Medical Hermeneutics, Riscaldamento del canone ‘vuoto’

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Medical Hermeneutics

Riscaldamento del canone ‘vuoto’

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Foto di Serge Domingie. ©️ Centro Pecci, Prato
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Medical Hermeneutics, Riscaldamento del canone ‘vuoto’, 1990. Pisa, Palazzo della Carovana, secondo piano, corridoio

Allestita dal 2021 sulla parete sinistra del corridoio al secondo piano di accesso allo scalone a due rampe del Palazzo della Carovana, Riscaldamento del canone ‘vuoto’ (Collezione Centro per l’Arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, inv. n. 25; ingresso nel museo nel 1990; in comproprietà con il Comune di Prato) è un’installazione realizzata nel 1990 dal collettivo moscovita Medical Hermeneutics (1987-1991), consistente in una libreria in legno con ante vetrate contenente libri e cotone idrofilo (204 x 115 x 40 cm). Affiliato al movimento artistico noto come Concettualismo di Mosca, il collettivo era stato fondato nel 1987 da Sergey Anufriev (Odessa, 1964), Pavel Pepperstein (Mosca, 1966) e Yuri Leiderman (Odessa, 1963), poi sostituito da Vladimir Fedorov (Sumy, 1963). Nel 1989, a ridosso della caduta del Muro di Berlino, aveva ottenuto i primi riconoscimenti: una mostra alla galleria Krings-Ernst di Colonia, l’inclusione in collettive internazionali, la menzione nel primo numero dell’edizione russa di «Flash Art».

Il nome del gruppo ne dichiarava il principale ambito d’interesse: i ‘sintomi’ dello scollamento tra l’atto artistico e la sua interpretazione. Accettata la condizione dolorosa di artisti, i membri del collettivo intendevano indagare le ragioni di questo stato ‘patologico’ di eccezionalità, agendo da ‘terapeuti’ per i loro compagni di ricerca, cui fornivano ‘antidolorifici’ teorici. L’approccio medico-diagnostico alla pratica creativa produceva esiti paradossali, di dichiarata ascendenza dadaista. Il bersaglio principale di simili operazioni era il linguaggio semi-scientifico e para-ideologico degli studi culturali sovietici di impianto strutturalista, un idioletto tipico dei circoli dell’intellighenzia russa degli anni Sessanta e Settanta, di cui i membri di Medical Hermeneutics si appropriavano, sovvertendolo e parodiandolo, attraverso lunghe conversazioni registrate su nastro e poi riportate in volume.

Riscaldamento del canone ‘vuoto’ contiene alcuni dei libri ideati dal collettivo, con titoli come Anni Ottanta, Zona di incriminazione, Pellicano baffuto, Latex e Stella dell’Amore. I libri sono separati tra loro da pile di cotone idrofilo, materiale isolante protagonista delle pratiche artistiche processuali degli anni Sessanta e Settanta. Il titolo dell’installazione condensa ironicamente i vari aspetti dell’attività di Medical Hermeneutics: una produzione parascientifica, apparentemente priva di senso, presentata in termini tecnici e facendo ricorso alle strategie espositive e ai dispositivi retorici dell’arte minimal e concettuale. L’espressione era stata formulata per la prima volta da Tupitsyn nel 1989, in un’intervista utile anche a cogliere il senso dell’installazione: «La nostra pratica di ispezione si è sviluppata in quella che Pepperstein ha definito la “creazione del canone vuoto” […]. I testi stessi sono composti dagli spazi vuoti tra i libri che sono disposti uno dopo l’altro». L’installazione indirizza dunque lo sguardo dello spettatore verso lo spazio compreso tra i libri, ritenuto più significativo dei volumi stessi, emblemi del ‘canone’ su cui si fonda la discussione scientifica: «Quello che più interessa agli altri è a noi totalmente ignoto. Precisamente: come un testo si rapporta al suo contesto? Più in generale: i libri disposti uno di seguito all’altro sono tra loro connessi o meno?».

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