riferimenti sarteschi ed elementi vasariani. Questi elementi formali suggeriscono di restringere la cronologia dell’opera alla seconda metà degli anni sessanta del Cinquecento, dopo che Naldini era già entrato stabilmente nell’entourage dell’aretino ed era stato ammesso all’Accademia del Disegno di Firenze, nel 1564. Il dipinto fu in ogni caso eseguito prima della fine degli anni settanta, quando un secondo viaggio a Roma significò per l’artista l’adozione di uno stile più marcatamente romano-veneto, imbevuto di suggestioni pittoriche d’impronta raffaellesca, ma anche di riferimenti a Marcello Venusti, Sebastiano del Piombo, Federico Zuccari, che, ancora prima della morte di Vasari nel 1574, avevano guadagnato ampio spazio anche nella Firenze della Controriforma.

Il dipinto in Carovana è stato a lungo conservato nella Galleria dell’Accademia di Firenze, dove lo registrava tanto Hermann Voss nel 1920, quanto Adolfo Venturi nel volume sulla Storia dell’arte italiana del 1932. Ancora nel 1965, Paola Barocchi (prima di diventare docente in Normale) si riferiva alla Madonna col Bambino, san Giovannino e santa Elisabetta come alla «Carità dell’Accademia». Lo scambio epistolare avvenuto nel 1929 tra Mario Salmi, professore di Storia dell’Arte all’Università di Pisa (prossimo al trasferimento a Firenze), e Nello Tarchiani, direttore delle Regie Gallerie e Musei di Firenze, testimonia le fasi complesse di selezione, sommario restauro e rapido trasferimento delle opere cinquecentesche destinate a Pisa dai depositi degli Uffizi di Firenze. Ogni riflessione sullo stile della nostra Madonna col Bambino deve pertanto tener conto dell’approssimativo intervento di restauro subito dalla tavola in quell’occasione.

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Foto di Giandonato Tartarelli. ©️ Scuola Normale Superiore
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Giovambattista Naldini, Madonna col Bambino, san Giovannino e santa Elisabetta, seconda metà degli anni sessanta del XVI secolo. Pisa, Palazzo della Carovana, Sala degli Stemmi

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