Allestita dal 2021 nella nicchia antistante lo scalone a una rampa del primo piano del Palazzo della Carovana, l’opera Probability / Monads Series (Collezione Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, inv. n. 1057; ingresso nel museo nel 2009 per comodato della Fondazione Cassa di Risparmio di Prato) è una stampa quadrata (193 x 193 cm), realizzata da Vik Muniz (nato a San Paolo del Brasile nel 1961) a ilfochrome, un procedimento fotografico che permette di imprimere sul supporto colori particolarmente brillanti, dalla forte suggestione di spazialità tridimensionale e con il risultato di uno straniante iperrealismo. Dagli avanzati anni Novanta, questa tecnica (già desueta al tempo) ha assecondato l’attenzione dell’artista per la scelta di materiali spesso inaspettati quali oggetto di investigazione fotografica (da fili di cotone a mozziconi di sigarette), composti pazientemente in soggetti sempre ben decifrabili a un primo sguardo grazie a un attento illusionismo.
Probability fa parte di una serie di cinque grandi stampe fotografiche ilfochrome intitolata Monads Series, esposta per la prima volta a San Paolo alla mostra Monadic Works and Drawings nel 2003, lo stesso anno della sua realizzazione. In tutte le cinque fotografie, Muniz ha indagato il tema della serialità. Semplici elementi di base sono moltiplicati e accostati per formare un oggetto: un dado, una moneta, una rosa, un soldato, un edificio storico di San Paolo. In un’intervista rilasciata nel 2003 a Germano Celant in occasione della mostra personale al MACRO di Roma, l’artista fornì una risposta circa la funzione provocatoria, quasi maieutica, che i meccanismi di ripetizione sono in grado di causare: «Gli artisti non sono mai bravi a dare risposte. […] Ma penso comunque che, se fai la stessa domanda un numero sufficiente di volte, inizierà a suonare come una risposta». In particolare, in Probability le piccole presenze moltiplicate non sono estranee al significato dell’immagine finale: la scelta degli elementi obbedisce a un procedimento che potremmo definire ‘meta-esplicito’. Come in Small Change, della stessa serie, dove tanti quarti di dollaro compongono l’immagine della medesima moneta in scala gigantesca, in Probability una moltitudine di dadi ne genera uno smisurato.
La relazione tra particelle costitutive di un insieme ricorda la teoria espressa nell’opera Monadologia (1720) dal filosofo tedesco Gottfried Wilhelm von Leibniz, alla quale il titolo della serie fa chiaro riferimento. A essere indagata da Muniz in Monads Series è la probabilità nient’affatto casuale con la quale singoli elementi possono combinarsi in un insieme più grande, latore di significato: disposte sulla superficie alla rinfusa, le monete di Small Change non formerebbero la calcolatissima immagine finale di un quarto di dollaro, costruita con tanto di ombreggiature e riflessi dall’artista. Proprio secondo un simile calcolo si spiega, secondo Leibniz, la relazione tra materia e conoscenza, tra singole particelle e un principio di armonia prestabilita. Per quanto Muniz non si sia mai espresso in dichiarazioni o in interviste sul proprio rapporto con le teorie del filosofo tedesco, Probability sembra assurgere a opera-manifesto di questo legame. Il soggetto, significativamente di formato quadrato, è il dado, un oggetto che rimanda direttamente all’ambito matematico della teoria della probabilità.
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