Allestita dal 2012 in una libreria della Sala Azzurra al secondo piano del Palazzo della Carovana, Libroscultura (Collezione Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato-CID/Arti Visive, Fondo Libri d’Artista, inv. n. 19113; ingresso nel museo nel 1994) è un’opera dell’artista volterrano Mauro Staccioli (1937-2018). Di piccole dimensioni (31 x 31 x 16 cm), si compone di due elementi di forma quadrata in legno spatolato di intonaco cementizio, uniti da una cerniera in metallo, una punta triangolare metallica e un piccolo incavo destinato ad accoglierla nella pagina di fronte.
Realizzata nel 1994, si tratta di un multiplo appartenente a una serie di tre opere-libro realizzate in prima tiratura tra l’inverno del 1977 e il 1978, quando si colloca anche la produzione più riconoscibile dell’artista: sculture geometriche in cemento di grandi dimensioni dalle quali fuoruscivano rostri, ganci e barre metalliche affilate. Definite da Staccioli Sculture-intervento, queste opere reinterpretavano le Primary Structures degli scultori minimalisti americani in una chiave cupamente espressionista ed erano destinate a luoghi urbani aperti al pubblico con la funzione di ostacolare la vista e il passaggio degli spettatori, oltre a rendere percepibili le tensioni politiche in cui erano immerse le città italiane durante gli anni della lotta armata.
Nelle intenzioni dell’artista anche Libroscultura doveva mantenere il carattere disturbante e minaccioso delle sculture più note esposte negli stessi anni. Il piccolo formato manipolabile era destinato però a creare un rapporto più intimo con lo spettatore, simile a quello degli oggetti surrealisti che proprio dall’inizio degli anni Settanta stavano conoscendo a Milano una nuova fortuna di critica e di mercato. Accanto a nuove edizioni degli originali surrealisti, la sede espositiva di Palazzo Reale a Milano ospitò nel 1972 una grande retrospettiva dedicata al tema della Metamorfosi dell’oggetto, dove all’oggetto surrealista venne riconosciuto il ruolo di precursore per ogni successivo tentativo da parte degli artisti di coinvolgere lo spettatore facendolo interagire direttamente con le opere.
Questa ipotesi è confermata anche dal carattere biografico che Staccioli attribuì ad alcuni dei suoi libri d’artista. Il primo esemplare della serie a cui appartiene Libroscultura, realizzato nel 1977 e intitolato 2 poesie (oggi conservato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze), presenta al posto degli elementi metallici due vani che accolgono i libri di riferimento della sua formazione intellettuale: Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, a testimoniare la sua fede comunista, e Lettera a una professoressa di don Lorenzo Milani, testo cardine del dibattito sulla didattica in corso tra scuole e università negli anni Settanta.
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