All’interno del Palazzo della Carovana si conservano 451 stemmi dei cavalieri dell’Ordine di Santo Stefano. Si tratta del nucleo di blasoni più antichi (datati dal 1562 al 1604, con la sola eccezione del pisano Cesare Bertacchi, divenuto cavaliere nel 1679) tra quelli ancora oggi sopravvissuti di questa serie: circa millecinquecento, principalmente in deposito nel Museo Nazionale di Palazzo Reale a Pisa, ma alcuni custoditi anche altrove, come i quattordici (compreso quello di Cosimo I de’ Medici) esposti oggi nell’anticamera della Sala dell’Udienza dentro il Palazzo dei Dodici.
La collezione araldica si era formata fin dalla fondazione dell’Ordine, nel 1562, grazie alla norma che richiedeva ai candidati di ‘certificare’ il proprio titolo nobiliare e di versare nelle casse del Tesoro della Religione una quota in denaro da impiegare nell’esecuzione del relativo emblema familiare, associato alla croce rossa biforcata di Santo Stefano posta nella fascia orizzontale nella parte più alta dello scudo. Le Provanze di nobiltà, ovvero i documenti con cui gli aspiranti membri provavano i quattro quarti di nobiltà necessari per entrare nell’Ordine di Santo Stefano, sono ancora oggi presenti all’Archivio di Stato di Pisa.
Le famiglie dei Cavalieri di cui si conservano gli stemmi in Carovana sono prevalentemente provenienti da territori medicei e da città e paesi che avevano forti legami di alleanza con il granducato di Toscana. In particolare, infatti, il gruppo più numeroso (circa il 20%) è quello dei cavalieri fiorentini. Seguono le maggiori città del Granducato, tra cui spicca Siena (8%), a cui si aggiungono Pisa, Arezzo e Pistoia (ciascuna con circa il 4% dei cavalieri). Tra le altre città della Penisola, si segnalano Bologna (4%), Milano (3%), Perugia e Roma (con il 2% ciascuna). Numerosi erano, inoltre, i Cavalieri di origine spagnola (6% del totale). I restanti provenivano da molteplici altre città italiane e, in minoranza, dall’estero.
Nel Palazzo della Carovana gli stemmi sono presenti in diversi ambienti, sempre sopra un cornicione aggettante in muratura: nella Sala Azzurra, in alcuni corridoi del secondo e del terzo piano, nel doppio scalone di collegamento tra i due livelli e nella Sala degli Stemmi. Originariamente chiamata «sala grande» o «sala delle Armi», con un riferimento appunto alle armi araldiche (arma in latino, coats of arms in inglese), l’ambiente rinnovato da Vasari e oggi indicato come Sala Azzurra venne da subito identificato quale sede di esposizione degli stemmi dei Cavalieri. Lo conferma una delibera dell’Ordine del 26 gennaio 1564 («che si faccia far l’armi di tutti i Cavalieri da metter nella sala grande, e che il Tesoro paghi le fatture mettendo a conto e facendone debitare ciascun Cavaliere delle sue»), oltre alla datazione dei 116 blasoni qui conservati: dal 1562 al 1564. Nei decenni successivi, con l’aumentare del numero dei Cavalieri, furono impiegati tra il 1566 e il 1594 per l’esposizione i corridoi e lo scalone e, tra il 1594 e il 1604, l’attuale Sala degli Stemmi. Si tratta, in altri termini, di una serie araldica omogenea ancora fruibile nel suo contesto originale. Tra i personaggi più illustri di cui si conservano gli stemmi in Carovana figura Cassiano dal Pozzo, cavaliere dal 1599, nipote di Carlo Antonio dal Pozzo e committente del Museum Chartaceum. Tra i blasoni esposti nella Sala Azzurra, uno dei più antichi è quello di Giulio de’ Medici, figlio illegittimo del primo duca di Firenze Alessandro.
Il modello compositivo per tutti gli stemmi dell’Ordine sembra debba essere fatto risalire allo scultore Stoldo Lorenzi da Settignano che non solo nel 1564 avrebbe realizzato un blasone mediceo, a inizio della serie, ma che sarebbe quindi stato pagato anche per l’intaglio di una cinquantina di armi. Ogni stemma presenta infatti una forma ovale racchiusa in un cartiglio stilizzato con due volute sommitali accartocciate. Al di sotto dell’ovale si colloca una cartella con un titulus che riporta in tre righi distinti il nome e il cognome, la città di provenienza e infine l’anno di vestizione a cavaliere dell’Ordine stefaniano. Gli stemmi sono tutti in pietra e decorati con tecnica mista, che prevede biacca a olio per il fondo dello scudo, tempera grassa per la decorazione superficiale e oro a conchiglia per le rifiniture. La loro composizione si mantenne di fatto invariata nel corso dei secoli. Tra gli stemmi cinquecenteschi e quelli seicenteschi, infatti, si nota solo una leggera riduzione dimensionale del campo ovale.
Nel 2012 è stata condotta una campagna di restauro di tutti gli stemmi presenti nel Palazzo della Carovana, realizzata sotto la direzione dell’Area Servizi Tecnici della Scuola Normale Superiore, con il sostegno finanziario della Fondazione Pisa. L’intervento è stato accompagnato anche da nuovi studi della collezione e dalla creazione di un apposito database.
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